24 Febbraio 2023 - 9.24

Primo anniversario della guerra in Ucraina – “Marcia che ti passa!”

Esattamente un anno fa, all’alba del 24 febbraio 2022 la battaglia di Hostomel diede il via alla guerra in Ucraina, cinicamente definita da Vladimir Putin “operazione speciale”.

In questa località le truppe russe con un blitztentarono di occupare l’aeroporto che si trova a 20 km da Kiev, per poi raggiungere la capitale e rovesciare il Governo di Zelensky, che si voleva sostituire con un Esecutivo di “persone perbene” (sic!)

Le cose non andarono come avevano sperato i russi, e dopo 365 giorni di scontri, di eccidi, di fosse comuni, di pulizia etnica, siamo impantanati in una “guerra di terra” simile a quella combattuta durante il primo conflitto mondiale, con la prospettiva che la stessa possa durare ancora a lungo.

Com’è nella logica delle cose questo “anniversario”, a volerlo chiamare così, sarà l’occasione per il cosiddetto “Popolo della Pace” per manifestare e dire “basta alla guerra”.

E manifestazioni si svolgeranno un po’ in tutta Europa nella principali città e  nelle capitali. 

Si marcerà anche in Italia ovviamente, con una straordinaria  “Marcia della Pace” da Perugia ad Assisi, e culminando simbolicamente a Roma nel pomeriggio di sabato 25 febbraio con l’evento promosso dalla coalizione nazionale: una fiaccolata che si concluderà in Campidoglio.

Sgombro subito il campo da possibili equivoci: io caldeggio ovviamente la fine della guerra perché nessuno può gioire per il fatto che questo maledetto e sanguinoso conflitto scatenato da Putin duri a lungo, e preoccupa che non si veda ancora un piano di pace degno di questo nome. Nessuno può rimanere tranquillo quando dall’altra parte c’è una potenza nucleare in mano ad un macellaio come Putin. 

Di conseguenza non posso essere contrario alle manifestazioni pacifiste.

Ma a costo di sembrare un bastian contrario, iconoclasta e finanche blasfemo, mi sento di dire ad ogni singolo marciatore “Marcia che ti passa!”.

E la motivazione è molto semplice; di fronte ad una palese e illegale violazione della sovranità di uno Stato nessuna giustificazione è accettabile.

E a maggior ragione in questo caso che vede la linea ufficiale del Cremlino descrivere la guerra come una “operazione speciale” per la de-nazificazione e de-demonizzazione dell’Ucraina (sic!).  

E che ascrive fra le presunte  “provocazioni” dell’Ucraina  quella di aver permesso ai Pride e ai diritti LGBTQ+ di minare le norme sessuali tradizionali e i ruoli di genere.    Tanto che i commentatori allineati al Cremlino parlano di “totalitarismo liberale”, arrivando persino a sostenere che 1984 di George Orwell era una critica non al fascismo o allo stalinismo, ma al liberismo (doppio sic!).

Quindi quando ho letto che  per il neo-presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il suo omologo russo Vladimir Putin hanno pari responsabilità   per il conflitto in Ucraina, sono quasi caduto dalla sedia.

Perché dichiarare di essere “neutrali”, come appunto fanno il Brasile, l’India, il Sud Africa, e altri Paesi, sulla guerra di aggressione della Russia è semplicemente insostenibile. 

Facendo un paragone riferito agli individui, se un passante vede un uomo che picchia senza pietà un bambino all’angolo di una strada, ci aspetteremmo che cercasse di fermarlo. Diversamente deploreremmo questa inazione come turpitudine etica.

Perché quindi questa doppia morale quando ad essere ”picchiato” è uno Stato che ha come unica colpa quella di non essere gradito allo Zar Putin?

E quando parlo di “pacifismo peloso” mi riferisco al fatto che la pace tanto invocata nelle marce e nelle fiaccolate è sempre “a senso unico”, in quanto si traduce di fatto in una costante richiesta di resa da parte dell’Ucraina.

Ed il corollario, urlato negli slogan e scritto nei cartelli, è sempre quello dello “stop alle armi a Kiev”, come funzionale alla resa dell’Ucraina all’imperialismo russo, senza voler capire che arrendersi non porterebbe né pace né giustizia, e che l’unico modo per raggiungere entrambi questi valori è quello di abbandonare ogni pretesa neutralità agendo di conseguenza. 

Nonostante la presenza massiccia e costante nella galassia pacifista di movimenti di tipo confessionale e religioso, cattolici in testa, a grattare un po’ si scopre che sotto sotto le idee prevalenti sono l’antioccidentalismo, l’anti americanismo, la contrarietà alla Nato. 

E volenti o nolenti chiedere la “pace per resa” dell’Ucraina vuol dire assecondare il piano del Cremlino, che è quello di continuare a combattere fino a quando l’Occidente non si sarà stufato, e farà pressione su Kiev affinché  ceda il Donbass ed i  territori conquistati dalla Russia fino a quel momento. 

Per non dire che la pace bisogna necessariamente volerla in due, e non sembra che Putin in questa fase sia minimamente propenso ad intavolare trattative.

Provino i marciatori ad andare sulla Piazza Rossa a gridare “pace, pace” condannando l’operazione speciale; così per vedere l’effetto che fa.

Molto più comodo farlo nelle nostre piazze, dove almeno non si rischiano le botte, e anche 15 anni di galera, come in Russia.

Forse farebbero bene i nostri pacifisti tout court  a rileggersi e a meditare su questo passo di Tacito: Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant (tradotto: “dove fanno il deserto, lo chiamano pace”); perché non vorrei proprio che la pace tanto invocata si fondasse sulla devastazione delle città ucraine e sulle migliaia di morti innocenti, nonché sull’ipocrisia di mettere aggressori ed aggrediti sullo stesso piano. 

Per non farla troppo lunga, mi limito ad un’ultima osservazione.

I movimenti per la pace sono di norma decisamente schierati con il Popolo Palestinese contro l’imperialismo israeliano.

Come mai nessuno invoca mai la resa della Resistenza palestinese in nome della pace?

Perché la Resistenza ucraina alla colonizzazione russa è meno degna di sostegno  rispetto a quella palestinese?

Aspetto chiarimenti in proposito su questo doppiopesismo, e nel frattempo rivolgo nuovamente ai marciatori nostrani l’invito “Marcia che ti passa”!

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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