26 Luglio 2022 - 11.54

Le elezioni di Cetto La Qualunque

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di Umberto Baldo

Probabilmente Mario Draghi non aveva ancora abbandonato l’aula di Montecitorio per andare a presentare le definitive dimissioni a Mattarella, che già iniziava l’orgia mediatica della campagna elettorale.

E non caso sottolineo mediatica, perché la vedo dura in pieno agosto, oltre a tutto con gli anti cicloni africani a rendere la vita impossibile, distogliere gli italiani dalle spiagge per portarli a manifestazioni di partito e comizi.

Sarà uno scontro elettorale all’ultimo sangue ma tutto sui social, a colpi di twitter, o messaggi Instagram, nel quale per la prima volta avranno spazio anche i cosiddetti “influencer”, quei personaggi pubblici che a mio avviso sono oggettivamente “il nulla”, ma che riescono a catalizzare su di sé l’attenzione di milioni di “follower”.

Credo di non sbagliare ad immaginare che già adesso dai Centri di potere dei Partiti siano in corso telefonate, pour parler, ammiccamenti, per provare ad avere dalla propria parte personaggi come la Ferragni e compagnia cantante.

Ma quello che già in queste prime ore di campagna elettorale risulta evidente è che i politici non hanno perso il vizio di dire bugie, di fare promesse, di spararle grosse, pur di prendere qualche manciata di voti in più.

Ma perché i nostri Demostene non hanno alcun pudore nel lanciarsi in programmi fatti di balle colossali spacciate per cose realizzabili?

Forse hanno studiato i principi del ministro della propaganda del Terzo Reich Joseph Goebbels, che era solito dire ““Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte, e diventerà una verità”?

Non mi spingerei troppo in là, o in questo caso troppo indietro nella storia.

Semplicemente, meglio più banalmente, io credo che la nostra politica abbia in generale adottato la bugia come regola, la cialtroneria come metodo, e un tweet o uno slogan come unico contenuto.

D’altro canto in un mondo in cui approfondire è considerato un vezzo da professori, il sapere un peso e una cosa inutile, l’informarsi una mera perdita di tempo, cosa resta alla fine se non la menzogna, o al massimo, la mezza verità?

D’altronde cosa dovrebbero fare questi poveri Demostene?

Dire agli italiani che stiamo vivendo da decenni e decenni al di sopra delle nostre possibilità; che il giochino di indebitarsi come se non ci fosse un domani reggerà fino a che qualcuno non ci richiederà i soldi che ci ha prestato sottoscrivendo i nostri Btp; che certe follie come il reddito di cittadinanza o il Superbonus 110% non se lo permettono neanche i tedeschi o gli olandesi: che i bonus a tutti e per tutto sono una droga per l’economia?

Già cosa volete che dicano agli italiani che non vogliono sentir parlare di sacrifici a proprio carico, di tagli del welfare, o di stop alle pensioni facili, e che vogliono invece che gli si parli di sacrifici altrui (più tasse per i ricchi) e dell’oro delle favole (lotta agli evasori fiscali, basta con i vitalizi ai politici, al diavolo il fiscal compact, tassare a sangue le multinazionali)?

Cosa volete dire ad una parte consistente dell’Italia che non vuole fare i conti con la realtà, e spera sempre nell’illusionista di turno?

Ecco che, date le condizioni, il programma elettorale diventa una menzogna per definizione, e nessuno pensa veramente di fare ciò che assicura, perché lo scopo è quello di estorcere il voto agli italiani.

Qualche anno fa un comico, Antonio Albanese, mise in scena un politico macchietta che, a distanza di anni, a mio avviso è diventato il paradigma del politico attuale, Cetto La Qualunque.

Per rendersi conto di quanto quel personaggio immaginario abbia preso corpo nella realtà, condizionando stile e promesse dei nostri politici e politicanti, basta rispolverare questo dialogo tratto da un film di Albanese, in cui Cetto La Qualunque spiega la sua filosofia politica in un salotto di benpensanti con al fianco addirittura un altro prelato.

Ecco le sue parole: “…Perché gli italiani si bevono tutto, qualsiasi minchiata, da sempre, basta promettere l’impossibile e venderlo come garantito, per esempio, per esempiamente tu gli dici meno tasse, loro applaudono e tu gliele alzi, basta corruzione, li corrompi con una mancetta e loro ti votano, tu dici “cchiù pilu pe’ tutti”, e tu fotti e loro sa’a menano, e ti votano, vedete io amo gli italiani, sono un gregge che segue il cane e io abbaio benissimo….”

Vi pare un po’ esagerato?

E cosa vi sembra allora Salvini che ha già promesso la riforma delle pensioni a “quota 41”, la flax tax al 15% a saldi invariati, la “pace fiscale” che altro non è che l’ennesimo condono agli evasori, e 50 miliardi di scostamento di bilancio?

O Silvio Berlusconi che ha già garantito a tutti i pensionati un assegno minimo di 1000 euro (che di per sé sarebbe giusto se non costasse 30 miliardi), la pensione alle mamme, e vedrete che non finisce qua, visto che qualche campagna fa il Cavaliere aveva promesso agli anziani “dentiera gratis per tutti”.

Ricordate che siamo solo agli inizi, che i leader sono ancora impegnati nella quadratura del cerchio della compilazione delle liste, e solo quando saranno liberi di sciorinare le loro promesse assisteremo alla fiera della menzogna, fatta di programmi pirotecnici e psichedelici.

A questo punto la domanda da cento milioni è; ma tutti gli italiani ci credono?

Ho troppo stima dei miei connazionali per fare di ogni erba un fascio.

Sicuramente ci sono persone ingenue che si bevono tutta questa propaganda, ma che tutti gli elettori credano davvero alle ridicole iperboli, alle promesse da marinaio, e che sulla base di queste decidano se votare Tizio piuttosto che Caio o Sempronio, non mi sembra credibile.

Non lo credo, ma soprattutto non voglio crederci.

Probabilmente hanno lo stesso atteggiamento di chi mette nel carrello del supermercato il detersivo X o il dentifricio Y, magari pensando che uno sia meglio degli altri sulla base della pubblicità, ma non credendoci poi troppo.

Perché come i Demostene sanno di raccontare bugie, così gli elettori sanno benissimo per esperienza che i mirabolanti programmi durano il tempo della campagna elettorale, e che a giochi fatti ci sarà sempre qualcuno che spiega che le promesse non possono essere mantenute, di solito per colpa dell’Europa. Con il consueto seguito di geremiadi contro la moneta unica e gli euroburocrati che non ci consentono di spendere come vogliamo “i loro soldi”.

Non di meno i politici continueranno a mentire sapendo di mentire, e gli elettori a votare, forse facendo finta di credere alla luna nel pozzo, in linea con quanto diceva lo scrittore spagnolo Carlos Ruiz Zafòn: “ Gli esseri umani sono disposti a credere a qualunque cosa tranne che alla verità”.

In fondo si tratta del meccanismo magistralmente descritto da Cetto La Qualunque!

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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