11 Marzo 2022 - 16.42

Guerra in Ucraina: fine dell’innocenza di internet (volendo è peggio della Stasi)

L’Ucraina rappresenta per la Rete la fine dell’innocenza e dell’irresponsabilità

di Umberto Baldo

Per coloro che appartengono alla mia generazione, quando si voleva indicare un sistema di controllo stretto del “Potere” su una popolazione si finiva inevitabilmente per dire “Mica siamo nella Repubblica Democratica Tedesca con la sua Stasi”.
E non era una battuta, perchè la polizia segreta della ex Germania comunista era tristemente nota per la sua capacità di monitorare gli individui e controllare i flussi di informazioni. Aveva quasi 100.000 dipendenti regolari nel 1989 e, secondo alcuni resoconti, tra 500.000 e due milioni di informatori in un Paese con una popolazione di circa 16 milioni di abitanti.
La sua pervasività era tale da consentirle di penetrare la società, e di tenere sott’occhio praticamente ogni aspetto della vita dei cittadini della Germania dell’Est.
L’apparente trionfo delle democrazie liberali dopo il crollo dell’Urss, unitamente all’arrivo delle nuove tecnologie, in particolate Internet ed il telefono cellulare, che rendevano accessibile ai cittadini ogni tipo di informazione, consentendo la possibilità di stabilire connessioni con tutto il mondo, avevano creato l’illusione che fosse ormai impossibile l’instaurazione di Stati di polizia, e di nuovi stretti controlli sui cittadini.
Uso il verbo al passato perché questa ottimistica visione del mondo alla prova dei fatti si è rivelata quasi un’ingenuità, perché non ha tenuto conto della volontà degli autocrati di controllare i loro popoli, utilizzando le Rete in modo che, per certi versi, supera le tattiche della Stasi.
Per fare un solo esempio, l’Intelligenza artificiale consente ai Putin, ai Xi Jinping, e ad altri despoti della loro risma, di automatizzare il monitoraggio dei cittadini, con particolare riguardo agli oppositori, con metodi che all’apparenza sono meno intrusivi dei metodi della Stasi, ma che in realtà sono molto più pervasivi.
E oltre a tutto, usando un termine magari poco calzante, più “educativi”, perchè quando un cittadino capisce che tutti i suoi dati personali (anche i più sensibili come quelli sanitari) sono a disposizione dell’Autorità, unitamente ai suoi spostamenti, e a ciò che dice al telefono o posta sui social, automaticamente altera il proprio comportamento, autecensurandosi, senza che il regime debba ricorrere alla repressione fisica.
Provate a scrivere un post su un Forum sgradito a Pechino!
Provate ad accedere alla rete in Cina usando parole chiave come “diritti umani”, o “indipendenza di Taiwan”, o “genocidio culturale degli Aiguri”!
La ricerca andrà a vuoto, ma qualcuno in qualche centrale di rilevazione ed ascolto avrà preso nota della vostra richiesta.
Analogamente avverrà in Arabia Saudita se la vostra chiave di ricerca sarà quella di un sito relativo ad una religione diversa da quella musulmana, o di un sito pornografico.
Ma simili pratiche sono diffuse in quasi tutti i Paesi retti da dittature o autocrazie, e non va dimenticato che la maggioranza della popolazione mondiale vive in questi Stati.
Alla luce di tutto ciò, credo si possa affermare che di fronte alla crescente pressione e paura del proprio popolo, i regimi autoritari si stanno evolvendo, abbracciando la tecnologia per rimodernare l’autoritarismo dell’età moderna.
Quindi l’illusione di Big Tech, e parlo ovviamente di Google, Amazon, Apple, Facebook (ora Meta), Microsoft, di restare neutrali di fronte alle guerre, agli scontri, ai genocidi, si è rivelata appunto solo una grande illusione.
Parafrasando il titolo di un noto film di Martin Scorzese, credo si possa affermare che per Big Tech è finita “L’età dell’innocenza”.
Per la verità le prime crepe, in particolare per le Reti social, Facebook in testa, si erano viste già a partire dal 2106, quando divennero palesi le interferenze delle piattaforme russe nelle elezioni presidenziali americane, cui seguì lo scandalo di Cambridge Analityca.
Forse ce lo siamo dimenticati, ma il 2 maggio 2018 questa società ha dichiarato la bancarotta a seguito dello scandalo in cui era stata travolta con Facebook, per aver contribuito alla manipolazione del pensiero degli elettori con una propaganda elettorale segreta a favore di Trump alle presidenziali americane del 2016, ed al referendum inglese pro Brexit.
Ma l’aggressione russa all’Ucraina, determina non solo la fine dell’età dell’innocenza, ma anche quella dell’irresponsabilità di Big Tech.
Messi di fronte al fatto che con le loro piattaforme e con le loro reti erano diventate lo strumento con cui la propaganda del Cremlino veicolava i suoi falsi e dirompenti messaggi sui presunti crimini dell’Ucraina, e sulla necessità di un intervento armato russo, Big Tech non ha più potuto nascondersi dietro la supposta “neutralità della Rete”, non ha più potuto sostenere di essere un semplice collettore di messaggi veicolati attraverso i propri canali informatici.
Messi di fronte a messaggi negativi creati dal Cremlino, per di più esaltati da algoritmi, non hanno avuto altra scelta se non quella della “responsabilità”.
Da qui la decisione di bloccare, al momento solo per l’area UE, l’accesso ai canali della propaganda e della disinformazione russa, RT, Sputnik, Ruptly.
I Social hanno così smesso di essere un mero tubo, tipo un gasdotto, dove può passare di tutto, assumendo il ruolo che ogni editore svolge, o dovrebbe svolgere, quello di controllare la veridicità e l’attendibilità delle notizie pubblicate.
E in realtà le società di Big Tech hanno fatto di più: si sono schierate.
Apple ad esempio non vende più i suoi prodotti alla Russia, Microsoft sta aiutando l’Ucraina intercettando e neutralizzando gli attacchi di cyberwar, Elon Musk ha messo a disposizione di Kiev la propria reta di satelliti.
Capisco che si tratta di un passaggio triste per la comunicazione.
Capisco che questa guerra rappresenta la fine di una grande illusione; quella che la Rete potesse essere uno strumento inarrestabile per la diffusione della democrazia ovunque nel mondo.
I più avveduti si erano già accorti da tempo che non era così, e la riprova stava nel fatto che Cina, Iran, Russia stavano creando web nazionali paralleli, funzionali alle esigenze di controllo e repressione dei cittadini.
Forse l’illusione della neutralità della Rete nascondeva anche la pretesa di Big Tech di non rispondere a nessuno dei contenuti diffusi con le loro piattaforme.
Anche questa illusione si è schiantata sulle pianure dell’Ucraina.
Per quanto mi riguarda, io penso che tutto ciò sia un bene per i fruitori della Rete e dei social media.
Perchè spero ponga fine all’idea che tutto quello che si trova su Internet sia oro colato, verità rivelata.
Quanto prima la gente lo capirà, meglio sarà.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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