23 Luglio 2022 - 20.18

Fratelli d’Italia: perché i taxisti sono una categoria privilegiata?

A questo punto io farei addirittura una modifica costituzionale. 

Nel senso che all’art. 1 dopo “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, aggiungerei “e sui tassisti”. 

E dopo il secondo comma anche “E’ fatto divieto a qualunque Governo e Autorità di modificare le normative che regolano il settore”. 

Così la finiamo con questi Governi impiccioni che da decenni tentano di intromettersi in un mondo corporativo autogestito, alterando equilibri consolidati, cercando di introdurre un po’ di concorrenza (che parola oscena!) e magari di far emergere che un tassista non può vivere a Roma o a Firenze o a Milano con 1000 euro al mese (dichiarazioni fiscali medie della categoria). 

E magari anche cercando di punire chi, accampando scuse, si rifiuta sistematicamente di accettare pagamenti via Pos, che hanno purtroppo il difetto di essere tracciabili.

D’altronde ormai è evidente che nessun Governo riuscirà mai a rendere l’Italia dei taxi un Paese in linea con il mondo civile. Neppure Mario Draghi, che con il suo “whatever it takes” era riuscito a domare la speculazione internazionale scatenata sull’euro, neppure l’uomo descritto come espressione dei poteri forti globali, della finanza anglosassone, dell’euro burocrazia di Bruxelles e Francoforte, della Nato, del Fmi e della Banca Mondiale, è riuscito a portare a casa una minima riforma dei taxi. 

E si aggiunge così alla lista di coloro che avevano tentato prima di lui: Bersani nel 2006, Monti nel 2012, Renzi nel 2017. 

Sarà un caso, ma guardando le date, ogni 5 anni un Governo ci prova, regolarmente stoppato e ridicolizzato dai tassisti. 

E sì che altre “Corporazioni” hanno dovuto nel tempo chinare il capo accettando qualche riforma. 

Così i farmacisti che hanno subìto l’apertura delle para farmacie e di migliaia di nuove farmacie (equivalente all’aumento delle licenze per i taxi), e l’ingresso delle società di capitali. 

Anche gli avvocati hanno dovuto piegarsi al processo di liberalizzazione, e così i notai, ritenuti la casta delle caste, hanno perso prerogative e visto aumentare la concorrenza e il numero di studi notarili. 

Tutte le cosiddette “Corporazioni” hanno dovuto cedere parti delle proprie rendite di posizione a favore di cittadini e consumatori. 

Forse (il condizionale è d’obbligo nella Repubblica di Pulcinella) toccherà anche ai balneari dover fare i conti con la sentenza demolitoria delle concessioni del Consiglio di Stato. 

Tutti hanno dovuto rinunciare obtorto collo a qualche privilegio, tutti tranne i conducenti di taxi. 

E questa volta hanno ottenuto lo stralcio del famoso art. 10 del ddl Concorrenza ricorrendo ai loro consueti metodi, fatti di fumogeni, petardi, blocco di via del Corso, assedio ai palazzi del potere, calci alle auto di altri tassisti che non aderivano alla protesta, intimidazioni, urla e minacce. 

Così riaffermando il loro credo e le loro regole, secondo cui il servizio “pubblico” (sic!) dei taxi è cosa loro, e nessuno deve metterci le mani, e men che mai pensare di regolare le licenze che devono viaggiare su un mercato oscuro e parallelo, con possibilità di cessione onerosa, e soprattutto entrare nell’asse ereditario. 

Dimostrando così di essere loro il vero potere forte in Italia, non Draghi o il Governo italiano! 

E’ notorio che le loro associazioni hanno intrecciato da anni rapporti con alcune forze politiche, solitamente di destra, ma mi ha fatto male leggere queste parole pronunciate da un esponente di spicco del partito della Meloni: «Grazie a Fratelli d’Italia e a tutto il centrodestra sarà stralciato l’articolo 10 dal ddl Concorrenza per tutelare i tassisti. È questo l’unico modo per difendere il comparto dalla sleale competizione che metterebbero in campo le multinazionali per soddisfare la loro voglia di speculazione su un servizio pubblico. Dobbiamo salvaguardare i posti di lavoro e garantire l’intero sistema che rischiava di essere smantellato da questa assurda proposta”. 

Seguito a ruota da una nota della Lega che, commentando lo stralcio dell’art 10, in cui si parla di “una vittoria del buonsenso, auspicata dalla Lega e dai lavoratori”. 

Per quanto ci pensi non riesco a spiegarmi questa difesa politica dei privilegi dei tassisti, che sono 40.000 in tutta Italia, quindi un numero non particolarmente rilevante dal punto di vista elettorale. 

In barba ad Assoutenti, e ad altre Associazioni di consumatori, che evidentemente agli occhi della Meloni e di Salvini sono meno importanti ed influenti. 

Mi auguro che gli elettori, dopo questo assurdo sostegno ai taxisti , fra un paio di mesi facciano un po’ di mente locale prima di votare FdI e la Lega, perché se questi sono i presupposti dei loro programmi economici, vale a dire la difesa delle Corporazioni, c’è poco da stare allegri qualora andassero al Governo.  

Ma d’altronde questa è l’Italia, un Paese in cui ha ragione chi urla di più. 

E i tassisti questo l’hanno capito da tempo, e vincono sempre perché hanno il coraggio di picchiare duro, sfidando la colpevole pavidità di sindaci e assessori, politici, parlamentari, ministri. 

E pensare che, senza stare tanto a girarci attorno, basterebbe una norma di poche parole che reciti “E’ fatto divieto di cessione sotto qualunque forma delle licenze di taxi, che alla scadenza ritornano all’Ente concedente per la riassegnazione”. 

Ed ai taxisti che hanno investito centinaia di migliaia di euro per comprarla la licenza, cosa diciamo? 

Semplicemente che si è trattato di una loro scelta, ed il valore della licenza dipende da una loro valutazione del tutto arbitraria. 

Ma questo nella Repubblica di Pulcinella, dove i diritti dei cittadini sono calpestati dalle corporazioni protette dalla politica, è semplicemente inimmaginabile

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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