15 Dicembre 2021 - 11.36

Caso Suarez: un processo mediatico fazioso

Il 14 dicembre è entrato in vigore il Decreto Legislativo n. 188/2021 che, recependo una Direttiva UE, introduce alcune disposizioni tese al rafforzamento della “presunzione d’innocenza”.
Certo è una norma che interessa più direttamente le Autorità inquirenti, alle quali è fatto divieto di indicare pubblicamente come colpevole la persona sottoposta a indagini o l’imputato fino a quando la colpevolezza non sia stata accertata con sentenza o decreto penale di condanna irrevocabili.
Ma il principio che ispira questa nuova disposizione è un principio di civiltà, che dovrebbe applicarsi a tutte le situazioni, e a tutti i soggetti interessati, compresi i media.
C’è da augurarsi che si tratti di un vero e proprio cambio di mentalità, che metta fine alla pratica, che è diventata ormai una regola in Italia, secondo cui i processi si fanno sui giornali, nelle televisioni e sui media, e poi….. dopo anni nelle Aule di giustizia, e a quel punto diventa quasi ininfluente se l’imputato venga condannato o assolto, tanto la sua gogna mediatica l’ha già scontata.
Per un puro caso l’entrata in vigore delle nuove norme è coinciso con la notizia che la Procura della Figc ha deciso l’archiviazione del caso Suarez e del suo esame di italiano all’Università di Perugia, e lo ha reso noto con queste parole: “dalla documentazione ricevuta dalla Procura della Repubblica di Perugia, infatti, non sono emersi elementi sufficienti per ritenere provate condotte illecite rilevanti nell’ambito dell’ordinamento federale sportivo di dirigenti o comunque tesserati”.
Credo che la vicenda sia nota ai più, visto che il “caso Suarez” l’anno scorso ha fatto discutere l’Italia intera.
Comunque ricordo che nacque quando l’attaccante uruguaiano si svincolò dal Barcellona e provò a ottenere la certificazione necessaria per avere il passaporto comunitario, che avrebbe favorito un ipotetico trasferimento alla Juventus.
Secondo gli inquirenti l’esame fu organizzato “soltanto per consentire a Suarez di ottenere, nei tempi richiesti dalla Juve, e all’esito di una fittizia procedura di esame, la certificazione linguistica necessaria per l’ottenimento della cittadinanza italiana”.
C’è da dire che l’inchiesta penale, agli ordini del Procuratore Raffaele Cantone, non è finita e le indagini proseguiranno, ma al momento quel che conta è che, in mancanza di ulteriori elementi, la “giustizia sportiva” non ha trovato alcun illecito commesso da tesserati con la Juventus, ed ha quindi deciso per l’”archiviazione”.
In altre parole vuol dire che dalla documentazione trasmessa dalla Procura della Repubblica di Perugia non sono emersi elementi sufficienti per ritenere provate condotte illecite rilevanti nell’ambito dell’ordinamento federale sportivo di dirigenti o comunque tesserati, unici soggetti alla Giustizia Sportiva.
Ma non si può dimenticare il polverone sollevato dalla vicenda, non si possono dimenticare le invettive sui social contro la società bianconera, i suoi tifosi, ed il giocatore uruguaiano, preso di mira da schiere di scalmanati, manco si trattasse di un serial killer di bambini.
Proteste sfociate in commenti ed offese decisamente fuori luogo.
Sappiamo che la Juventus non è in generale una squadra “simpatica”, che il suo “palmares” suscita invidie, che viene accusata di “essere favorita dagli arbitri”, ma quanto successo l’anno scorso dovrebbe senza dubbio accendere un dibattito sui limiti di certe proteste, sulla discutibilità dell’eccessivo accanimento e delle invettive contro una squadra di calcio.
Io credo che una seria riflessione andrebbe fatta sull’intero mondo che ruota attorno al “gioco più bello del mondo”, inquinato da colossali interessi economici, manipolato da tifoserie che più che da sportivi sembrano composte da malavitosi con bandire e striscioni, per i quali una partita più che un evento sportivo sembra una battaglia da combattere e da vincere, costi quel che costi.
Se poi si intravvede la possibilità che a finire sul banco degli imputati sia la Juve, allora tutto sembra diventare lecito, qualunque offesa, qualunque denigrazione, qualunque sgarro, qualunque sgarberia.
Immagino che a questo punto abbiate concluso che io sia un accanito tifoso juventino.
Mi dispiace deludervi, ma no, non lo sono, e non lo sono mai stato.
Ma non posso non prendere atto che la Juventus è la squadra di calcio che ha più tifosi in Italia, circa il 25% del totale. Che il tifo bianconero è davvero nazionalpopolare, diffuso in tutta Italia, da nord a sud. Ma che, allo stesso tempo, la Juventus è anche la squadra di calcio più odiata d’Italia e, in questo senso, come sopra accennato, l’antipatia per la Juventus è davvero maggioritaria fra i tifosi.
In fondo che cosa accomuna chi tifa Inter e Milan, chi tifa Roma e Lazio, chi tifa Napoli e Fiorentina, o una qualsiasi altra squadra? Forse solo una cosa; l’antijuventinismo.
Sentimento comune che nel caso Suarez ha trovato la sua sublimazione, spingendo i leoni da testiera ad un livello di denigrazione inaccettabile.
Intendiamoci, non sono assolutamente convinto che il mondo del calcio sia diretto da mammolette. Credo anzi sia un ambiente spietato, adatto a gente con il pelo sullo stomaco, per niente diverso dal mondo degli affari.
Ma questa volta mi sento vicino ai tifosi della Juve, per gli insulti “gratuiti” che hanno dovuto subire in occasione della vicenda Suarez.
Se poi, come qualcuno spera, il prosieguo dell’indagine penale sul caso Suarez dovesse individuare eventuali responsabilità di qualche soggetto, fa parte delle regole del gioco.
L’importante è che anche nel mondo del pallone valgano le regole della società civile: che cioè un indagato è sempre un presunto innocente, fino a che una Corte non lo avrà giudicato colpevole.
Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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