21 Settembre 2017 - 12.10

ARZIGNANO – In biblioteca “Equilibri”, l’inattesa bellezza

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“Equilibri è un nuovo progetto culturale destinato ad affermarsi come un appuntamento fisso negli anni a venire.

“Equilibri”: un titolo pensato nel rispetto degli interessi di cui i nostri pubblici sono portatori e per un’armoniosa coesistenza culturale.

Il tema scelto per questo nuovo inizio è L’inattesa bellezza, legata alla natura e alla società, elemento fondamentale del vivere, carico di valori eterni e temporanei, nelle varie forme in cui può manifestarsi, nella vita come nella filosofia, nelle arti visive, nella musica, nella danza, nella letteratura, nella poesia, nell’architettura; per catturare, infine, il senso e la bellezza nel quotidiano, la meraviglia delle nuvole dalla finestra di casa.
Ognuno di noi cerca di definirla a modo suo, questa bellezza che incanta, che si perde e si nasconde, infiammando l’immaginazione; l’emozione che tocca i sensi prima degli occhi, che raggiunge lo spirito superando confini, scalando vette, affrontando mari in tempesta; che cambia forma e si trasforma, che coglie di sorpresa.

Senza dimenticare i libri, che di bellezza riempiono le nostre vite: i libri saranno la nostra scenografia, lo sfondo necessario degli incontri e protagonisti imprescindibili della rassegna, una pluralità di voci che vogliamo proporre anche “dal vivo”, attraverso ospiti di alto livello, che per ragioni diverse sulla Bellezza hanno fondato la loro vita.
Per questo la Biblioteca sarà il luogo di principale svolgimento degli eventi della prima edizione di Equilibri”

Mattia Pieropan

EQUILIBRI

Anno zero

29 Settembre – 15 Ottobre 2017
Biblioteca Civica di Arzignano

L’inattesa bellezza

Succede di essere assorti nelle incombenze di ogni giorno, con lo stato d’animo pesante e vagamente nauseato di chi è troppo affaccendato per prestare attenzione a ciò che va intorno. Quando tutto sembra scontato e già visto, in circostanze del tutto improbabili, capita, all’improvviso, di essere colti da uno stupore, un sussulto del cuore per un particolare, un’inaspettata armonia, che ci colpisce come una folata di vento fresco.
Un sorriso, una melodia, un’immagine, una frase che risuona emozioni lontane, una cosa bella che, senza annunciarsi scoppia iridescente nel mare di grigio che ci avvolgeva: ci siamo imbattuti, come a tutti prima o poi accade, nell’inattesa bellezza.

Venerdì 29 Settembre, 21.00
S’Û
Concerto di Paolo Angeli per chitarra sarda preparata

“…Soltanto il mare che non conoscevamo poteva proteggerci, i barbari di settentrione lo temevano (…) Gli uomini del mare ci catturarono (…) dopo tre giorni e tre notti di mare tumultuoso (…) S’u la giovane (…) recise la corda e ci affacciammo alla luce (…). Cercammo di imparare a governare la nave (…) il mare saltò sul ponte, afferrò S’u e la portò via. S’u in silenzio sparì tra le onde…”
Passavamo sulla terra leggeri, Sergio Atzeni

Ho sempre pensato che l’uomo non può stare fermo: non è nella sua natura. La sua voglia di avventura alimentata dalla curiosità del conoscere, dalla speranza in un mondo migliore, dalla fuga, ha determinato i tratti somatici dell’uomo contemporaneo. S’Û è una musica ibrida che riflette sulla società occidentale, autoreferenziale, arroccata e anacronistica, che innalza Muri d’acqua tra le due sponde del mediterraneo. Tutto si snoda in Due tempi, come in un vinile a 33 giri. Dentro c’è la frenesia e la speranza della nave Vlora, il filo spinato e le cicale che osservano i salti e gli approdi a Melilla. Nel ricordo dei Pastelli a cera convivono, in un’ideale Tinta unita, Blu di Prussia, il rock della mia adolescenza in via Baragge, il Mi e La dei pescatori di Bosa, la nebbia di Bologna e le sue Radio libere, le influenze andaluse trasportate dalla risacca ai piedi della miniera di Porto Flavia (dedicata a Paco de Lucia). S’Û è qualcosa che sta al disopra che ha a che fare con le stratificazioni delle vernici consumate dal passo del tempo di una vecchia barca, con la Mancina di carico e scarico di mille porti da cui ha inizio ogni avventura legata al mare.
E se avessimo le Ali?

Paolo Angeli, partendo dallo strumento tradizionale ha ideato una vera e propria chitarra orchestra: 18 corde, ibrido tra chitarra baritono, violoncello e batteria, dotato di martelletti, pedaliere, eliche a passo variabile. Con questa singolare creazione il musicista sardo rielabora, improvvisa e compone una musica inclassificabile, sospesa tra free jazz, folk noise, pop minimale, post-rock. A partire dalla metà degli anni ’90, Paolo Angeli ha pubblicato otto album da solista. Vive dal 2005 a Barcellona e si esibisce regolarmente in tour nei più importanti festival e teatri di Europa, Russia, Usa, Canada, Africa, Sud America. La sua ultima affermazione internazionale è arriva con il Womex 2014 che lo ha consacrato nella rosa dei più importanti musicisti ‘innovatori con radici’ della scena mondiale.
Se determirante negli anni ’90 fu l’incontro di Paolo Angeli con l’anziano custode delle forme galluresi e logudoresi Giovanni Scanu e con il maestro indiscusso dell’avanguardia Fred Frith, altrettanto importante si rivela nel 2003 la richiesta di un nuovo modello di chitarra sarda preparata da parte del chitarrista statunitense Pat Metheny, che poco dopo vedrà la luce nella Liuteria Stanzani di Bologna. Ha improvvisato e collaborato con Antonello Salis, Fred Frith, Hamid Drake, Evan Parker, Pat Metheny, Jon Rose, ect.

Calgaro
Sabato 30 Settembre, ore 18.00
PETRICOR
Vernissage della mostra fotografica di Stefano Calgaro (esposta dal 30 settembre al 15 Ottobre)

La vita quotidiana può sembrare noiosa: la sveglia al mattino, il lavoro durante il giorno, la stanchezza della sera. Procediamo lenti e appesantiti dalla sensazione che nulla di eccitante ci potrà accadere, senza accorgerci di ciò che ci sta intorno. Eppure, ogni giorno incontriamo qualcosa di nuovo: visi, oggetti, mani, luoghi, colori, profumi. Ogni piccolo dettaglio è lì che ci aspetta: vuole raccontarci una storia, svelarci un segreto, regalarci un sorriso. Dobbiamo solo imparare ad ascoltare e guardare meglio, a scoprire la gioia di cogliere un attimo che fugge veloce assieme a quel treno che riparte verso casa. Come quella collezionista di sabbia di Calvino, che si portava con sé un po’ di quel mondo che visitava, anche noi raccogliamo inconsapevoli un insieme di attimi. Piccoli momenti di bellezza sconosciuta, che dovremmo imparare a imprimere nella memoria per poterne conservare degli inaspettati, quanto piacevoli, ricordi

Stefano Calgaro è fotografo, designer e musicista. Vive e lavora in Veneto, dove scatta la maggior parte delle sue fotografie, alternandole ogni tanto a momenti immortalati in città come Venezia, New York, Berlino, Londra e Amsterdam. Ama giocare con colori, forme, luci, ombre e suoni; riunirle tutte assieme all’interno del suo obiettivo per mostrare agli altri ciò che vede lui.

Martedì 3 Ottobre, ore 21.00
MUSICA IMPREVISTA
Incontro con il critico musicale Paolo Madeddu

Da Celentano ai Pink Floyd, da Louis Armstrong ai Deep Purple, da Brian Eno a Bocelli, canzoni storiche sottovalutate dagli autori, generi musicali nati per circostanze fortuite, brani che sorprendono pubblico e critica. Tra chi vede nella musica un’arte al traino di slancio ed emozioni e chi la ritiene un mondo che deve sottostare a regole precise (di composizione e di business) spesso si insinua un’area fatta di imprevisto. Ma nulla ci piace per caso.

Paolo Madeddu è di Milano, ha smesso di suonare da tanti anni perché era onestamente scarso, e astutamente si è messo a criticare gli altri; probabilmente di musica non ne capisce niente, e l’unica sua vaga competenza riguarda i meccanismi delle classifiche di vendita. Ha pubblicato, tra l’altro, il libro Da una lacrima sul viso (le canzoni più deprimenti della musica italiana), collaborato al Dizionario del Rock (Baldini & Castoldi) e curato la sezione italiana di 24mila dischi (Zelig Editore). Oggi scrive per Corriere della Sera, Gioia, Cosmopolitan, collabora con Symbola – Fondazione per le Qualità Italiane, e ha un sito internet ad argomento musicale, amargine.it. Altre cose, non se le ricorda. Ma potrebbe averle fatte.

Mercoledì 4 Ottobre, ore 21.00
RE-CYCLE ITALY. Nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture di città e paesaggio. Il caso Veneto.
Incontro con l’architetto Lorenzo Fabian

Lavorando intorno ad alcune parole d’ordine (territori infrastrutturali; drosscape; uman smart city; utopie del reale; recycle footprint), Lorenzo Fabian ci parlerà del riciclo come manipolazione “ri-creativa”, come modo per attribuire nuovo valore e nuovo senso agli oggetti ordinari che compongono il paesaggio della città diffusa veneta: strade, fossi, acque, reti energetiche, ferrovie, campi coltivati. Con riguardo ai temi ambientali, ci spiegherà come il riciclo sia un’interessante occasione per ripensare la fruibilità dei territori e la nascita di nuove economie.

Lorenzo Fabian Architetto e urbanista, è ricercatore di urbanistica presso l’Università Iuav di Venezia. Attualemente insegna le materie dell’urbanistica presso il Dipartimento di culture del progetto Iuav e il Dipartimento di architettura e studi urbani del Politecnico di Milano. Interessi di ricerca: ricerca e progettazione alla scala urbana e del territorio con una particolare attenzione ai temi dell’ecologia, del paesaggio e dello sviluppo sostenibile della città. È autore di saggi e articoli pubblicati su libri e riviste di settore.

Venerdì 6 Ottobre, ore 21.00
L’orizzonte della scomparsa
Incontro con l’autrice Giuliana Altamura
intervistata da Paolo Armelli

All’undicesimo piano di un grattacielo di Montréal, Christian, pianista talentuoso e tormentato, ha il televisore acceso su Mtv. Sullo schermo c’è Lana, una ragazza di Orlando capace di catalizzare le fantasie più indicibili di chi la osserva. Sta per incontrare il suo amore virtuale, Blaxon. Ma chi è veramente Blaxon? Questo personaggio misterioso e conturbante lega le vite di Christian e Lana giocando con i loro fantasmi più segreti nell’oscurità del web. Quando Blaxon scompare, Lana accetta di partecipare a un reality per modelle a Parigi, mentre Christian comincia a indagare su uno strano forum religioso che sembrerebbe collegare tutte le parti in causa.
Dopo il promettente esordio con Corpi di Gloria, nel suo nuovo romanzo, tra David Lynch e Chuck Palahniuk, Giuliana Altamura sviluppa una riflessione iper-contemporanea sul virtuale, sul significato dell’arte e sulle inquietudini della realtà che stiamo vivendo, dominata dal desiderio di controllo e sempre più esposta al proprio lato oscuro.

Giuliana Altamura è nata a Bari nel 1984 e vive tra Milano e Parigi. Ha esordito per Marsilio nel 2014 con il romanzo “Corpi di Gloria” (Premio Rapallo Carige Opera Prima). Nel 2015 un suo racconto è stato pubblicato nell’antologia “Quello che hai amato”, a cura di Violetta Bellocchio (Utet). Diplomata in violino, è dottore di ricerca in Storia del teatro e si occupa di teatro simbolista francese. “L’orizzonte della scomparsa” (Marisilio, 2017) è il suo secondo romanzo.

Sabato 7 ottobre, ore 21.00
Come diventare un grande fotografo senza esserlo
Conversazione con il fotografo Settimio Benedusi

Settimio Benedusi nasce in provincia, dove passa i primi anni della sua vita cazzeggiando in maniera irresponsabile e inutile. Fa normali studi, leggendo un po’ di tutto ma senza veramente approfondire nulla. A 12 anni gli viene regalata una macchina fotografica, con la quale pensa di rendere le sue giornate adolescenziali un po’ meno inutili. Dopo un fallimentare tentativo di studiare Giurisprudenza si trasferisce a Milano con la speranza di fare il fotografo: sono gli anni ottanta, ci riuscirebbe chiunque e infatti ci riesce pure lui. Ha un’infinita serie di colpi di fortuna, che lo portano addirittura a scattare per vari giornali e a realizzare alcune campagne pubblicitarie e ritratti a varie persone, più o meno famose. Gira il mondo a fotografare, illudendosi di fare una cosa importante e pericolosa, mentre invece viene semplicemente portato in giro come un fighetto milanese, la cui cosa è d’altronde diventato. In estrema sintesi: è un povero stronzo.

Settimio Benedusi nasce di fronte al mare . Assorbe in maniera bulimica gli stimoli culturali nei quali è immerso, leggendo come un forsennato (Steinbeck!), andando al cinema (il cineforum con dibattito!) e ascoltando ottima musica (De Andrè!). Studiare al Liceo Classico gli fornisce quell’impostazione umanistica che lo porterà a praticare la sua grande passione, la Fotografia, in maniera fin da subito profonda e seria. Si trasferisce ventenne a Milano, dove riesce, nonostante infinite difficoltà, a trovare la propria strada nella Fotografia commerciale, pubblicitaria e redazionale. Realizza ritratti al gotha nazionale e internazionale, importantissime campagne pubblicitarie ed è l’unico italiano a collaborare (per sette anni!) con la celeberrima rivista Sports llustrated.
Nella maturità si orienta verso una Fotografia più intima e vera, riuscendo fin da subito a esporre in prestigiosi contesti. In estrema sintesi: non butta mai la carta per terra.

Domenica 8 Ottobre, ore 18.00
Ballroom
Spettacolo di danza contemporanea
Coreografia e concept di Chiara Frigo

Ballroom intende riprodurre l’ambiente della Sala da Ballo in spazi altri. Un rettangolo di sedie è la cornice in cui la performance prende vita, con un evidente riferimento al mondo delle balere e al celebre film Le Bal di Ettore Scola. La performance prevede il coinvolgimento di alcuni spettatori invitati a prendervi parte: seduti insieme ai performer, formano coppie in cui “ l’altro ” cambia di continuo senza distinzione di sesso. L’ atmosfera dei balli di sala si arricchisce di elementi pop e contemporanei, e di richiami al mondo dello speed dating.

Chiara Frigo Coreografa e performer, sviluppa il proprio interesse artistico nell’ambito della danza contemporanea e della performing art. Laureata in biologia molecolare, nel 2006 la sua prima creazione, Corpo in DoppiaElica, vince il terzo premio al Festival Choreographers Miniatures di Belgrado. Takeya si aggiudica il premio GD’A Veneto ed è selezionato all’interno di Anticorpi XL e del network europeo Aerowaves. Dal 2010 Chiara Frigo è impegnata in progetti internazionali come “Choreoroam”, “Tryptich” e il più recente “Act Your Age”, durante il quale avvia una ricerca sul mondo dell’intrattenimento che darà vita ai due lavori Ballroom e West End. Collabora con il coreografo canadese Emmanuel Jouthe in When We Were Old, debutta al Festival Tangente di Montreal e presenta la prima europea a Romaeuropa Festival DNA. Ha da poco realizzato una coreografia per il Balletto di Roma, Stormy, nell’ambito del progetto Bolero/Trip-Tic, e lo scorso agosto ha presentato il suo nuovo solo Himalaya al Bmotion Festival.

Giovedì 12 ottobre 2017 ore 21.00
Con l’anima in spalle, ovvero camminare è pensare
Incontro con l’autore Roberto Pace

Con l’anima in spalle è il racconto di alcune esperienze di “trekking emotivo e riflessivo” fatte dall’autore, un tipo di trekking che consente una osservazione più intima e profonda di ciò che il paesaggio offre. Il silenzio, la luce, i colori, il paesaggio naturale suscitano, in chi le sa cogliere, emozioni intense che interrogano il nostro mondo interiore, spesso lo scuotono con domande vere, che lasciano il segno dentro l’anima. In questo modo fare trekking non è più soltanto un salutare esercizio fisico ma diventa un vero e proprio cammino dell’anima, alla ricerca di una propria visione interiore dell’ambiente naturale senza il quale non possiamo essere veramente noi stessi.

Nato a Castelgomberto (Vi) il 26.09.1949, dove ancora risiede, Roberto Pace, dopo aver conseguito la laurea in Scienze Biologiche, presso l’Università degli studi di Padova, il 18.07.1973, ha insegnato per diversi anni Matematica e Scienze nella scuola media e per 20 anni poi è stato prima Preside di scuola media e poi Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo di Sovizzo (Vi). Da pensionato si dedica da anni a coltivare la sua passione di sempre per la natura, in particolare nell’ambito dell’escursionismo e della fotografia di ambienti naturali.
Nel 2013 ha pubblicato il libro “Un Passo dopo l’altro” – 25 itinerari di trekking nella Valle dell’Agno.
Nel 2016 ha pubblicato il libro “Con l’anima in spalle” -15 nuovi itinerari nell’alto vicentino alla scoperta della natura e delle emozioni che essa suscita nell’ambito di un trekking emotivo e riflessivo.

Venerdì 13 ottobre 2017 – ore 21,00
La Cameriera di Poesia
una ristorAzione per lo Spirito con Claudia Fabris

La Cameriera di Poesia nasce dal desiderio di nutrire lo spirito con la stessa cura con cui si nutre il corpo, offrendo la possibilità di ascoltare le parole incorniciate dal silenzio, esperienza rara al giorno d’oggi, dopo averle scelte dai menù proposti. I testi poetici sono antipasti, piatti, piatti unici e dolci, esattamente come in un ristorante; ogni sezione è suddivisa in testi della casa, classici e contemporanei.
I suoi ospiti hanno a disposizione delle cuffie senza fili, hi-fi, con una portata di 100 metri, attraverso queste i testi vengono serviti da una postazione con microfono, computer e mixer e la voce dell’artista risuona nell’intimità dell’ascolto di ognuno come in una chiesa vuota dove la voce riverbera, per restituire alla parola la sua dimensione originale, poetica appunto, quella che aveva quando si credeva che le parole potessero davvero generare mondi.
Dal debutto nel 2011 ha girato per tutta l’Italia portando la sua ristorAzione in rassegne teatrali, festival, musei, chiese, case private, parchi, ristoranti e scuole.

La parola Poesia deriva da un verbo greco che significa creare, agire. In Inglese parola è word che si pronuncia quasi allo stesso modo di world – il mondo – e spell è l’incantesimo, il sortilegio e contemporaneamente un modo particolare di pronunciare le parole una lettera alla volta. Nella Bibbia Dio ha creato il mondo parlando ed il suo Verbo sembra essere la sua manifestazione più potente e diretta…e se le parole fossero mondi? e se il mondo davvero fosse stato creato parlando? E se le parole che usiamo generassero continuamente a nostra insaputa mondi in un luogo a noi invisibile?
In un al di là dei nostri sensi?
Allora gli architetti e gli ingegneri da cui imparare e a cui chiedere consiglio sarebbero davvero i poeti.

Domenica 15 ottobre 2017 ore 18,00
Pratiche dell’imprevisto
Incontro con Alfonso Cariolato e il collettivo Jennifer rosa

Jennifer rosa usa abitualmente, nelle sue produzioni, lo strumento della scelta aleatoria. Il caso, l’inciampo sono ingredienti fondamentali nel tentativo di uscire dalla rappresentazione e dalla costruzione progettata a tavolino, per incontrare la ricchezza vitale dell’inaspettato.
In dialogo con il filosofo Alfonso Cariolato, alcuni artisti del collettivo si interrogheranno intorno allo statuto filosofico degli strumenti concettuali normalmente utilizzati nella loro pratica, nel tentativo di pensare il fare artistico nella nostra contemporaneità.

Il collettivo Jennifer rosa raggruppa un numero di autori e performer produttivi nell’ambito dell’arte contemporanea. Attivo da una decina d’anni, con sede a Vicenza, il gruppo ha esposto performance, fotografia e videoarte in Europa e in America.
Alfonso Cariolato, filosofo, ha tradotto e curato vari testi di filosofia contemporanea. È autore di numerosi saggi in diverse riviste nazionali e internazionali, e di alcune monografie.

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