Viaggio nelle grandi basiliche della Cristianità: Loreto

È noto a tutti — o dovrebbe esserlo — che se le radici del Cristianesimo affondano nel Medio Oriente, è l’Europa ad averne rappresentato per secoli il cuore pulsante. Qui la fede cristiana ha trovato la sua culla di sviluppo teologico, culturale, artistico. È qui che ha preso forma la Cristianità, intesa non solo come religione, ma come vera e propria civiltà.
Qualunque storico serio vi confermerà che l’identità europea è incomprensibile senza il Cristianesimo.
È stato la colonna vertebrale spirituale e culturale di un continente che, per lunghi secoli, ha condiviso un sentire comune, un immaginario collettivo fondato proprio su quella fede.
Cattedrali, chiese, abbazie, monasteri: ovunque vi giriate in Europa, ne trovate traccia.
Eppure, troppo spesso oggi ci si dimentica che questa unità profonda ha un’origine non politica, ma spirituale.
Fin dall’alto Medioevo — checché ne dica certa vulgata che lo liquida come “età buia” — le popolazioni europee viaggiavano.
Lo facevano per guerra, per commercio, per curiosità.
Ma anche, e soprattutto, per fede.
Nasceva così il pellegrinaggio, una forma di viaggio che ha anticipato il turismo moderno per volume, varietà e impatto economico.
Chi partiva, lo faceva per mille ragioni: per penitenza, per ottenere indulgenze, per adempiere a una condanna, per devozione.
Ma anche per semplice desiderio di vedere il mondo.
C’erano perfino pellegrini-spie, che approfittavano dei viaggi per raccogliere informazioni.
Non era una passeggiata. Le strade erano insicure, le mappe scarse, le trappole ovunque.
Esistevano alcune rudimentali guide che segnalavano le tappe principali e i pericoli più frequenti. Non era raro che un pellegrino partisse salutando tutti con testamento firmato, debiti saldati e ultime volontà in tasca. Il ritorno non era garantito.
Le mete principali — le peregrinationes maiores — erano tre: Gerusalemme, Roma e Santiago de Compostela.
A queste, nei secoli, si aggiunsero altri grandi santuari, e proprio in questi giorni di Ferragosto — mentre molti italiani sono in viaggio — ho pensato di proporvi una visita immaginaria a cinque luoghi che, pur da laico impenitente quale sono, mi hanno lasciato un segno indelebile: Lourdes, Fatima, Santiago de Compostela, Loreto, Nuestra Senora de Guadalupe, Sacrada Familia.
Cominciamo da Loreto, che è il più vicino — e per noi italiani il più comodo da raggiungere.
Loreto è un borgo delle Marche, appollaiato su una collina che guarda il mare, e immerso in un paesaggio punteggiato da ulivi.
Le Marche, a mio avviso, sono una delle regioni più sottovalutate d’Italia: una specie di Umbria che si tuffa nell’Adriatico, dove natura, cultura, arte e gastronomia convivono con armonia.
Una terra discreta e sorprendente, che non si concede al turista frettoloso.
Non vi dirò di organizzare un viaggio solo per visitare Loreto, a meno che non abbiate fatto un voto o abbiate la fede del pellegrino.
Ma se vi trovate nei paraggi, sarebbe un peccato non fermarsi.
La storia del Santuario è legata ad una leggenda affascinante: secondo la tradizione, la Santa Casa della Vergine Maria — quella dove Maria ricevette l’annuncio dell’Angelo — fu trasportata in volo dagli Angeli dalla Palestina fino all’Europa.
Il 10 maggio 1291, la casa comparve miracolosamente a Tersatto, vicino all’odierna Fiume. Lì venne scoperta da alcuni boscaioli. Ma la zona era infestata da briganti e i pellegrini in pericolo. Così, dopo tre anni, la casa si “spostò” di nuovo: gli Angeli la sollevarono e la portarono nelle Marche. Dopo alcune soste intermedie, trovò dimora sul colle di Loreto, dove oggi sorge il celebre santuario.
Sì, lo so: la ragione fatica a prendere sul serio simili racconti.
Ma al di là della fede personale, resta il fatto che Loreto è oggi uno dei grandi centri del culto mariano nel mondo, meta di milioni di pellegrini.
La Basilica della Santa Casa è un capolavoro di architettura, frutto di secoli di lavoro.
I lavori iniziarono nel 1468 e si conclusero nel XVIII secolo con il campanile di Luigi Vanvitelli.
Vi lavorarono i migliori architetti del Rinascimento: Bramante, Baccio Pontelli, Sansovino, i Sangallo.
L’interno è ricco, imponente, in stile gotico-rinascimentale. La pianta è a croce latina, ma al centro c’è una croce greca.
La cupola ottagonale, progettata da Giuliano da Sangallo, fu costruita tra il 1498 e il 1500.
Non aggiungo altro, perché certi luoghi vanno visti, vissuti, respirati.
Vale la pena scoprirli con i propri occhi.
Loreto può essere il punto di partenza o una tappa ideale di un tour nelle Marche, che consiglio caldamente.
Se vi piace l’Italia autentica, prendetevi il tempo di visitare Urbino, Macerata, Ancona, Pesaro, Fermo, Jesi, Recanati, Ascoli Piceno, Fabriano.
E non date retta al vecchio detto — un po’ ingiusto — “meglio un morto in famiglia che un marchigiano alla porta”.
Era un’esagerazione popolare riferita agli esattori fiscali dello Stato Pontificio, che spesso venivano proprio dalle Marche, e la cui visita annunciava brutte notizie.
In realtà, i marchigiani sono gente cordiale, ospitale, concreta.
Meritano di essere conosciuti. E la loro terra… scoperta.
Provare per credere.
Umberto Baldo













