17 Febbraio 2022 - 12.58

Concessioni balneari. Sarà un percorso di guerra!

di Umberto Baldo

Siete convinti che, dopo il via libera del Consiglio dei Ministri, l’annoso problema delle concessioni balneari sia arrivato al suo epilogo?
Se sì, rischiate la disillusione, perchè non dovete mai dimenticare che in Italia, quando un Governo annuncia un provvedimento, non si può mai essere certi se lo stesso verrà poi approvato dal Parlamento, e soprattutto in che termini verrà approvato.
Bastava semplicemente leggere le cronache del giorno dopo per capire che l’iter per l’applicazione della direttiva Bolkestein alle concessioni delle spiagge rischia di trasformarsi in un percorso di guerra.
Mi ha colpito in particolare una dichiarazione della Segretaria di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che ha parlato di “esproprio ai danni di 30mila imprese…”
Capisco che fare l’opposizione consente di dire di tutto di più, ma di quale “esproprio” parliamo?
Di quei litorali che, unico Paese al mondo, siamo riusciti a dare di fatto in proprietà ai privati?
Forse di quei pezzi di spiaggia à la page, in cui chi può permetterselo arriva a pagare anche più di 500 euro al giorno per un posto al sole?
Forse di quelle migliaia di chilometri di litorali dalla concessione dei quali lo Stato incassa a malapena 100 milioni di euro l’anno, a fronte di un giro di affari di svariati miliardi?
Forse di quei proprietari di stabilimenti che, non ditemi di no, impediscono l’accesso alla battigia, negando così un diritto al cittadino?
E parlando di quelle imprese familiari che vivono solo della concessione, ne fanno parte per caso anche il Twiga di Flavio Briatore o le famiglie mafiose che fanno il bello ed il cattivo tempo sul litorale di Ostia?
Andiamo su, siamo seri!
Ma non è stato da meno neppure Matteo Salvini, che di fatto sfiduciando i ministri Garavaglia e Giorgetti, che si erano impegnati per trovare una formulazione che rispondesse ai desiderata della Lega (e c’erano riusciti), ha promesso battaglia in Parlamento per cambiare il testo votato all’unanimità dal Consiglio dei Ministri.
Immagino che Mario Draghi, che sicuramente non è un ingenuo, avesse messo in conto queste schermaglie, questi giri di valzer, questi volta faccia, tanto che ha deciso di inserire la nuova normativa sulle concessioni come emendamento al Ddl Concorrenza, una normativa che prevede interventi di liberalizzazione e di tutela dei consumatori in materie come taxi, notai, servizi pubblici locali, telefonia, assicurazioni, sanità, antitrust, commercio, e che necessariamente dovrà essere approvata, pena la perdita dei fondi del Pnrr.
E voglio augurarmi che i nostri Demostene non siano talmente folli da mettere a rischio i fondi della Ue per difendere rendite di posizione indifendibili, che risalgono quasi alla notte dei tempi.
Già perchè la prima regolamentazione delle concessioni demaniali risale al Codice della Navigazione, udite udite, del 1942, quando a Capo del Governo c’era un tal Benito Mussolini.
Nel 1993, con una modifica al citato Codice della Navigazione venne inserito il “diritto di insistenza”, che stabiliva che i soggetti già titolari di concessioni balneari fossero preferibili a nuovi pretendenti, e che le concessioni venissero rinnovate automaticamente ogni 6 anni, diritto che venne abrogato dal Parlamento nel 2010/2011, dopo che nel 2006 era entrata in vigore la Bolkestein, e la Ue aveva avviato una procedura di infrazione contro l’Italia.
Da allora si diede vita ad un teatrino sempre con lo stesso copione: tutti i Governi, di qualunque orientamento politico, a turno facevano finta di interessarsi al problema, anche per placare la Commissione Europea; i concessionari insorgevano e facevano la voce grossa accusando lo Stato e le Multinazionali di volerli affamare; i Parlamenti se la cavavano con proroghe delle concessioni per uno o due anni.
Tutto ciò determinò una situazione che non aveva più nessuna giustificazione né logica, né giuridica, né economica, perchè di fatto si era trasformato il demanio pubblico in proprietà privata, nonostante le intemerate della Meloni ed i distinguo di Salvini e altri, buoni solo per prendere qualche voto in più.
Dopo la follia del Governo Conte che, in chiave chiaramente anti europea, prorogò le concessioni balneari fino al 2033, è intervenuto il pronunciamento del Consiglio di Stato del novembre 2021 che ha vietato una volta per tutte le proroghe, e dichiarato direttamente applicabile la Bolkestein.
A quanto si è appreso il Governo non ha alcuna intenzione di dare un taglio netto con il passato.
Certo le attuali concessioni scadranno nel 2023, e dopo si dovrebbe procedere con le gare, ma ha anche pensato agli attuali concessionari, che potranno ovviamente partecipare ai bandi, nei quali sarà valorizzata sia l’esperienza tecnica e professionale acquisita, che il fatto che, nei cinque anni precedenti la gara, abbiano utilizzato la concessione come prevalente fonte di reddito per sé o il proprio nucleo familiare.
Saranno inoltre previsti criteri per la quantificazione dell’indennizzo da riconoscere al concessionario uscente, posti a carico del subentrante, per il mancato ammortamento degli investimenti.
Ed infine, con la delega richiesta, il Governo offrirà garanzie occupazionali ai lavoratori del settore, definirà criteri per la quantificazione di canoni annui congrui, ed il numero massimo di concessioni di cui potrà essere titolare uno stesso concessionario.
Certo non ne uscirà il migliore dei mondi possibili, ma sicuramente meglio del far west attuale, in cui lo Stato non ha neanche un censimento aggiornato delle concessioni in essere, e di conseguenza l’evasione dei canoni è pratica piuttosto diffusa.
Perchè nonostante tutto ritengo che la strada sarà ancora lunga ed irta di ostacoli?
In primis perchè, nonostante il premier Draghi abbia chiesto l’approvazione del Ddl Concorrenza entro marzo, sarà grasso che cola se Camera e Senato, dopo centinaia di audizioni, approveranno la normativa entro l’estate.
A quel punto scatterebbero i sei mesi nei quali il Governo dovrà esercitare la delega, dovendo mettere d’accordo ben sei ministeri (Infrastrutture, Turismo, Transizione ecologica, Economia, Sviluppo economico e Affari regionali), cui dovrà seguire un ulteriore via libera delle Camere.
Ma allora saremo già arrivati a due/tre mesi dalle elezioni politiche del prossimo anno!
Pensate veramente che questi Partiti, date le avvisaglie di questi giorni, avranno la volontà di chiudere una volte per tutte la partita delle concessioni balneari alla vigilia del voto, ed in piena sessione di bilancio?
Vista la capacità di pressione che la lobby dei balneari ha dimostrato negli scorsi decenni, credo che nutrire qualche dubbio, e qualche timore, sia più che legittimo.
Vedrete che nell’immediato futuro sul problema delle concessioni calerà il silenzio.
Ma quando leggerete qualcosa al riguardo, magari con le consuete litanie circa la ventilata aggressione delle multinazionali ai danni delle famigliole dei balnerari italiani, ponetevi sempre questa domanda “Ma un bene pubblico, come una spiaggia, può essere dato quasi per niente ad un privato da qui all’eternità?”
Umberto Baldo

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