18 Febbraio 2019 - 9.40

ECONOMIA – L’importanza della previdenza complementare

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Una rinuncia è una rinuncia sempre, sia a vent’anni, sia a cinquanta, sia a settanta. Il peso di una rinuncia però a volte può essere diverso. Per certi versi una rinuncia è anche un sacrificio. Ma un sacrificio fatto in giovane età è meno pesante che un sacrificio fatto in vecchiaia.

Privarsi di una parte del reddito mensile per destinarlo alla previdenza complementare finché siamo forza lavoro è molto meno difficoltoso che non arrivare alla sospirata pensione ed accorgersi di avere un reddito più basso di quello che speravamo. A sessanta o a settant’anni difficilmente avremmo la forza e la voglia per metterci in gioco in cerca di un lavoro che ci permetta di recuperare il gap perduto.

La previdenza complementare ormai è una necessità. Non pensarci vuol dire non aver a cuore la nostra serenità futura. Non è mai troppo presto per pensare alla pensione, più una persona è giovane maggiore dovrebbe essere la necessità e curiosità di approfondire l’argomento.

Tutti sappiamo che in un futuro non troppo lontano pagheremo, a livello previdenziale, gli errori commessi nel passato. Lo stesso Stato è consapevole di essere dalla parte del torto e cerca di rimediare dandoci la possibilità di dedurre dal proprio reddito parte dei contributi destinati alla previdenza complementare fino ad un tetto massimo di 5.164,57 euro annui. La deduzione non deve essere la priorità, ma è un incentivo da non sottovalutare.

In altre parole quello che si versa nella previdenza complementare diminuisce il reddito dichiarato ai fini IRPEF. Lo scaglione di reddito in questo modo diminuisce e le aliquote saranno applicate su una base imponibile inferiore con minori imposte da pagare. A seconda del reddito complessivo da dichiarare e dei versamenti annui varia l’entità del beneficio fiscale.

Ecco perché è importante costruirsi una pensione di scorta, cercando così, da accrescere giorno dopo giorno la futura stabilità economica, il tempo infatti non aspetta vola via in un momento, considerando alla fine di tanti discorsi che la felicità è desiderare ciò che si ha.

 

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