29 Marzo 2023 - 8.36

I figli a catalogo!

Fra le pagine meno note, ed anche meno documentate, del periodo nazista rientra a mio avviso il progetto Lebensborn (letteralmente “Sorgente di vita”), il cui nome accattivante nascondeva in realtà uno strumento della politica razziale, finalizzato a favorire la nascita di bambini “ariani”, ed elevare così il “grado di purezza” del popolo tedesco.

In estrema sintesi Himmler mise in piedi un sistema in cui si organizzava l’accoppiamento fra gli ufficiali delle SS e ragazze preferibilmente alte,  bionde, e con gli occhi azzurri, scelte anche nei paesi occupati (ad esempio le ragazze norvegesi erano ritenute addirittura più ariane di quelle tedesche).

Se volete saperne di più, in Rete potete trovare le risposte che  volete, ma Lebensborn mi è riaffiorato alla mente per una strana associazione di idee,  consultando un sito americano.

Mi rendo conto che forse sto compiendo una forzatura, e che qualcuno potrà anche incazzarsi od offendersi per questa associazione di idee, ma per curiosità fate anche voi qualche ricerca in Rete, così per farvi un’idea.

Sto parlando dei siti che offrono “Servizi di maternità surrogata internazionale e donazione di ovuli”. 

Il meccanismo che sta dietro a questo “servizio” è piuttosto semplice da capire: si prende ad esempio un ovocita di una bella biondona dell’est Europa, lo si insemina con lo sperma di un occidentale magari avanti con gli anni, magari gay, ma tanto desideroso di avere un figlio, si impianta il tutto nell’utero di una messicana o di un’ucraina, ed il gioco è fatto. Basta trovare chi te lo registra all’Anagrafe come figlio tuo, e perché no anche del tuo compagno/a, ed ecco ottenuta una bella coppia con genitore 1 e genitore 2. 

Tale prassi è sicuramente discutibile, ed infatti se ne parla da anni, e anche divisiva, tanto che la maggior parte dei Paesi non la considerano legittima (negli ultimi giorni anche la Francia si è allineata al no italiano alla proposta della Commissione Ue per il riconoscimento automatico della genitorialità nelle situazioni transfrontaliere, in quanto interpretato come una via surrettizia per imporre la maternità surrogata anche in quei Paesi che ne vietano la pratica, come l’Italia e la Francia appunto).

Ma quel che colpisce immediatamente sfogliando questi siti specializzati  è che i futuri genitori (quelli che intendono usufruire del servizio) possono intervenire nel corso di tutto il processo, operando scelte determinanti.

E così nella prima fase, quella in cui viene scelta la donatrice degli ovuli, ti viene messo a disposizione un intero catalogo delle donatrici, in cui sono esposte tutte le caratteristiche fisiche, sanitarie (anamnesi), intellettuali, (addirittura propensione musicale), così da poterne scegliere una che abbia caratteristiche simili alle proprie. 

E’ chiaro che relativamente ai requisiti delle donatrici viene garantito che non fumano, non si drogano, hanno un’età compresa fra i 18 ed i 29 anni, non sono portatrici di malattie genetiche o sessualmente trasmissibili. 

Analogamente viene garantito un sistema di ferrei controlli sulle donne che subiranno l’impianto dell’ovulo fecondato, e che porteranno a termine la gravidanza. 

E così queste donne per esempio devono avere un’età compresa fra i 21 ed i 32 anni, godere ovviamente di buona salute, non avere problemi mestruali, non avere pendenze penali, e così via.

Come vi accennavo, viene proposto un catalogo fotografico delle donne che intervengono nel processo di maternità surrogata (donatrici di ovuli e gestanti), con foto che, viene sottolineato,  fra l’altro documentano anche i periodi infantile ed adolescenziale, così che i futuri genitori possano rendersi conto di come potranno essere “fisicamente” i loro  figli surrogati. 

Si tratta di un “ambaradan” che ha risvolti medici, psicologici, e soprattutto giuridici, visti i divieti e gli ostacoli posti dalla maggioranza dei Paesi, ma che queste Agenzie, assolutamente legali in alcuni Stati Usa, sono attrezzate a superare, ovviamente ad un costo che può andare da 140mila a 250mila euro per un parto gemellare.

Vi sembra poco o tanto?

Non proprio alla portata di tutti, se vogliamo dire, ma bisogna tenere conto anche dei costi, che prevedono un compenso di circa 6mila dollari alle donatrici di ovuli, e fra i 45mila ed i 75mila per le gestanti.

A questo punto mi corre l’obbligo di precisare che l’associazione fra la maternità surrogata ed il programma Lebersborn delle SS  per quanto mi riguarda si riferiva esclusivamente alla ventilata possibilità (quanto garantita non lo so) di scegliere i tratti somatici del nascituro.

Per il resto mi rendo conto che ci troviamo di fronte ad un problema enorme, che pone innumerevoli domande di ordine filosofico, bioetico e  giuridico. 

Alle quali nel nostro Paese finora si è risposto dividendosi fra coloro che ritengono la maternità surrogata  immonda e vergognosa (degna di essere  contrastata con l’istituzione di un reato universale, che non sta né in cielo né in terra), e  coloro che la sostengono, impegnati a elevarla a diritto assoluto.

Vi confesso che, al riguardo, ho forse più dubbi che certezze. 

Sicuramente non ho mai considerato la maternità un diritto  (altro conto è un desiderio), e di conseguenza quella surrogata, che in estrema sintesi prevede l’impiego di una donna che fornisca un ovulo e di un’altra  che partorisca un bambino e poi se ne liberi in favore di una coppia, molto spesso dietro compenso in denaro,  la percepisco come una forzatura dell’ordine   naturale delle cose.  

Tanto per fare una considerazione, è indubbio che se la fecondazione dell’ovulo o la gravidanza surrogata non dovessero andare a buon fine, nel senso che il feto non dovesse risultare perfetto, sono certo che si ricorrerebbe all’aborto selettivo.

Con l’assurdo che due genitori “normali” devono correre tutti i rischi legati alla maternità “naturale”, mentre chi può pagare può ottenere solo prodotti “garantiti”!

Ma da liberale mi rendo anche conto che certe aspirazioni sono insopprimibili, e che le nostre certezze etico-giuridiche sono continuamente messe in discussione dal progresso tecnologico.

E queste aspirazioni alla maternità o paternità fanno sì che per quanti ostacoli  uno Stato possa inventarsi, ci sarà sempre un numero imprecisato di coppie, soprattutto eterosessuali, e quindi non solo omosessuali come le cronache indurrebbero a  credere, che andranno all’estero per avere figli tramite la maternità surrogata, pagando. 

Questi bambini quindi continueranno ad arrivare. Che vogliamo fare? 

Uno Stato degno di questo nome deve avere una posizione chiara e univoca, qualunque essa sia, e non tentennante e ondivaga come finora avvenuto su altri temi che attengono ai più intimi diritti individuali, quali ad esempio il fine vita.

Voglio chiudere il mio ragionamento con una notazione.   Come succede per il fine vita, e negli ultimi tempi anche per l’aborto, alla fine della fiera i divieti finiscono per valere solo per la povera gente, quella che non può andare in Svizzera o in altri Paesi  più permissivi, semplicemente perché non ha i soldi.

Credo cioè che in una Repubblica veramente democratica le disponibilità economiche non possano, e non debbano, essere il discrimine per poter godere ed esercitare un diritto qualunque esso sia, senza dover andare fuori dai confini. 

Ma detto questo in linea di principio, confermo che non considero l’avere un figlio a tutti i costi un diritto, e mi sono sempre  meravigliato che “a sinistra” non si percepisca che la pratica dell’ “utero in affitto” si sostanzia in uno sfruttamento “capitalistico” della madre surrogata.

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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