24 Aprile 2024 - 11.33

La stazione di Vicenza? Fa schifo

Correva l’anno 1845 quando il primo treno, proveniente da Padova, faceva il suo ingresso nella appena edificata stazione ferroviaria di Vicenza; il traffico regolare iniziò però ufficialmente solo l’anno successivo e a partire dal 1849 la tratta fu prolungata fino a Verona consentendo di raggiungere anche la Lombardia.

Nel 1875 furono istituite cinque corse giornaliere con destinazione Milano e ancora nel 1876 la tratta Vicenza Schio. (continua…)

Non piacque a molti l’edificio progettato dal veneziano Giovanni Battista Meduna, con la sua aria austriaca e fin da subito la collocazione della stazione apparve a più di un osservatore decisamente sbagliata e – gli scempi in nome del progresso sono innumerevoli e costanti, ovunque – e il giornalista vicentino Adriano Navarotto nella sua monumentale opera “Ottocento vicentino” ebbe a scrivere:

«L’errore iniziale ed irreparabile fu proprio il tracciare la ferrovia a mezzodì della città anziché a nord: e peggio darvi sbocco proprio sull’estremo limite del Campo Marzo, a qualche decina di metri dal margine del Retrone. I tecnici non si avvidero in qual letto di Procuste collocavano la stazione, costretta in quella striscia di terra, tarpata dall’ansa del fiume, oppressa, soffocata dalla strozzatura del monte».

Aveva ragionissima Navarotto: la stazione di Vicenza nacque sotto una stella non fausta, senza possibilità di sviluppo successivo pur essendo diventata cruciale sulla tratta Est-Ovest ed essenziale per passeggeri e merci.

Ma procediamo: dopo i feroci bombardamenti cui fu sottoposta, insieme al teatro Verdi e all’Eretenio, ridussero l’edificio ad un cumulo di macerie e toccò all’architetto Roberto Narducci – ancora evidentemente legato alla scuola razionalista – di progettare la nuova stazione che fu inaugurata nel 1948.

Nei primi anni 2000 il polo ferroviario vicentino ha subito – sì, subìto – una “riqualificazione” che l’ha definitivamente trasformata nell’attuale schifezza.

L’idea, parecchio velleitaria, era quella di trasformarla – come le sorelle di Padova e Verona, tralasciando Milano – non solo in un confortevole punto di arrivi e partenze, ma anche in un piccolo centro commerciale con negozi e servizi vari.

Fallimento totale.

Se a Padova e a Verona alla stazione si può fare la spesa fino a tarda ora grazie ai piccoli supermercati presenti, o comprare un libro o ancora un quotidiano o una rivista, a Vicenza si può al massimo acquistare un po’ di fumo – di quello che non si vende in tabaccheria – o altre sostanze “ricreative”.

Non uno dei previsti esercizi commerciali ha mai visto la luce e quelli storici – edicola e libreria – sono anch’essi scomparsi; resiste solo il bar-buffet al quale oppongono fiera resistenza gli orridi distributori di panini di plastica e caffè solubile piazzati lungo i marciapiedi dei binari.

A proposito dei marciapiedi dei binari: non si trova nulla di meglio per gettare carte rifiuti vari dei quattro squallidi “reggisacco” a vista, seppur “differenziati”. Non si pretende roba da design avveniristico, ma che almeno si preservi il decoro.

Con l’ultimo “restyling” sono arrivati sul piazzale quattro alberelli stinfi che fanno da contraltare a quelli altrettanto stenti di Campo Marzo, offrendo al viaggiatore un’immagine tutt’altro che accattivante della città.

Tacciamo sulla rotatoria “degli Alpini”, la loro Adunata è vicina ed è bene festeggiarla in serenità, che sembra il boccino di Harry Potter e non è esattamente un capolavoro degno di essere citato sui libri di storia dell’arte; tra l’altro la fermata degli autobus è piazzata, dopo la pedonalizzazione del piazzale, esattamente a ridosso della rotatoria stessa, il tutto a causare un cul-de-sac micidiale.

Gli “spazi commerciali” sono in uno stato di abbandono totale – bisognerebbe sapere a quanto la RFI intendeva affittarli – e dunque oramai senza alcuna attrattiva per eventuali commercianti.

Nessuna amministrazione pubblica, di qualsiasi colore, è riuscita nell’intento di riqualificare la zona – Campo Marzo è una latrina – che sembra scivolare ogni giorno più in basso: servirà a qualcosa la recinzione la cui installazione è prevista al termine dell’Adunata? La speranza è l’ultima a morire.

Tornando alla stazione come al solito ci si concentra sui “grandi progetti” – l’alta velocità che sventrerà la zona Ovest, per dirne una – a discapito di piccoli ma significativi interventi di riqualificazione vera.

Viene da dire che forse Antonio Fogazzaro aveva ragione a non volere la stazione a Vicenza: sembra davvero ce non ce la meritiamo.

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