13 Aprile 2021 - 8.56

EDITORIALE – LG: stop agli smartphone

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di Umberto Baldo

Nei giorni scorsi si è saputo che la coreana LG, marchio noto a livello planetario, dal prossimo 31 luglio uscirà dal mercato degli smartphone.
Non è una notizia da poco, perchè LG era arrivata ad occupare il terzo posto al mondo nelle vendite di cellulari, dietro a Samsung ed Apple, e tuttora occupa questa posizione negli Usa.
Il problema è che la quota di mercato di LG a livello globale è crollata al 2,2%, troppo poco rispetto al 18,8% di Samsung, al 14,8% di Apple, al 13,5% di Huawei, al 13,5% di Xiaomi, e dell’8,3% di Oppo.
E questo nonostante l’alto livello dei prodotti LG, che ad esempio fu la prima a produrre un telefono con tecnologia touch screen, che non ebbe un grande successo, diversamente da Apple, che la rilanciò con l’Iphone, imponendola definitivamente nel settore.
E’ chiaro che puoi produrre tutti i prodotti superlativi che vuoi, ma se non riesci a venderli prima o poi i conti piangono, ed infatti la decisione di LG è arrivata dopo ben 6 bilanci in rosso nel settore telefonia.
Sia chiaro che il marchio sparirà solo dagli smartphone, e l’azienda continuerà le altre produzioni, dalle smart tv all’elettronica.
L’uscita di scena dalla telefonia di LG, che sicuramente ha lasciato un segno nella storia del “mobile”, mi ha ricordato che questo non è il primo caso.
Altri marchi, altre aziende produttrici di telefonini un tempo diffusissimi, sono spariti nel tempo, soppiantati da altri.
E tutto questo nel breve lasso di tempo di cinquant’anni, perchè non dobbiamo mai dimenticare che questo è l’arco temporale che ci separa dal primo telefonino portatile.
Immagino che i millenials, e a maggior ragione i più giovani, possano essere convinti che il telefonino ci sia sempre stato. E sono sicuro che se gli dite che solo qualche decennio fa se volevi fare una telefonata dovevi usare un ingombrante apparecchio, spesso fissato al muro, e che non era possibile navigare in Rete, ascoltare musica, scaricare giochi, semplicemente perchè Internet non c’era, e gli smartphone erano al di là da venire, probabilmente vi guarderebbero strano, magari pensando che siete nati e vissuti nell’era dei Faraoni.
D’altronde è naturale che sia così!
Oggi è normale vedere un bambino di un paio d’anni che gioca con lo smartphone, anche perchè così sta buono e non disturba i grandi!
E stupisce noi “diversamente giovani” la facilità, oserei dire la naturalezza, con cui i pargoli interagiscono con lo strumento, senza alcuna incertezza, senza alcuna esitazione.
E non ditemi che non vi è mai capitato, di fronte a qualche applicazione diversa dalle solite, di dover chiedere aiuto ai vostri figli o nipoti.
I quali ignorano sicuramente che la storia dei telefoni cellulari inizia il 3 aprile 1973, con la prima chiamata fatta dall’ingegnere Martin Cooper di Motorola.
E che quel telefono pesava un chilo e cinquecento grammi, ed era grande quasi quanto un mattone (ci metteva 10 ore a caricarsi per poi offrire un’autonomia di 30 minuti).
Nel decennio successivo questi antesignani dei telefonini divennero un po’ più piccoli, ma non poi di molto, tanto che ricordo che chi se li poteva permettere (pochi dato il prezzo, attualizzato, di circa 9.000 dollari) li doveva portare in una borsa, perchè era impossibile tenerli in tasca.
Dati i costi, si intuisce che si trattava di un prodotto riservato ad una ristretta élite di imprenditori di successo, di manager, e comunque ai più ricchi, tanto da diventare in breve un vero e proprio status symbol da sfoggiare.
Nel 1989 entra in scena un altro produttore, la finlandese Nokia, che offre al pubblico il suo Mobira Cityman 900, un portatile del peso di “soli” 800 grammi (sic!).
Tra il 1990 ed il 1995 la tecnologia fece veramente passi da gigante, sia sulle dimensioni dei “device”, e quindi sulla loro portabilità, sia sulla durata della carica; e così il telefonino cominciò a diventare un prodotto diffuso anche fra i comuni mortali.
Ricordo ancora il mio primo portatile, un Alcatel One Touch Easy, che stava tranquillamente in una tasca, anche se per il peso di 200 grammi, e la forma “bombata”, non era certamente comodo come gli smarphone attuali. Adesso sembra impossibile, ma con quel telefono, come quasi tutti i telefonini di quegli anni, per avere una migliore ricezione bisognava estrarre un’antenna.
Ma era il mio primo portatile! Con tutto il senso di libertà che trasmetteva il poter chiamare da ovunque si fosse, anche se poi non era così vero, perchè le coperture risultavano ancora piuttosto limitate. E ricordo anche le “custodie” di questi primi telefonini, che andavano agganciate alla cintura, tanto che sembravamo tutti dei cow boys con la pistola al fianco.
Nokia si impose poi sul mercato con modelli estremamente funzionali, come il 6110 ed il successivo 3310, passato alla storia come il cellulare più indistruttibile mai fatto.
Nei primi decenni non c’erano molti produttori.
Di fatto il mercato se lo dividevano Nokia e Motorola, ma successivamente entrarono via via Sony, Ericsson, ed altri.
Di Motorola non si può dimenticare lo StarTAC, che si apriva in due, e che tracciò la strada dei cellulari a conchiglia. A seguire, nei primi anni 2000, il Motorola RazrV3, che, con 130 milioni di unità, fu il telefono a conchiglia più venduto del pianeta.
Arrivarono poi anche altri prodotti, come il Blackberry, il primo ad avere una tastiera fisica completa, particolare inusuale per l’epoca. Il Blackberry, che di fatto era un palmare in grado di fare anche telefonate, conquistò una precisa fetta di mercato, e sfoggiare un mod. 850 divenne un segno distintivo dell’utenza business.
Negli anni successivi, ormai nel nuovo secolo, il telefono divenne sempre più un oggetto di uso comune, ed è quindi inutile elencare i nuovi produttori che entrarono nel mercato, ed i modelli che si susseguirono a ritmo continuo.
Tutto ciò fino al 2007, l’anno in cui un telefono entra nella storia dei cellulari, cambiandola per sempre.
Il 2007 è infatti l’anno del primo Iphone, che con la sua tecnologia pionieristica ha modificato la nostra percezione dei telefonini.
Possiamo pensarla come vogliamo, amare od odiare Apple per quello che rappresenta, ma nessuno può negare che “esiste un prima ed un dopo l’Iphone”.
Prima del “Melafonino” non esistevano i touch screen, non c’erano le app., ma soprattutto non c’era ancora l’idea di un telefono capace di sbrogliare tutte quelle faccende che prima venivano demandate al PC o ad altri dispositivi specializzati.
Fu in fondo la realizzazione del grande sogno di un genio, Steve Jobs, che per primo comprese come un telefonino avrebbe potuto sostituirsi ai giornali, alle macchine fotografiche, alle videocamere, ai lettori mp3, alle piantine stradali, alle console giochi, e a quant’altro.
A ben guardare l’evoluzione del telefonino subisce una battuta d’arresto con l’avvento dell’Iphone, in quanto da allora gli smartphone, si somigliano tutti, o meglio somigliano tutti all’Iphone, soprattutto da quando sono entrati i cinesi, che si sono comunque accaparrati grosse fette del mercato globale, in particolare quello di fascia medio-bassa.
E adesso che bene o male uno smartphone ce l’abbiamo in tasca tutti, il problema è che, nonostante i numeri e i volumi di affari elevati, il mercato smartphone è vittima del suo stesso successo. E’ un mercato saturo e maturo, che vede i consumatori spostare sempre più in là nel tempo l’aggiornamento dei dispositivi posseduti, e di conseguenza i produttori fare i conti con un declino delle vendite, che interessa tutti in modo più o meno marcato.
Come succede sempre nel mondo del business, fatto di successi ma anche di fiaschi, abbiamo visto che molti dei marchi che fecero la storia del telefonino, da Nokia a Motorola a Blackberry, occupano ormai posizioni residuali sul mercato, e adesso LG esce definitivamente.
Ma molti di quei vecchi telefonini sono diventati oggetti di culto per gli amanti del vintage, o di coloro che vogliono che un telefono si limiti a “telefonare”.
Si potrebbe continuare a ragionare anche sugli effetti negativi di queste nuove tecnologie, soprattutto su giovani e giovanissimi, diventati sempre più dipendenti dal loro smartphone, incapaci di gestire i momenti vuoti, in perenne attesa di una notifica per sentirsi gratificati.
Ma questa è un’altra storia.
Umberto Baldo

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