29 Aprile 2016 - 12.23

EDITORIALE – Ma il Pronto Soccorso non è il Bar Sport

SB

Leggendo qua e là la pubblicistica di questi giorni vien da pensare a dove stiamo vivendo. Alzi la mano chi non è mai passato per il Pronto Soccorso di Vicenza, magari anche solo per un piccolo incidente domestico. E alzi la mano chi non ha mai avuto modo di lamentarsi per la fila che doveva fare perchè, è vero, uno dei nostri grandi vizi è il lamento automatico, qualche volta giusto, altre volte frutto più dei ritmi frenetici a cui siamo abituati e che tendiamo a riproporre dovunque andiamo.
Stavolta però è diverso, stavolta ci sono le persone a cui affidiamo la nostra salute, infermieri e medici, che con la nostra salute giocano come se si trattasse della partita a carte del Bar Sport. Non abbiamo ancora letto i verbali dell’indagine interna condotta dall’Ulss 6 e ci riserviamo di adoperarci per farlo, ma quanto è emerso in queste ore è inquietante. Da una parte si racconta che 2 medici e sei infermieri si sfidavano a chi infilava l’ago più grosso nelle vene dei pazienti in una chat di whatsapp chiamata “Gli amici di Maria”, dall’altra alcune organizzazioni sindacali smentiscono il fatto, l’indagine interna si conclude con censure e rimproveri scritti, Zaia chiama Mantoan e gli ordina di inviare gli ispettori per capire cosa effettivamente sia successo e manda le carte in Procura. Il DG Pavesi non sta in silenzio ma dichiara che i fatti sono gravi, Vincenzo Riboni, Primario del Pronto Soccorso non ha dubbi e chiede che i responsabili se ne vadano. Noi ci auguriamo che la richiesta di Riboni, medico senza frontiere in tutti i sensi, venga messa in atto senza che l’Ulss, la Regione o la Procura ci obblighino ad assistere al solito balletto già visto troppe volte in cui si trasforma una grave negligenza di alcune persone in battaglia politica o, peggio, occasione per consumare invidie, rancori, vendette o rappresaglie. E gli sviluppi della vicenda si allungano all’infinito tanto che quando poi si capisce cosa è effettivamente successo ce ne siamo dimenticati.
La fiducia nelle Istituzioni non è più scontata da tanto tempo, questa potrebbe essere l’occasione per recuperarne un po’ con provvedimenti netti ed esemplari. Come diceva Mao Tze Tung, “colpirne uno per educarne cento”.

a.a.

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