14 Maggio 2020 - 9.51

Autonomia veneta: sogno o realtà?

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Non so se la “Rete” possa costituire una valida base per la ricerca sociologica, ma certamente è utile per intercettare e capire quali siano gli orientamenti di gruppi di cittadini su un particolare problema.In quest’ottica sono state sicuramente interessanti le reazioni dei lettori di Tviweb all’editoriale di domenica scorsa dal titolo “Salvini e i lumbard bloccano l’ascesa di Zaia”.Si tratta di commenti che mostrano chiaramente tre cose.  La prima che Luca Zaia è un leader molto amato dai veneti, almeno a giudicare dai molti che ci hanno scritto; la seconda che la percezione della subordinazione della componente veneta della Lega a quella lombarda è molto diffusa; ed infine che la voglia di autonomia del Veneto è ancora molto viva, ed è sentita come un’esigenza imprescindibile.L’apprezzamento per Zaia è unanime fra quelli che si sono espressi, e credo bastino questi due soli messaggi per riassumere questo sentiment:  “Zaia è nostro e guai a chi lo tocca” e “ Zaia è nato per il Veneto, e resterà nel Veneto perchè lui non tornerà mai più a Roma”.Anche sul rapporto veneti-lombardi il giudizio è molto netto, e va dal “Come sempre veneti a testa in giù e obbedienti. Ma fino a quando? Un po’ di orgoglio? Mandare i lumbard a quel Paese?”, a “La spaccatura più bella di sempre; Veneto e Lombardia divisi. La meio roba de tute”, a “Noi veneti dipendiamo da Roma e come Lega dai lombardi, è per quello che non mi piace più la Lega, perchè è stata inventata dai veneti e rubata dai lombardi”.Ma secondo me è sul tema dell’autonomia che i lettori vedono in Zaia colui che può sbloccare l’attuale situazione di stallo.  Chiarissimi in tal senso i messaggi; dall’ “Autonomia al Veneto, e tutto il resto si fotta alla grande.. questo deve fare Zaia. Adesso come non mai a testa bassa come i tori.  Salvini pensa a farsi i cazzi suoi, del Veneto non gliene frega niente alla fine della fiera, solo i voti”.  E ancora  “Zaia deve arrivare a governare il Veneto autonomo”, “Grande Presidente a Roma ci mandiamo gli altri a cuocere, noi vogliamo l’autonomia”.Anche se non manca qualcuno che le speranze mostra di averle perse tutte, e scrive: “”Veneti tranquilli …. Che il  buco dove ve lo infilano da 25 anni è sempre quello.  Veneti svejeve..”.Ringraziandovi per averci voluto inviare i vostri pensieri, le vostre ansie, le vostre speranze, ed invitandovi a continuare a farlo, cerchiamo di fare qualche altra riflessione sul tema del futuro della Lega del Veneto e di Luca Zaia.Confermo che rimango dell’opinione che Luca Zaia non sarà il “Braveheart” del Veneto.    Zaia fin da ragazzo è stato uno dei leghisti più rispettosi delle “regole della casa”, regole da partito “leninista” non nei contenuti, ma sicuramente nella blindatura del capo, a maggior ragione se il capo è uno che non solo ha salvato la Lega, ma ha compiuto il miracolo politico di farla diventare il primo partito italiano.Ma si sa che in politica nulla sta mai fermo, per cui, se le condizioni mutassero, potrebbero mutare anche gli scenari, e di conseguenza gli approcci degli attori.In quest’ottica il tema della data delle prossime elezioni regionali può costituire  secondo me un “disturbo”, ma non un “casus belli”.Sappiamo che Zaia vorrebbe votare a luglio, anche per capitalizzare il consenso derivante dalla buona gestione della crisi da coronavirus, ma il “silenzio assordante” con cui il “capitano” ha affrontato la questione dimostra che sotto sotto preferisce andare alle urne più avanti, in una fase diversa da questa, che lo vede meno arrembante, meno “in tiro” rispetto ai tempi del Papetee.D’altro canto secondo la maga dei sondaggi Alessandra Ghisleri (Euromedia Reasearch) l’indice di gradimento di Zaia si attesta attorno all’80,5%, un valore  che, in rapporto alla popolazione, non è dissimile da quello della Cancelliera tedesca Angela Merkel.  Quindi, la riconferma a palazzo Balbi per il ragazzo di Bibano di Godega di Sant’Urbano non dovrebbe essere un problema.Diversamente ritengo che il tema che prima o poi, sicuramente dopo la fine della pandemia, ritornerà al centro del dibattito, sarà quello dell’autonomia differenziata. Anche dai messaggi che ci avete inviato si percepisce che quella dell’autonomia è una pentola che in Veneto continua a sobbollire.E questo “ribollìo” è comunque il segnale di un rigurgito del Veneto profondo, che si mescola probabilmente alla delusione di altri territori del nord. Sono passati dieci Governi e quattro referendum da quel 5 settembre del 1996, quando Umberto Bossi dichiarò l’indipendenza della Padania, e tra giravolte politiche, cambi ai vertici, centinaia di promesse non mantenute, si è alla fine tornati alla casella di partenza, come si fosse in un gigantesco gioco dell’oca.E’ ormai quasi un quarto di secolo che la Lega fa, disfa, promette, annuncia e poi non chiude mai su quello che era l’unico tema per cui era veramente nato il partito, l’autonomia dallo Stato centrale.   Magari non più secessione o indipendenza, ma autonomia si.Venticinque anni per arrivare alla fine all’attuale “prima gli italiani” di Matteo Salvini.  Cui il Poiana, il mitico disilluso imprenditore leghista impersonato dal padovano Andrea Pennacchi probabilmente risponderebbe “E chi se ne ciava dei foresti?”.D’altro canto non ci vuole certo Machiavelli per capire che Salvini non può e non vuole scontentare i neo elettori appena conquistati al centro-sud.  La Lega è ormai un partito nazionale e sovranista da Trieste a Trapani, ma sotto il Po l’autonomia differenziata viene percepita come la “secessione dei ricchi a danno dei poveri”.Come si vede il Capitano si trova di fronte ad una vera e propria “quadratura del cerchio”.E a dirla tutta credo che le disillusioni che si percepiscono dai vostri messaggi derivino dalla constatazione che la Lega è stata al Governo in varie fasi, da ultimo con il Movimento 5 Stelle, senza che nulla sia stato fatto per dare più autonomia alle Regioni del Nord. Nell’ultima campagna elettorale per le politiche Salvini ebbe a dichiarare: “ Se guiderò il Governo, con Luca Zaia non credo di impiegare più di tre minuti per concludere la trattativa”.   Di tre minuti ne sono passati parecchi da allora.Certo Salvini può dire  a sua discolpa che i “grillini”, vero partito del Sud, hanno fatto le barricate contro l’autonomia, ma è anche vero che a fronte del reddito di cittadinanza imposto dai 5Stelle, la Lega ha allora preferito puntare su “Quota 100” piuttosto che sull’autonomia differenziata.Comunque la si guardi, si vede che la coperta è corta, e non è facile che Salvini riesca nel tempo a tenere insieme l’elettorato del nord, infastidito e deluso dalle politiche centraliste ed assistenzialiste, e quello del sud affascinato dalla retorica sovranista.Ecco dove potrebbero aprirsi spazi politici nuovi.E chi è stato attento alle dichiarazioni di Luca Zaia nel corso delle sue conferenze stampa quotidiane sull’epidemia in Veneto, ricorderà che un giorno ha detto “en passant” che “non si illudano, dopo la fine dell’epidemia si riprende il discorso sull’autonomia”. Un programma o una minaccia?   Io propendo per un programma, perchè, lo ribadisco, un uomo dal pedigree politico e umano come Luca Zaia difficilmente potrebbe cadere nella tentazione dello scontro frontale con il Capitano”, al quale, cosa da non trascurare, deve l’elezione a Governatore del Veneto, a scapito di  Flavio Tosi.L’unica variabile potrebbe essere che il nuovo “Partito dei Veneti” ottenesse alle prossime regionali percentuali rilevanti, riportando non solo a parole, ma con i numeri, la “questione veneta” al centro del dibattito e dello scontro politico.Potrebbe non essere il classico “cigno nero”, perchè molti temi sono gli stessi della Liga Veneta degli albori, e questi nuovi “venetisti” sembrano determinati a riproporre certi “fanatismi”, certo “folklore”, proprio dove la Lega viaggia a percentuali bulgare, in Terra di San Marco.Ecco che a questo punto potrebbe, e sottolineo potrebbe, emergere il diffuso malessere di molti veneti, e farsi strada la suggestione anti-salviniana.  Che potrebbe trovare in Luca Zaia il nuovo punto di riferimento. Ed in tal caso tutti i nodi verrebbero al pettine, dalle frasi attribuite a Salvini tipo “La Lega è la Lombardia, il Veneto non esiste”, a piccole cose come il rilancio dei “Dogi”, la squadra di rugby veneta, da far partecipare al Torneo “Sei nazioni” assieme ai cugini gallesi e scozzesi. Fino ad allora ho l’impressione che chi caldeggia l’autonomia, sia pure differenziata, debba mettersi l’animo in pace, e realizzare che con i referendum, sia pure vinti al 93%, non si è arrivati da nessuna parte, e non si arriverà da nessuna parte. Ed al riguardo, come sempre, uno sguardo alla storia non fa mai male, perchè non sarà sempre “magistra vitae”, ma qualcosa ci insegna comunque.E la storia ci mostra che l’autoderminazione solitamente non si ottiene trattando a tavolino, ma con modalità meno urbane, più “ruvide”.  Cosa che al momento è pura fantasia, e che non è comunque da augurarsi. Forse sarà così anche per l’autonomia, destinata a rimanere un ectoplasma, un sogno, un fantasma, magari buono per essere utilizzato per l’ennesima volta nella prossima campagna elettorale.  Almeno fino a quando ci sarà qualcuno disposto a crederci, nei sogni.Ovviamente aspettiamo le vostre considerazioni!

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