1 Agosto 2021 - 13.45

Zaia e imprenditori veneti, sì al Green Pass e ai vaccini

Immaginate di essere un imprenditore veneto con dipendenti, piccolo o grande non ha importanza, quindi interessato ad intercettare la ripresa produttiva che sembra stia consolidandosi dopo l’annus horribilis 2020.O magari un genitore, sempre veneto, che ha visto crollare le competenze dei propri figli dopo mesi e mesi di Didattica a distanza, gestita magari da insegnanti con conoscenze informatiche inadeguate.L’imprenditore ovviamente vuole che la politica gestisca al meglio questa fase, evitando nuovi lockdown o zone rosse, e per questo è interessato alla buona riuscita della campagna vaccinale, in modo da scongiurare infezioni fra le proprie maestranze, con tutto quel che ne deriverebbe in termini di mancata produzione. Scontato quindi che condivida la proposta di Confindustria di prevedere l’obbligo vaccinale per i dipendenti, facendolo rientrare fra quelli di diligenza, correttezza e buona fede.Parimenti la mamma o il papà desiderano fortemente che il prossimo anno scolastico si svolga con gli alunni in presenza, e quindi vedono di buon occhio l’introduzione dell’obbligo vaccinale per il personale della scuola, e magari non sono neppure contrari all’estensione della vaccinazione anche agli adolescenti. Mi limito a questi due soli esempi, ma capite bene che potrei continuare ad elencare categorie favorevoli all’estensione dell’obbligo vaccinale, come d’altronde confermato da un sondaggio di Nando Pagnoncelli di un paio di giorni fa, che ha rilevato come il 66% degli italiani sia d’accordo con l’utilizzo del Green Pass.Non a caso ho sottolineato imprenditore o genitore veneti, perchè il Veneto è da decenni “terra di Lega”, e immagino il loro sconcerto nel vedere il grande capo Salvini dichiarare la sua contrarietà alla somministrazione obbligatoria del vaccino agli insegnanti, affiancare Landini contro la citata proposta di Confindustria, chiudere la strada ad ogni ipotesi di immunizzazione degli adolescenti, sostenere le proteste dei titolari delle discoteche, evitare di prendere posizioni chiare nei confronti della galassia No Mask, No Vax, No Green Pass.E’ del tutto evidente la strumentalità delle posizioni di Salvini, che si è vaccinato di recente, e di Giorgia Meloni, anch’essa fresca di iniezione. Ai loro occhi di leader politici che mirano alla guida del Paese, i “renitenti al vaccino” sono un “tesoretto” che vale 6 milioni di voti, quindi un numero che spiega, anche se a mio avviso non giustifica, le prudenze, le reticenze, e talvolta gli ammiccamenti.E, consentitemi, anche qualche “incidente”, e mi riferisco in particolare alla manifestazione No Green Pass tenutasi a Roma qualche giorno fa, alla quale hanno partecipato alcuni parlamentari leghisti di primo piano, quali il senatore Alberto Bagnai ed il deputato Claudio Borghi. Era scontato che tale iniziativa creasse malumori nella Lega, tanto da costringere il Capitano, incalzato da molti dei suoi, a specificare che “Non c’era la nostra adesione ufficiale”, senza però bacchettare i parlamentari in questione: “Siamo in democrazia, ognuno è libero di manifestare il proprio pensiero”.Pur senza voler fare della dietrologia un tanto al chilo, balza agli occhi che ci sia un certo “sfasamento” fra le posizioni del Capitano, e quelle di altri leader della Lega, Luca Zaia in testa, ma a seguire anche Massimiliano Fedriga.Che non hanno avuto alcun timore di mostrare il proprio dissenso sulla partecipazione di esponenti leghisti alla manifestazione romana.  Zaia con queste parole: “La Lega è sempre stata un partito di composizione sociale e culturale variegata, ci sta che qualcuno non la pensi come te. Detto questo, non mi risulta che il partito abbia deciso di rinnegare l’attività dei propri amministratori, presidenti e sindaci. Un discorso è discutere legittimamente sull’obbligatorietà, come fa il segretario Salvini. Altra cosa è farsi portatori di una linea in cui io assolutamente non mi identifico. E mi rifiuto di pensare che sia quella del partito”.Fedriga affermando: “Quella non è la mia piazza, io non sarei andato“.Credo sia importante soffermarsi su quel “..non mi risulta che il partito abbia deciso di rinnegare l’attività dei propri amministratori, presidenti e sindaci”.Perchè mostra chiaramente che per il Governatore veneto un conto è chi, come Salvini, rincorre voti a destra e a manca per tutta Italia, non disdegnando di fare l’occhiolino anche ai “talebani dell’antivaccinismo”, un conto chi, per ruolo istituzionale, è costretto a misurarsi ogni santo giorno con le insidie della pandemia a livello di sanità regionale.Credo che di tutto si possa accusare Luca Zaia, tranne di aver mai ceduto alla tentazione di blandire la galassia No vax.Chi ha l’abitudine di pranzare verso le 12,30, come chi scrive, e ha seguito per oltre un anno le dirette televisive quotidiane del Governatore, può testimoniarlo!Zaia fin dall’inizio si è impegnato senza risparmiarsi in una perenne compagna pro vaccini, utilizzando tutti i mezzi a suo disposizione per invitare i veneti ad immunizzarsi. Comprensibile quindi che, di fronte alla fiaccolata romana contro il Green Pass, a Luca Zaia sia saltata la mosca al naso, e si sia scagliato senza se e senza ma contro il clima che si sta determinando con le proteste No vax: “Parlo di un clima in cui è sempre più difficile compiere il proprio ruolo istituzionale. Siamo passati da una sanità pubblica che faceva le profilassi a scuola a un punto in cui è difficile fare un tampone perché veniamo accusati di infilare microchip nel naso dei bambini. Fare quello che abbiamo il dovere di fare sta diventando un problema”.  E ancora: “C’è poco da scherzare. Il tema della vaccinazione fa emergere questioni rilevantissime. Se invochiamo la libertà per qualsiasi cosa, perdiamo il minimo senso del bene comune. Oggi riguarda i vaccini, domani qualunque scelta di sanità pubblica. Eppure, noi per decenni siamo stati accompagnati da piani di sanità pubblica. La mia generazione la distingui perché sulla spalla ha la cicatrice della vaccinazione”. E finendo con i vaccini: “Le conoscenze per preparare un vaccino non sono quelle di 50 o 60 anni fa. Ma il problema vero è che in questo clima, se inventassero oggi la penicillina, avremmo i social pieni di gente che dice che una muffa non se la inietta. Qui sta saltando il patto sociale. E se succede è inevitabile che andiamo alla deflagrazione”.E’ evidente che, con un tal Presidente di Regione, diventa quasi impossibile per qualsiasi esponente della Lega nostrana il solo pensare di cedere alle posizioni dei No vax. Ed infatti, di rincalzo a Zaia, l’assessore Roberto Marcato è andato giù duro: “Essere contro la scienza è da Medioevo, ed è finito da qualche secolo. E poi diciamolo, fanno tanto rumore ma i No Vax sono sempre meno, la campagna vaccinale procede spedita…. La Lega è totalmente pro-vaccino, è l’unica arma che abbiamo per uscire da questo dramma. Anche Salvini ha fatto il vaccino, il messaggio è chiaro”.Sulla stessa linea anche il “filosofo” della Lega Marzio Favero, consigliere regionale, che ha definito il vaccino uno spartiacque culturale “fra chi pensa al bene della comunità, prendendosi la responsabilità delle proprie azioni, e chi alla comunità chiede solo di essere tutelato”. Al di là di tutto, al di là degli interessi elettorali, pur legittimi, io credo che abbia ragione Favero a parlare di “spartiacque culturale”, perchè di fronte alle notizie sempre più allarmanti che arrivano da moltissimi Paesi sulla cosiddetta “quarta ondata” innescata dalla variante Delta del Covid, ed alla crescita delle infezioni anche in Italia, ci troviamo di fronte ad un punto di svolta anche per i Partiti, che non possono più seguire le ubbie di chi afferma ancora che “il virus non esiste e chi si tratta di un complotto”, e che quindi devono effettuare una chiara scelta di campo sui vaccini, sull’eventuale obbligo, e sulle misure di contenimento quali il Green pass.Una scelta ormai ineludibile fra libertà collettive e libertà individuali.Al riguardo non c’è alcun dubbio che la Lega del Veneto, dichiarandosi pro vaccino, abbia deciso per la difesa di quelle collettive.Sarà interessante vedere se queste posizioni, in parte “disallineate” con quelle di Capitan Salvini, potranno alla lunga avere anche qualche sviluppo politico.Per spiegarmi meglio, se l’imprenditore od il genitore di cui parlavamo all’inizio, provassero sempre più disagio di fronte a certe posizioni di Salvini in chiave “nazionale”, potrebbero anche intravvedere in un leader come Luca Zaia il futuro della Lega in salsa veneta.Fantapolitica?Può essere, ma cosa volete, sotto questo cielo, “mai dire mai”.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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