10 Giugno 2015 - 11.46

VICENZA – Inizia la diaspora nel PD, escono in sei

luigi poletto

I nodi vengono al pettine e così le anime del PD (DS e Popolari, superata e resa confusa dalla corsa al renzismo di molti militanti ed esponenti politici) ha i suoi riflessi anche a Vicenza. Con una lettera dal titolo molto chiaro: «Fuori dal Pd. Nel mare aperto di un nuovo progetto», sei iscritti al partito hanno abbandonato. Si tratta di Luigi Poletto (dal 2008 al 2013 presidente del consiglio comunale), Keren Ponzo (candidata alle primarie per le legislative 2013), Matteo Cocco, Stefano Poggi, Angelo Turato e Gino Zanni. Poletto spiega che la decisione è stata resa ufficiale in questi giorni solo per non interferire sull’esito delle elezioni regionali. Non è ancora chiaro quale direzione prenderanno anche perché a livello nazionale i progetti di costituzione di un partito di sinistra sono ancora poco chiari. Civati, Landini o Fassina… si vedrà, di sicuro i sei vicentini non abbandoneranno la politica. Jobs Act, scuola, Italicum, Salva Italia, tutte questioni nelle quali, secondo gli esponenti uscenti, la Sinistra è stata vista come il nemico. L’idea ora è quella di aderire ad una sinistra nuova, multietnica, multiculturale e multireligiosa che abbia come obiettivo (si legge nella lettera) “l’estensione dei diritti civili e la centralità dell’ambiente completano gli architravi progettuali di una Sinistra 3.0, del terzo millennio, a cui crediamo e daremo una mano”. Gli ammutinati ascrivono il momento di rottura ad un cambiamento genetico del partito (vedi Renzi) “diventato l’ultima incarnazione del moderatismo italiano. In quest’ultimo anno e mezzo è stata scientemente pianificata una strategia di liquidazione del Pd per come l’avevamo pensato, costruito e anche amato cambiandone il Dna e trasformandolo in una “cosa” del tutto diversa dalle originarie ambizioni e ragioni». In sintesi, gli «ingredienti della mutazione genetica sono la concentrazione del potere nella figura del “segretario-presidente del Consiglio” che è delitto contestare. C’è poi la mutazione del Pd da partito di tutte le famiglie progressiste italiane in “Partito pigliatutto” e in “Partito della Nazione” in cui i ceti dominanti e privilegiati hanno realizzato un completo assoggettamento. Oltre alle continue violenze verbali, forzature e irrisioni nei confronti di chi dissente». Non da ultimi, si inseriscono «la perdita di ogni principio di criticità, la fagocitazione del Centro e la disinvoltura con cui in molte realtà territoriali si è accettato, lusingato, cercato l’elettorato di destra e anche i ceti dirigenti della Destra”.
Redazione Tviweb

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