15 Aprile 2020 - 9.36

Un lento ritorno alla normalità

Ormai viviamo quasi alla giornata in attesa che il temporale passi, ed anche se i contagi da CORONAVIRUS sembrano effettivamente in diminuzione dobbiamo al tempo stesso essere consapevoli che la ripresa dalla pandemia sarà molto lenta, graduale e probabilmente costellata da focolai di ritorno.

I più anziani forse si ricorderanno che anche dopo la guerra il mondo non era più lo stesso, la ripresa fu lenta il lavoro principale era quello della terra finché non si fece largo una piccola rivoluzione industriale.

Ovvio oggi si parla di emergenza sanitaria e non di conflitti bellici, però per certi versi gli effetti sono simili, ricordiamoci che oggi ad esempio siamo circa 6,5 miliardi di persone quasi tre volte la popolazione esistente nel 1918, quindi anche un’influenza aggressiva potrebbe uccidere molte più persone rispetto ad una guerra che ha caratterizzato lo scorso secolo.

D’altronde le malattie infettive più o meno create dall’ingegno o dalla malvagità dell’uomo sono i killer numero uno dell’umanità. Come in questo caso l’arrivo di una pandemia può cambiare il mondo nel giro di una notte, sapendo che il vaccino non lo si può preparare in pochi giorni, e con il rischio che solo le zone più ricche del pianeta potrebbero avere accesso ai vaccini, sapendo inoltre che la produzione di un vaccino può iniziare solo dopo che la pandemia è scoppiata in quanto la struttura di un virus cambia in fretta.

Ci saranno importanti ripercussioni sulla società, sull’economia e sui comportamenti delle persone. Se ad oggi l’unica certezza evidente è il costo di molte vite umane, difficile prevedere con esattezza cosa succederà nel prossimo futuro, perché rispetto alle pandemie che hanno caratterizzato nei secoli la storia del nostro pianeta, questo evento è unico, nuovo ed inserito in un mondo contemporaneo caratterizzato dalla globalizzazione.

Una ripresa che sarà lenta, graduale e per certi versi incerta, con il rischio per assurdo di non esserci finché il VIRUS non sarà sconfitto e l’emergenza sanitaria rientrata. Sono considerazioni semplici ma evidenti. Di contro chi andrebbe al ristorante sapendo che c’è ancora una pur minima possibilità di contagio.

Non da escludere a priori la necessità che ogni nazione debba prevedere un piano di sopravvivenza solo con le proprie risorse per un periodo più o meno lungo, sempre che l’Unione Europea si convinca andar oltre le singole convinzioni mettendo a disposizione liquidità ed un piano straordinario d’investimenti, capendo che in questo momento c’è bisogno di tutto tranne di austerità ed egoismi nazionali.

Emergenza economica ed emergenza sanitaria vanno gestite insieme. Sono comuni denominatori di tutti i paesi colpiti dalla pandemia, e sono inevitabilmente degli obiettivi legati tra loro. Bisogna in questo periodo garantire la sopravvivenza finanziaria di tutte le famiglie e le imprese messe in difficoltà dal COVID-19 senza se e senza ma, assicurando la massima serenità possibile per evitare comportamenti incontrollabili.

Le famiglie devono poter contare sulla stabilità che hanno sempre avuto, anche attraverso strumenti straordinari come per assurdo un assegno “ COVID” commisurato al reddito dichiarato nel 2019 magari con un tetto.

Alle aziende bisogna assicurare la sopravvivenza, evitando che licenziano i dipendenti concedendo in forma automatica la cassa integrazione, concedendo prestiti a tasso zero in rapporto ai fatturati dichiarati nel 2019, dando loro la possibilità di ricorrere alla moratoria delle loro scadenze, fiscali, bancarie, previdenziali, assicurando loro mezzi finanziari per i prossimi mesi.

Ci sarebbe ancora molto da scrivere ma ovvi motivi di spazio ci fanno chiudere l’argomento con due semplici, personali e per certi versi banali considerazioni.

La prima, utilizzando una metafora calcistica comprensibile a molti. Tanta tristezza. Come già detto non stiamo giocando il derby d’Italia tra Juventus ed Inter ( ed il cui risultato essendo chi scrive giuventino è scontato). Ci stiamo giocando la finale di coppa del mondo. Al di là delle singole ragioni, molti nostri politici non si rendono ancora conto di questo, protetti dai loro privilegi.

La seconda, vuole essere una provocazione. Le emergenze nascondo anche delle opportunità. Opportunità di lavoro e di guadagno per molte imprese, anche e soprattutto per quelle illecite. Come per i mercati finanziari non è priorità fotografare la crisi ma bensì prevederla, le organizzazioni criminali come la borsa anticipano sempre le cose e sicuramente stanno già pianificando come sfruttare l’attuale emergenza e gli aiuti che saranno messi in campo.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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UNICHIMICA

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