13 Febbraio 2024 - 11.47

Troppi scrittori, pochi lettori

Da quanto tempo non entrate in una libreria?

Quando abitavo ancora a Padova spesso all’uscita del lavoro era mia abitudine andare a respirare l’odore della carta e dell’inchiostro fresco.  

Dopo una giornata di impegni mi piaceva rilassarmi, aggirarmi fra gli scaffali,  toccare le ultime novità, e magari anche qualche vecchia edizione.

Onestamente non lo faccio più, anche perché, confesso, da anni ho scoperto Kindle Unlimited di Amazon. 

Cosa volete, è più comodo; scarichi, leggi, restituisci, tutto con pochi gesti, e per di più con il grande vantaggio di portarti dietro un’intera biblioteca racchiusa in meno di 300 grammi di peso.  

Certo non ha il fascino della carta stampata, ma volete mettere il poter viaggiare leggeri, senza più riempire valigie di libri ogni volta che ci si sposta.

Dopo tanto tempo mi è capitato di entrare nei giorni scorsi in una libreria, accompagnando mia moglie che doveva scegliere un libro da regalare ad una sorella per il compleanno. 

Sono rimasto letteralmente basito di fronte al numero dei volumi esposti.

La prima impressione è che al giorno d’oggi tutti, ma proprio tutti, vogliano scrivere un libro; politici, attori, giornalisti, influencer, sportivi, dietologi, infettivologi, cuochi, preti,  maghi, pornostar, e chi più ne ha più ne metta.

Sembra quasi che avere un libro in vendita in libreria sia la definitiva consacrazione del successo, mentre forse costituisce il top del narcisismo (e lo dimostra il fatto che molti titoli in realtà siano pseudo-biografie mascherate).

Credo si tratti di un retaggio dei secoli passati, in cui erano veramente pochi quelli in grado di scrivere un libro “di contenuto”, e per questo erano come circondati da una specie di aureola di “depositari del sapere”.

Lo stesso meccanismo per cui allora, per affermare che un fatto fosse assolutamente vero, si usava dire: “Ciò, l’è scritto sul giornale!”.

Viene da chiedersi: ma veramente i libri sono tutti scritti da coloro che poi campeggiano con nome e cognome nelle copertine?

Qualche dubbio è legittimo, perché navigando un po’ in rete si scopre che esistono numerosi siti che si offrono per “aiutare” gli aspiranti scrittori di mettere nero su bianco le loro opere.

Si parla apertamente di “tariffe”, di scrittori professionisti e ghostwriter (quelli che “scrivono un libro per te”, come si pubblicizzano)  di self-publishing, e anche di case editrici a pagamento.

Come dicevo, passeggiando all’interno della libreria, di fronte a quella “cornucopia” di titoli e libri, non ho potuto non pensare che l’Italia è diventata un popolo di scrittori, ma con sempre meno lettori.

Avete idea di quanti titoli sono stati stampati nel 2022?

Ve lo dico io: 83.950 (dati ufficiali).  

Nel 1980, tanti per avere un’idea furono 15.790.  Un vero boom si ebbe nel 2019 con 86.475, per ovvi motivi.

Basta fare una semplice divisione per scoprire che per il 2022 sono stati 230 titoli al giorno, sabati e domeniche comprese (le case editrici attive sarebbero 2.225). 

Perché questa crescita esponenziale?

Probabilmente si pubblicano più titoli perché c’è una correlazione tra numero di uscite e libri comprati: nel senso che più crescono le prime, più crescono le seconde. 

Si tratta della medesima logica dei supermercati!

Questo è vero in particolare nel nuovo ecosistema tecnologico: il commercio elettronico da una parte, e la stampa digitale dall’altra, che insieme all’ottimizzazione della distribuzione, consentono di rendere redditizio anche un libro che vende poche centinaia di copie (e stando a certi report sono la maggioranza).

Non trascurate infatti che, secondo l’AIE la tiratura media di un libro in Italia nel 2019 è stata di 2.112 copie (nel 1990 era oltre 5.800 copie); e oltre tutto tiratura non è sinonimo di vendita.

Ma chi dovrebbe leggerli tutti questi titoli?

Stando ad un recente studio di Nomisma-Confesercenti, negli ultimi 11 anni il numero dei lettori è passato dal 46,8% del 2010, al 40,8% del 2021.

Fra questi un lettore su due nell’ultimo anno ha letto tra i due ed i cinque libri, prediligendo soprattutto  gialli (58%) e thriller (52%).

Una curiosità: se nell’anno del lockdown era aumentato il contributo dell’on-line, dal 2021 si registra al contrario un aumento delle vendite di libri in carta (in valore), tendenza confermata anche negli anni seguenti.

Precisamente i “NON lettori”  in Italia sono ben oltre i 30 milioni.  

Considerando la serie storica dei dati, dal 1998 i cittadini che leggono almeno un libro all’anno sono sempre stati ben al di sotto della metà della popolazione.

Non stupisce quindi se ogni anno abbiamo tonnellate di libri invenduti.

Se volete qualche numero, il 20,8% degli operatori del settore dichiara giacenze per oltre la metà dei titoli pubblicati.    Tale quota è maggiore per i micro editori (24,3%) e per i piccoli editori (16,6%), mentre è molto contenuta per i medi (8,3%) e per i grandi editori (2,9%).

Tornando alla libreria, guardandomi attorno ho riscontrato che la clientela era composta da me e da mia moglie.

Pazienza, ho pensato, sarà un caso!  In altri momenti magari faranno a pugni!

Riassumendo; aumentano gli utenti social, chiudono le edicole e anche le librerie, ma scherzando un po’, ora che abbiamo quasi più scrittori che lettori, uno sarebbe portato a pensare in un miglioramento generale nell’uso della lingua italiana.

Invece basta frequentare un po’ i social per leggere cose inaudite, piene di errori grammaticali e di ortografia (sulle cause, a partire dalla scuola, si potrebbe scrivere appunto un’enciclopedia).

E purtroppo ormai una certa dose di “refusi” (chiamiamoli così per non infierire) sono tollerati finanche nei giornali più paludati, e spesso anche nei libri che scarico su Kindle (vuol dire che nessuno ha più l’abitudine di rileggere quel che scrive, e che evidentemente anche nelle case editrici i “correttori di bozze” sono ormai un optional).

Concludendo, si fa per dire data la vastità del tema, quando ascolto le vibranti orazioni a favore del libro e della lettura, a fronte dell’inflazione di titoli, e scusatemi della pochezza di certi contenuti, mi chiedo come si possa esaltare a priori un contenitore a prescindere da quello che c’è dentro, come se per diffondere le piante si facessero campagne a favore dei vasi.

Certo non si può pretendere che tutti i nuovi titoli siano dei capolavori, perché ci sono anche le letture di evasione, ma il problema, come accennato all’inizio, è che non tutti gli autori sono all’altezza, e non basta essere un Vip, o essere stato all’Isola dei Famosi, o aver partecipato al Grande Fratello, per diventare d’emblée un Manzoni o un  Verga.

Ma alla fine un modo di difendersi c’è sempre; astenersi dall’acquisto.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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