25 Luglio 2022 - 12.31

Sonni agitati per gli “onorevoli”. Ma non per il caldo!

di Umberto Baldo

In queste notti tropicali fate fatica a prendere sonno? La vostra camera sembra un girone infernale, e purtroppo non avete il climatizzatore? O magari lo avete, ma la paura delle bollette che inesorabilmente arriveranno vi consiglia di tenerlo spento?

So che la cosa non vi consolerà, ma sappiate che a rigirarsi nel letto senza pace ci sono anche un migliaio di persone che problemi di caro-bollette certamente non ne hanno, ma che sono in ansia perché non sanno se fra un paio di mesi potranno ancora fregiarsi del titolo di “onorevole” o “senatore”, o dovranno tornare al più anonimo “Signora” o “Signore”.

Uno potrebbe tranquillamente dire: sai quanto me ne frega!

E avrebbe anche ragione, ma credetemi che per coloro che hanno provato l’ebbrezza di Montecitorio o di Palazzo Madama il solo pensiero di non poterci più entrare, se non in visita guidata, rappresenta un incubo da perderci appunto il sonno.

Ho potuto toccare con mano in anni lontani quanto sia convulsa in un qualsiasi Partito la fase in cui si predispongono le liste.

Ambizioni, ricatti, tutto veniva messo in campo per assicurarsi una candidatura sicura!

E figuratevi che parlo di anni in cui fra Camera e Senato c’erano ben 945 seggi di assegnare, ben 945 culi da postare.

Immaginatevi adesso che i seggi sono di fatto dimezzati, e alla Camera i posti sono 400, ed al Senato 200.

Chissà se i Robespierre all’amatriciana pentastellati voterebbero ancora la riforma costituzionale, da loro imposta, che ha appunto quasi dimezzato i ranghi delle due Camere!

Certo quando la proposero erano ancora freschi del trionfo elettorale del 2018, e nulla faceva presagire che nel giro di soli quattro anni il Movimento avrebbe subito quell’involuzione che assomiglia tanto ad una fase pre-agonica.

E non avrebbero certo immaginato che proprio quella riforma della Costituzione, unita comunque al calo dei consensi, avrebbe reso proibitivo per buona parte di loro il ritorno al Parlamento.

Ma per il M5S il problema è aggravato anche dalla regola interna che vieta la ricandidatura dopo due mandati, che rischia di mettere fuori gioco buona parte dell’attuale classe dirigente del Movimento, da Fico a Crimi, da Bonafede a Fraccaro, da Toninelli a Taverna, ecc.

Ricorderete certamente che su questa regola si battaglia da anni all’interno del M5S, fra coloro che la considerano un totem intoccabile (ribadito in questi giorni dall’ “elevato” Beppe Grillo), e coloro che sarebbero invece favorevoli ad ampie deroghe, e non è difficile immaginare che fra questi ci sono quasi tutti quelli che i due mandati li hanno già alle spalle.

I tempi stringono, in quanto le liste dovranno essere depositate fra una ventina di giorni, e ciò non fa che alimentare l’ansia di “color che son sospesi”.

Inutile fare ora previsioni fra chi entrerà nelle liste e chi no, tanto i media ci terranno aggiornati quotidianamente delle lotte intestine ai partiti.

Certo, per tornare al tema iniziale, è comprensibile che lo shock da perdita del “posto al sole” sia di quelli pesanti da superare. Anche perché è opinione diffusa fra la gente che fare il parlamentare, il giornalista ed il sindacalista, sia comunque meglio che lavorare.

E lo dimostrerebbe un messaggino su WhatsApp di Paola Taverna ai colleghi, riportato dalla stampa, in cui la Senatrice grillina scrive “E ora che faccio?”

Certo il dramma c’è tutto! Passare dai fasti di Vice Presidente del Senato, con stipendio e prebende correlate, e soprattutto lo status di “onorevole”, per tornare al poliambulatorio di analisi cliniche dove lavorava prima dei due mandati parlamentari, e roba da portare ad un disturbo post traumatico da stress.

E lei almeno un posto di lavoro cui tornare ce l’avrebbe (ammesso che come spesso accadde non le trovino un posto al Partito); ma cosa dovrebbero fare allora i molti che come prospettiva immediata non avrebbero che il reddito di cittadinanza (sembra quasi una nemesi storica).

Comunque vada, per Giuseppe Conte le prossime due settimane saranno un vero Viet Nam.

Ma se i grillini piangono, non crediate che gli altri possano ridere; anche per gli altri Capi Partito si prospettano due settimane di fuoco, ed ogni no che dovranno pronunciare avrà per gli esclusi lo stesso suono della lama della ghigliottina.

Anche in altri Partiti vige la regola del numero massimo dei mandati, tre per il Pd, e quattro per Forza Italia.

Ma a testimoniare la sostanziale immobilità delle classe politica italiana basta dire che personaggi come Piero Fassino e Barbara Pollastrini hanno già alle spalle sei di mandati, Roberta Pinotti cinque, e Marianna Madia tre (a soli 41 anni sic!). Non sarebbe il caso di fare spazio ad altri?

Un forte restyling è previsto anche in Forza Italia, mentre l’unica forza politica che non dovrebbe avere difficoltà a compilare le liste dovrebbe essere Fratelli d’Italia, dato che i sondaggi la danno da tempo in crescita esponenziale, e di conseguenza dovrebbe portare in Parlamento più eletti dell’ultima volta.

Anche la Lega dovrà fare la sua cernita fra i candidabili, ed al riguardo è diffusa la curiosità se il Capitano se le sentirà di escludere dalle liste, ed io dico da un posto sicuro, il fondatore del Partito Umberto Bossi.

Si tratta di un simbolo ovviamente, ed una eventuale esclusione del Sènatur sarebbe il segnale inquivocabile che la Lega di Salvini avrebbe definitivamente strappato con la Lega delle origini.

Ricordo che stiamo parlando di liste, non di programmi.

E poiché la politica è quasi sempre fatta di parole, va sottolineato che in questa manciata di giorni che ci separano dalla presentazione delle liste, quelli che contano sono invece i numeri ed i nomi.

Con l’aggravante che la riduzione dei seggi ha portato giocoforza al ridisegno dei collegi, che ora hanno confini diversi da quelli precedenti, con la conseguenza che quelli che prima erano collegi “sicuri” diventano insidiosi, e viceversa.

Solo per fare un esempio a noi vicino, i Parlamentari veneti che oggi sono 50, saranno 18 in meno alla Camera e 8 in meno al Senato.

Capite bene che, con questa nuova geografia elettorale, le riunioni di coalizione per decidere le candidature verranno ad assumere i toni di una Armageddon, e per molti nomi illustri della politica veneta potrebbe cominciare un’altra vita, anche se mandare in pensione big uscenti come la Casellati o De Poli sarà molto molto arduo.

Si comprende quindi perché le loro notti siano attualmente molto agitate, e piene di incubi. E non per il caldo!

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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