20 Dicembre 2017 - 10.25

SCHIO – Il liutaio magico vive qui

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Quando si dice un vero e proprio “talento venuto dal basso”. È la storia di Pierluigi Cazzola, artigiano liutaio sopraffino di Schio, che da 35 anni, con le sue mani, dà vita a bassi elettrici d’eccellenza, conosciuti e apprezzati in tutto il mondo. Un’avventura eccezionale, che ha portato i bassi Laurus nelle mani di strumentisti, band e orchestre di fama internazionale: dai Pooh ai Buena Vista Social Club, da Lucio Dalla a Chick Corea. Storia che è stata raccolta in un libro dal titolo “LAURUS, Lo Stradivari dei bassi”, curato da Andrea Fogarollo, presentato lo scorso sabato nella Sala degli affreschi di Palazzo Toaldi Capra, a Schio. L’amore per la musica è iniziato presto. Già all’età di 10-11 anni, Pierluigi – soprannominato dagli amici “Piero” – si divertiva a strimpellare con la chitarra con una piccola band. All’epoca le disponibilità economiche erano quelle che erano, così Piero e i suoi compagni si arrangiavano con strumenti musicali “di fortuna”, spesso ricavati da materiali di scarto: batterie costruite con i fustini del detersivo, chitarre smontate e rimontate centinaia di volte, per sperimentarne i suoni e capirne le meccaniche, e finti-amplificatori, agghindati con retine in metallo posticce, come quelli delle grandi marche, per sembrare più professionali e credibili. Ben presto però, il gioco si è fatto serio, e la passione di Pierluigi si è trasformata in una professione, o meglio, in un’arte. «L’avventura è iniziata a Schio, in vicolo della Campana, negli ex uffici della storica filatura Lora, che a sua volta sorgeva negli edifici di una caserma napoleonica del Seicento – ricorda Pierluigi. Eravamo io, all’epoca senza lavoro, e un mio amico, Flavio, che aveva l’hobby delle cornici per quadri: con le cornici ci mantenevamo, mentre io, nei ritagli di tempo, mi cimentavo nella costruzione dei bassi». «Quando, dopo solo pochi anni, Flavio fu costretto a mollare, per motivi famigliari, io colsi l’occasione e decisi di dedicarmi completamente a quello che amavo di più: costruire bassi. E così, nel 1982, nacque Laurus». Come recita l’anteprima, il libro ripercorre la storia della liuteria Laurus, attraverso i più importanti modelli prodotti e gli artisti più famosi che li hanno utilizzati. Trentacinque anni di attività, di ricerca, di passione, di continui miglioramenti.Un percorso, quello di Pierluigi e della sua impresa, fatto di successi, sperimentazioni, innovazioni tecniche. Ma anche di fatica, sudore, ricerca continua. A contrassegnare il passo, le caratteristiche peculiari che hanno contribuito a iscrivere questa storia nel solco della grande tradizione liutaria italiana: cura del dettaglio, creatività, personalizzazione, materiali di altissima qualità, finiture di pregio. «È stato un onore e un piacere collaborare alla stesura di questo libro – afferma soddisfatto Pierluigi. – Quando raccontano una storia che parla di te, la tua storia, significa che nella vita hai fatto qualcosa, si spera qualcosa di buono. Penso che in fondo sia proprio questo il senso del nostro lavoro, della nostra “impresa”». «I bassi elettrici Laurus sono interamente realizzati a mano, seguendo e rispecchiando le regole fondamentali e la tradizione dell’arte italiana del costruire e modellare strumenti a corde. Dopo 35 anni, continuo a credere che il segreto di Laurus stia nel piacere con cui ci dedichiamo costantemente alla ricerca e alla sperimentazione. Siamo davvero mossi da uno spirito autentico in ciò che facciamo. Per questo mi piace l’idea che il nostro lavoro si avvicini quasi al concetto di “missione”». I bassi prodotti dalla Laurus sono oggi conosciuti in tutto il mondo e costituiscono un vero e proprio fiore all’occhiello per l’intero settore italiano della produzione artigianale di strumenti musicali. «Per noi la soddisfazione più grande è vedere i nostri strumenti tra le mani di bassisti di tutto il mondo: dai palchi dei festival internazionali, ai conservatori musicali, fino alla televisione, con l’orchestra della RAI. Ci piace costruire bassi che abbiano “un’anima”, per questo non ce n’è uno che suoni uguale a un altro – conclude il liutaio.  

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