4 Agosto 2023 - 9.01

Quello che si chiede: “Val la pena pagare le tasse? Tanto poi Salvini ce le rottama…”

Umberto Baldo

Ieri stavo scambiando quattro chiacchiere con un amico e, come spesso succede, siamo finiti a parlare di tasse.

Il mio amico ad un certo punto mi ha raccontato che alcuni suoi conoscenti, ragionando sullo stesso tema, avevano finito per chiedersi: “ma val la pena pagare le tasse?  Tanto poi Salvini ce le rottama..”

Buttata là così potrebbe sembrare una battuta di un fine serata rilassato fra una chiacchiera ed una birra, ma se ci pensate bene il quesito racchiude in sé il dilemma che molti italiani si pongono: vale a dire se sia conveniente non pagare le tasse, evadere alla grande, sicuri che i politici prima o poi (purtroppo più prima che poi visto l’andazzo degli ultimi anni) un condono te lo offriranno sempre.

Guardate, non mi metterò qui a discettare sull’eticità dell’obbligo fiscale, sul fatto che io considero chi evade un vero e proprio delinquente che sfrutta i servizi forniti dallo Stato e pagati dai cittadini onesti.

Mi auguro che, a meno che non siate evasori incalliti e irrecuperabili, anche voi concordiate con questa mia valutazione. 

E a scanso equivoci voglio anche mettere le mani avanti, nel senso che essendo in dirittura d’arrivo in Parlamento la “Legge delega sul fisco”, che dovrebbe secondo il Governo stravolgere le regole (riduzione aliquote, rapporti con l’Agenzia delle Entrate, velocizzazione e quant’altro) credo sia doveroso non fidarsi delle interpretazioni, spesso interessate, se non malevole, che compaiono sui media, per aspettare il testo che verrà approvato dall’Esecutivo, e che avrà a quel punto forza di legge. 

L’Italia è infatti diventato il Paese dei “si dice”, degli annunci poi smentiti, addirittura dei decreti legge approvati “salvo intese” (sic!), per cui meglio attenersi al vecchio adagio “carta canta e villan dorme”.

A riguardo della delega mi sembrano interessanti le dichiarazioni del deputato di Italia Viva Luigi Marattin, che ha votato a favore: “La delega fiscale è in totale continuità col governo Draghi. Su cosa? Dalla semplificazione dell’Irpef alle modalità di abolizione dell’Irap, dalla riduzione del numero di aliquote Iva all’intervento sull’Ires, dalla mensilizzazione opzionale del pagamento delle imposte da parte degli autonomi alle microtasse, dalla codificazione al superamento della distinzione tra bilancio civilistico e bilancio fiscale, passando per la semplificazione della tassazione dei redditi finanziari”. 

Quindi, secondo l’esponente renziano, Giorgia Meloni avrebbe fatto un copia e incolla dalla legislatura precedente.

Francamente non mi sento in condizione di esprimere un giudizio compiuto, ed ecco perché ribadisco che è imprescindibile aspettare pazientemente il testo di legge definitivo.

Ma se devo andare “a pelle”, non sono del tutto convinto che il sentiment di Mario Draghi sulle tasse coincida con quello degli esponenti di punta dell’attuale Esecutivo. 

Non me lo vedo proprio SuperMario parlare delle tasse come “pizzo di Stato”, come ha fatto la Meloni durante un comizio a Catania, e tanto meno me lo vedo, come ha fatto Salvini, chiedere l’ennesima “pace fiscale”, giustificandola col fatto che “milioni di italiani sono da anni ostaggio del fisco”.

Ostaggi del Fisco?   Pizzo di Stato?

Ma scherziamo?

Qui a parlare sono le massime autorità di Governo, il Premier ed un Vice premier, personaggi che a mio avviso dovrebbero stare ben attenti a quello che dicono, perché  le loro parole si trasformano in immediati messaggi per i cittadini. 

E questi messaggi, passatemi la similitudine, hanno la stessa valenza di un “future” nel mondo finanziario, cioè detta in modo semplicistico di una scommessa sul futuro.

Nel senso che, tornando al dilemma degli amici di cui parlavo all’inizio, se Salvini insiste nel riproporre l’ennesimo condono (perché pace fiscale è solo un’espressione che addolcisce il termine condono), un cittadino contribuente potrebbe cioè scommettere su una futura “pace fiscale”, decidendo di non pagare le tasse dovute. 

Non so se, lanciando questi messaggi, i nostri Demostene di Governo si rendano conto che, continuando ad allargare il perimetro dei “salvati”, in nome della “pace fiscale” e in odio al “pizzo di Stato”, tradiscono il ceto medio, cioè una parte cospicua del loro blocco sociale di riferimento, quello che però le tasse le paga veramente perché composto da dipendenti e pensionati, soggetti alla “trattenuta alla fonte”.

E parimenti parole simili colpiscono gravemente sia l’etica pubblica, appunto perché frustrano il civismo degli onesti, sia la finanza pubblica, perché riducono le entrate dell’Erario. 

In altre parole a me va benissimo se si parla di “Fisco amico”, semplificando ed alleggerendo il carico monetario e burocratico, ma il rischio vero, blandendo e lisciando il pelo alle partite Iva, agli autonomi, ai tassisti, ai balneari ed in generale alle categorie meno fedeli all’obbligo fiscale, è quello che si finisca per arrivare ad un “Fisco complice”, il che scusatemi la brutalità sarebbe alla lunga un vulnus per la democrazia.

Come vi ho detto, ho volutamente cercato di non commentare le anticipazioni di stampa sulla delega in corso di approvazione al Parlamento.

Ma su un punto mi è difficile tacere; quello che, a quanto trapelato, prevede di togliere il carcere per gli evasori. 

Nel senso che se il contribuente-evasore verserà integralmente al fisco quanto dovuto, il reato verrà estinto e lui prosciolto. È una logica che il sistema conosce da tempo: se ripari l’offesa nelle fasi iniziali del processo, lo Stato rinuncia a perseguirti.

Capisco la logica di non voler intasare i Tribunali, ma non nascondiamoci dietro ad un dito. 

Messa così sembra quasi un’istigazione ad evadere: se anche si viene scoperti, ci si può difendere fino al primo grado, confidando magari nella prescrizione del reato, e, se proprio va male e si è condannati, si può fare appello, e prima della fine del giudizio accedere al condono (pardon Pace fiscale).

Spero che qualcuno meno “pacifista” suggerisca che almeno si limiti questa possibilità di accedere alla “pace fiscale” (sic!) solo fino al primo grado, e non fino all’Appello, quando lo Stato ha già impiegato inutilmente mezzi e risorse per accertare fatti e responsabilità.

Detta in altri termini mi chiedo: ma nell’Italia dei 110 miliardi di evasione e del record europeo dell’Iva non pagata, e dopo una legge di bilancio che ha già introdotto 11 nuove sanatorie tributarie, si sente veramente il bisogno di introdurre lo stop alle sanzioni penali sulle dichiarazioni infedeli delle imprese solo perché collaborano con il Fisco?

Cosa volete, mi stupisco sempre che i reati tributari in Italia non suscitino allarme sociale, perché le cause di non punibilità di cui si parla non riguardano i piccoli evasori, ma reati tributari di una certa gravità, puniti da 6 mesi a 2 anni, tipo  l’omesso versamento dell’Iva oltre i 250 mila euro per periodo d’imposta, o da parte del sostituto d’imposta di ritenute dovute o certificate per 150mila euro, o portando a indebita compensazione crediti non spettanti oltre i 50mila euro.

Oltre a tutto va considerato che, in base agli ultimi dati forniti dall’Agenzia delle Entrate al Parlamento, ad aderire alla rottamazione delle cartelle sono stati meno contribuenti del previsto, che spesso, dopo aver pagato la prima rata, decidono di non versare le altre. 

Guardando infatti alle rottamazioni avviate tra il 2016 e il 2018, anche gli incassi sono stati decisamente più bassi del previsto: 19,9 miliardi di euro rispetto ai 53,9 ipotizzati. 

Una goccia nel mare, rispetto ai 1.153 miliardi non riscossi!

Date queste premesse penso che i conoscenti del mio amico concluderanno che, visto anche il basso rischio di essere scoperti, valga la pena continuare a non pagare le tasse, in attesa della “Pace fiscale” prossima ventura.

Concludendo, vi invito a non disinteressarvi, a prestare la massima attenzione alla nuova legge fiscale, perché dovete essere consci che la lotta all’evasione non è un mero problema di polizia tributaria.   

E’ un qualcosa che influenza la vostra vita ed il vostro futuro, perché non dovete mai dimenticare che le tasse che versate allo Stato servono a pagare quella sanità, quella scuola, quelle strade, che vengono utilizzate anche da coloro che preferiscono evadere, e con quei soldi comprarsi il motoscafo o le ferie alle Maldive, alla vostra bella faccia!

Umberto Baldo 

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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UNICHIMICA

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