20 Giugno 2022 - 9.52

PILLOLE DI ECONOMIA -La grande bugia sulle Obbligazioni

di Umberto Baldo

Nella narrazione corrente si è solitamente portati a ritenere che le obbligazioni siano un investimento più sicuro rispetto alle azioni.
Questa radicata credenza deriva anche dal fatto che le sacre basi economico-finanziarie sono sempre state chiare al riguardo: quando si verifica uno shock sui mercati, quando nelle Borse a prevalere è l’Orso, azioni e obbligazioni vanno in direzione opposta.
Se avete nel vostro dossier titoli dei Btp acquistati negli anni scorsi, in questi giorni avrete toccato con mano, e forse anche commentato tirando in ballo i Santi del Paradiso, che in questa fase economica siamo in presenza di un’anomalia, nel senso che i vostri titoli di Stato sono crollati al pari dei titoli azionari.
Ho parlato di anomalia, che per definizione è un evento raro, perché per trovare una perdita simultanea su base annua di azioni e obbligazioni bisogna tornare indietro al settembre 1981.
Ma al di là di questo “cigno nero” ( nella specie una guerra in una difficile fase post pandemica) apparso nei cieli di questo 2022, come accennato all’inizio è ancora diffusa l’idea che se non si vogliono rischiare i propri soldi, ma soltanto “metterli da parte” magari ottenendo un sia pur limitato rendimento, la strada migliore resta l’obbligazionario, mentre l’azionario rimane un investimento “più rischioso”, e quindi da evitare.
Ma è proprio vero che obbligazioni e titoli di Stato danno un rendimento certo senza rischiare nulla?
Per palesare quanto questa credenza sia sbagliata c’è voluto il mondo a “tassi zero”.
Inflazione tendente a zero (parlo ovviamente fino all’anno scorso eh!) e interessi del mondo obbligazionario praticamente nulli, dovrebbero aver dimostrato ai risparmiatori che investire solo in obbligazioni o titoli di Stato non aveva poi tutto questo gran senso.
E con l’arrivo del “cigno nero” se ne è avuta un’ulteriore conferma, nel senso che l’impennata inflazionistica, sottovalutata da Fed e Bce, ha dato una mazzata micidiale ai Bpt (un solo esempio per tutti: un BTP Futura 3 CUM scadenza aprile 2037, quotava venerdì 72,91, con una perdita di valore del 27%).
Lo so bene che portandolo a scadenza nel 2037 lo Stato ti rimborserà 100, ma se il possessore dovesse avere in questi giorni un improvviso ed ineludibile bisogno di liquidità dovrebbe accettare una perdita di circa un terzo del valore.
Non va mai dimenticato che nel valutare il rendimento di una obbligazione si deve sempre fare riferimento non al “rendimento nominale”, bensì a quello “reale”, depurato cioè dall’inflazione.
E se si guarda agli anni 70/80 del secolo scorso, quelli dei Bot poeple”, quelli in cui i nonni ci dicevano che riuscivano a triplicare il capitale in 7 anni con i buoni postali, la verità era che il rendimento nominale era alto perché l’inflazione viaggiava oltre il 20%, ma quello reale era praticamente nullo.
Un altro indicatore fondamentale da tenere ben presente è il cosiddetto “Recovery period”, cioè il tempo impiegato da un asset per ritornare al punto di partenza, dopo aver perso parte del proprio valore.
Per capirci meglio, quanto tempo ci vorrà al sopra citato BTP Futura 3 CUM per ritornare a quotare 100.
Ebbene è un dato assodato che il “recovery period” è clamorosamente più breve per le azioni rispetto alle obbligazioni.
In pratica se consideriamo il rischio di un investimento non come “tasso di volatilità giornaliero”, ma come “rischio di perdere soldi dopo dieci anni di investimento”, le azioni sono molto, ma molto meno rischiose di bond e titoli di Stato.
Queste considerazioni non sono certo finalizzate a spingervi ad abbandonare le obbligazioni ed a comprare solo azioni.
Se siete emotivi e quindi sensibili ai crolli di borsa, meglio vi teniate su bond e titoli di Stato, però avendo coscienza che se pensate di essere in una “botte di ferro” perché obbligazioni e Btp sono un asset sicuro, che offre rendimenti certi con rischi nulli, questa è una balla colossale.
Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA