24 Aprile 2023 - 17.47

Perché non sospendiamo la Festa del 25 Aprile?

Umberto Baldo

“Ha da passà ‘a nuttata”,esclamava l’inarrivabile Eduardo de Filippo in “Napoli milionaria”. 

E parafrasando questa frase io dico “Ha da passà anche sto 25 aprile!”. 

Perché non se ne può più. 

Sono giorni e giorni che su giornali e media c’è un solo tema che sovrasta guerre, lutti, carovita ecc., quello dell’antifascismo. 

Ma si tratta veramente di una problematica che è al centro dell’attenzione degli italiani? 

Può essere che io sia anche sfortunato, ma finora non ho trovato una, ma proprio neanche una, personale normale, il Sior Bepi e la Siora Maria per capirci, che mi abbiano intrattenuto sull’antifascismo. 

Eppure se ne parla, eccome se ne parla, e francamente, essendo per la mia età ormai un po’ pratico delle cose della vita, ero certo che la sinistra avrebbe approfittato del primo 25 aprile con un Governo non solo retto dal Centrodestra, ma con una premier con un passato giovanile nel Movimento Sociale Italiano, per scatenare quella che io giudico una sorta di caccia alle streghe, inutile ed insensata a oltre ottant’anni dalla caduta del fascismo. 

Forse non tutti se ne ricordano, ma analoga operazione fu tentata dalla sinistra nel 1994 in occasione della prima vittoria elettorale di Silvio Berlusconi. 

Ci fu in particolare una grande manifestazione a Milano per la Festa della Liberazione, che però non portò alcun frutto, anzi; infatti Berlusconi, alle successive elezioni europee del 12 giugno, dal 21% delle politiche salì al 30%. 

Evidentemente certe lezioni della storia non lasciano traccia nell’animus dei gauchisti nostrani, ed infatti Elly Schlein e compagnia cantante ripropongono con forza e tenacia l’antifascismo come tema fondamentale e dirimente di questa fase politica, chiedendo continuamente  a Giorgia Meloni ed ai suoi Ministri un autodafè antifascista che non aggiungerebbe nulla all’ormai consolidato giudizio storico su un regime, quello fascista appunto,  che sicuramente rappresentò non il “male assoluto” (espressione che non ha alcun senso se non in campo  etico-religioso), bensì una delle pagine  più nere delle storia d’Italia. 

Per essere più chiaro, io penso che ad un secolo dalla Marcia su Roma, accapigliarsi sul fascismo equivalga a dividersi, che ne so, fra “gracchiani” ed “anti-gracchiani”.

Evidentemente non sono bastate le recenti batoste elettorali in Lombardia, Lazio, Friuli Venezia Giulia, per superare la tentazione di portare lo scontro politico sul terreno più radicale, quasi fossimo alle porte di una nuova “Marcia su Roma”, all’insediamento di un Regime, e quindi della necessità di una nuova Resistenza. 

Perché io da uomo della strada non posso che rilevare che, se è vero come è vero che il tema del Fascismo è stato ampiamente sollevato anche prima delle ultime politiche di settembre 2022, sembra che non abbia particolarmente fatto breccia fra gli elettori, visti i risultati. 

Perché alla fine della giostra la domanda è inevitabilmente questa: ma tutti quegli italiani che alle politiche non hanno votato la sinistra, scegliendo invece la coalizione di centro destra, sono tutti FASCISTI? 

Non si può non sottolineare che questo è un fenomeno tutto italiano, alimentato anche da uscite “improvvide”, come quella recente del Presidente del Senato Ignazio La Russa. 

In Germania, culla del nazismo, nella Francia che vide pure Vichy, queste problematiche sono state superate da decenni, perché da quelle parti sono stati capaci di riflettere sulle responsabilità collettive della tragedia nazista. 

Da noi le barricate sono ancora in piedi, come se il 25 aprile 1945 fosse ieri. 

Eppure tutti i fascisti e gli anti-fascisti pre-25 aprile 1945 sono ormai passati a miglior vita; e nonostante questo lo scontro ideologico è ancora vivo. 

Il problema, che io definisco un capolavoro del Partito Comunista di allora, è stato quello di essersi appropriato della Resistenza. 

Piaccia o non piaccia agli attuali epigoni del “Sol dell’avvenir”, la Resistenza fu un movimento alla fin fine militarmente minoritario, e senza l’intervento liberatorio delle armate alleate saremmo ancora alla prese con la Repubblica di Salò. 

Per non dire che, senza negare l’importanza dei combattenti comunisti, non si può sottacere che ad opporsi con le armi ai nazi-fascisti ci furono anche rilevanti componenti democratiche, liberali e cattoliche.

Ma alla fine la retorica social-comunista riuscì ad egemonizzare la Resistenza, con il risultato che la Festa della Liberazione è diventata di fatto una “Festa Comunista” in salsa anti occidentale ed anti Atlantica, in cui venivano considerati fascisti anche sinceri democratici come Giuseppe Saragat o Ignazio Silone, o comunque tutti coloro che si opponevano ad una narrazione filo sovietica della storia. 

Ma se la retorica antifascista sembra non interessare gli italiani, alle prese con tutt’altre preoccupazioni, tanto che le destre continuano a incassare vittorie elettorali, perché si continuano ad alimentare le polemiche? 

Io penso per una sostanziale mancanza di proposte politiche in grado di coinvolgere i cittadini. 

E quando non si ha una chiara visione del futuro del nostro Paese, inevitabilmente si tende a spostare indietro le lancette dell’orologio politico, a rimestare inutilmente in un passato divisivo. 

Anche perché l’impressione che se ricava è che si tratti di uno scontro, di un dibattito, puramente limitato ai circoli intellettuali, alle cerchie radical chic, alle cene nei salotti romani, alle redazioni dei giornali condizionati dalla politica. 

E così si perpetua lo scontro fra un fascismo ideologico, che parte della destra non riesce ad abbandonare del tutto, almeno a livello ideologico e sentimentale, ed un antifascismo che ha fatto della Resistenza un mito ed una liturgia, che si abbeverano ancora all’anti occidentalismo e all’anti americanismo, come se l’Unione Sovietica fosse ancora viva, e non fosse invece stata soppiantata dal regime sanguinario e neo-imperialista di Putin, che invade Stati democratici e sovrani come l’Ucraina.

Concludendo, so che qualcuno penserà che sono pazzo, e spero che non mi segnalino ai servizi psichiatrici delle mia Ulss, ma di fronte a due visioni del mondo antitetiche, a due modi uguali e contrari di non voler fare i conti con la storia del Novecento, all’impossibilità evidente di costruire una memoria condivisa, perché non sospendere per qualche anno le celebrazioni del 25 aprile? 

Perché continuare con una querelle su fascismo e antifascismo che si trascina stancamente da decenni senza che si percepisca la volontà di voltare pagina, di andare oltre? 

Non festeggiamola più per un po’, sperando che alla fine prevalga il buon senso, e da entrambe le parti si proceda ad una riflessione seria, ad una revisione non ideologica, per arrivare alla fine, si spera, ad una vera Festa, ad un 25 aprile tutti gli italiani. 

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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