2 Settembre 2025 - 9.52

Mia Moglie, Phica.eu e lo scandalo a orologeria

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“Mia Moglie” e Phica.eu non sono nati ieri. 

Il primo, un gruppo Facebook aperto nel 2019, 30mila iscritti; il secondo un forum attivo addirittura dal 2005, con 720mila  iscritti, 600mila accessi al giorno e 20milioni di visite al mese. 

In comune avevano la stessa logica miserabile: raccogliere e diffondere foto di donne inconsapevoli, commentarle, trasformarle in merce da scambio, in trofei digitali.

Il dramma, però, non fa ridere: parliamo di vent’anni di un forum che raccoglieva foto rubate come fossero figurine, di migliaia di mogli e ragazze esposte al ludibrio senza consenso. 

Non è goliardia, è violenza digitale. 

Ma finché non tocca a chi conta, resta confinata tra “le cose di serie B”.

Guardate che parliamo di cose inaudite, di commenti quali “: ‘Se la incontrassi la ridurrei su una sedia a rotelle’. ‘Le metterei tre ca***i in cu***o e due in f***a’ – “Deve ringraziare che sono lontano, perché a questa la scop*** da viva e da morta’”, come raccontato da una ragazza siciliana che aveva denunciato fin dal 2023.
E qui sta il primo scandalo: a quanto si legge su social e media le denunce ci sono sempre state. Mille donne comuni avrebbero segnalato il gruppo “Mia Moglie” alla Polizia Postale. 

Da tutta Italia sono piovute denunce contro Phica.eu

Ci sarebbero testimonianze precise, ragazze che hanno trovato le loro foto rubate al supermercato, professioniste che hanno visto sezioni intere del forum dedicate a loro. 

Ma per anni non è successo nulla.

Cosa volete, sarà perché sono anziano e ne ho viste tante, sarà perché sono convinto come Giulio Andreotti che “a pensare male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca”, mi rimane il dubbio che lo “scandalo” sia deflagrato solo quando ad essere coinvolte sono state donne famosi, della politica e dello spettacolo, quelle che quando parlano i media si mettono in fila.

Perché purtroppo in Italia funziona così: puoi gridare allo scandalo quanto vuoi, ma se non hai un nome noto, la tua voce vale come un gettone da jukebox.

Infatti dopo anni di attività di questi siti, in un volgere di pochi giorni ecco la svolta: tra quelle immagini compaiono anche volti noti, donne della politica, giornaliste, figure pubbliche. 

E d’improvviso — magia! — la vicenda diventa notizia, i siti vengono oscurati, le autorità si muovono, la politica si indigna bipartisan. 

Come se la dignità di una donna valesse di più a seconda del cognome che porta.

È qui che la vicenda diventa ironicamente tragica: in Italia non basta essere vittima per meritare attenzione. 

Devi essere una vittima “VIP”. 

Maria Rossi di Voghera? Archivio. 

Giorgia Meloni o Elly Schlein? Prima pagina, conferenza stampa, giro di vite immediato. 

È la logica dello scandalo a intermittenza, che si accende solo quando a subire è qualcuno che conta.

Ma la verità è semplice: non c’è alcuna differenza tra le foto rubate a una premier e quelle di una studentessa di provincia. 

Non cambia nulla. 

La violenza è la stessa, il danno è lo stesso, la vergogna è la stessa. 

Rubare un’immagine, diffonderla senza consenso, commentarla con disprezzo, è un atto che umilia e ferisce allo stesso modo. 

Non importa se riguarda una premier, un’attrice o una studentessa.

E se ci vogliono vent’anni e una sfilza di denunce ignorate prima che qualcuno si accorga del problema, allora il vero scandalo non è “Mia Moglie” o Phica.eu.
Il vero scandalo non sono i siti. Il vero scandalo è che per vent’anni non ci siamo accorti — o meglio, abbiamo fatto finta di non accorgerci — che le vittime non erano loro, ma tutti noi, come società.

In altre parole il vero scandalo siamo noi.

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Testata Street Tg Autorizzazione: Tribunale Di Vicenza N. 1286 Del 24 Aprile 2013

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