11 Aprile 2023 - 8.42

L’orso ed il runner-  Non esistono soluzioni facili a problemi complessi


La morte del runner Andrea Papi, ucciso da un orso (il risultato dell’autopsia sembra inequivocabile in tal senso) mentre correva nei boschi di Caldes in Trentino, ha scioccato l’Italia intera, e come c’era da aspettarselo ha riacceso aspre polemiche fra la galassia animalista ed in questo caso il Presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, che ha immediatamente firmato un’ordinanza di abbattimento dell’esemplare, con l’obiettivo dichiarato di dimezzare la popolazione degli orsi nel territorio provinciale. 

Nulla di nuovo sotto il sole!

Sono anni che assistiamo a questo scontro fra posizioni apparentemente inconciliabili!

Ovviamente dispiace per la tragica fine di un ragazzo di 26 anni, fra l’altro primo caso di morte provocata da un orso in Italia,  ma io credo che limitare il dibattito a questo fatto di cronaca abbia poco senso, perché la problematica è ben più ampia.

La fauna selvatica fino ad un ventennio fa era un argomento praticamente sconosciuto alla maggioranza della popolazione, e di conseguenza non era neppure un problema per le Istituzioni pubbliche, e neanche per la Associazioni naturalistiche.

La  questione si è posta con l’istituzione delle cosiddette “aree protette” (Parchi nazionali, regionali ecc.) finalizzate alla tutela delle specie selvatiche autoctone o reintrodotte, per offrire loro un habitat in cui favorire la riproduzione ed evitare il rischio di estinzione.

Non va però sottaciuto un altro serio problema; quello dell’introduzione nell’ambiente delle cosiddette “specie aliene”, dette anche alloctone, esotiche o invasive, che non sono creature extraterrestri, bensì animali provenienti da un habitat diverso da quello italiano, ed europeo.

Non voglio soffermarmi troppo sulle specie aliene; basti dire che la maggior parte di esse è stata e viene introdotta dall’uomo, in maniera intenzionale oinvolontaria

Le attività umane, come quelle coinvolte nel commercio globale (acquacoltura, pesca, caccia ecc.) e nel commercio di animali domestici, sono considerate i modi più comuni con cui piante, animali, microbi e altri organismi invasivi vengono trasportati in nuovi habitat, fra cui il nostro.

Basta citare la  nutria (origine sud America), il Gambero rosso della Louisiana, lo scoiattolo grigio (nord America), la Testuggine palustre americana, la rana toro americana, nonché varie specie vegetali.

Le specie aliene invasive sono una reale minaccia per la biodiversità e necessiterebbero di piani di gestione specifici.

Sono identificate come un fattore chiave nel 54% delle estinzioni animali conosciute, e nel 20% dei casi come l’unico fattore. Costituiscono la seconda causa di perdita di biodiversità dopo la frammentazione dell’habitat, e la terza più grave minaccia alle specie in pericolo di estinzione in Europa.

Provate a parlare con i pescatori del Po per farvi spiegare quali sono stati gli effetti dell’introduzione del Pesce Siluro (provenienza Danubio) nei nostri fiumi!

Tornando alla rivalutazione faunistica cui accennavo all’inizio, questa non si è realizzata accompagnandola con una adeguata politica demografica e di crescita, con la prevedibile conseguenza di una costante e crescente migrazione di animali selvatici dalle zone protette e di riproduzione verso spazi sempre più vasti e lontani, comprese le aree fortemente antropizzate.

Questa esplosione demografica ha interessato soprattutto alcune specie, in special modo i cinghiali ed i lupi, e ormai è sempre più frequente vedere famigliole di cinghiali passeggiare per le vie di Roma e delle nostre città in cerca di cibo nei cassonetti. 

Hai voglia a dire che non sono poi così pericolosi per l’uomo, ma un impatto fisico con gli umani e le attività antropiche c’è ed è innegabile. 

E non parlo solo delle culture devastate nei campi, già di per sé un danno inaccettabile per gli agricoltori che sudano e lavorano sulla terra, ma anche del rischio per l’incolumità pubblica legato agli incidenti stradali sempre più frequenti.

Come dicevo, sicuramente spiace per la morte di Papi, ma che dire, solo per fare un esempio, di quell’incidente provocato dalla presenza di un branco di cinghiali nell’Autostrada A1 il 3 gennaio 2019, che ha portato alla morte di un uomo di 28 anni e al ferimento di altre 10 persone, fra cui cinque minorenni?

Ma di questi incidenti, anche mortali, ne accadono centinaia ogni anno nelle nostre strade a causa della presenza dei cinghiali!

Va bene così?  Oppure c’è qualcosa che stride? 

Di fronte a queste problematiche, credo che l’approccio più sbagliato sia il “muro contro muro; da un lato gli “animalisti” desiderosi di “convertire” il resto della popolazione al rispetto tout court degli animali, costi quel che costi, e dall’altro i fautori della “doppietta libera”.

Io credo si debba trovare una via di mezzo, e mi rifiuto razionalmente di credere che ciò non sia possibile. 

Partendo dalla considerazione che la fauna selvatica costituisce un patrimonio di inestimabile valore biologico e culturale, l’assenza di regole porta fatalmente a trasformare la presenza di questi animali in una fonte di guai, se non in una vera e propria calamità qualora non adeguatamente gestita.

Per non dire che gli animalisti devono mettere in conto che la difesa ad oltranza dello status quo, alla lunga porta al rifiuto ed all’aperta ostilità della maggioranza della popolazione. 

Quindi la soluzione, difficile non me lo nascondo,  è unicamente quella di  trovare un giusto e necessario “compromesso,”, un plausibile e fattivo equilibrio tra uomini/animali selvatici/animali domestici nella realtà territoriale condivisa. 

Lo sappiamo bene che la convivenza con animali a vita libera non sarà mai possibile “in modalità di certezza e sicurezza  assoluta”,  ma un compromesso è per definizione un equilibrio condiviso ed accettato dalle parti;  e nella specie non può che derivare dalla salvaguardia “intelligente” della fauna, ma con modalità e limiti tali da mettere in cima la massima tutela degli aspetti antropici coinvolti (sicurezza, salute collettiva, attività agricole e zootecniche). 

Concludendo, non esistono soluzioni facili a problemi complessi, e il massimalismo del “salvarli e salvarli tutti”, il rifiuto a priori della gestione faunistica e del controllo demografico, gli atti di protesta che spesso rasentano il terrorismo, non portano da nessuna parte, se non a far percepire ai cittadini il movimento animalista come un pericolo pubblico, dando così alla fine il via libera ai fucili.

Ma anche la politica non può chiamarsi fuori. 

Troppi cambi di atteggiamento, dall’entusiasmo al disinteresse, troppe competenze divise (Ministero dell’Ambiente, Ministero dell’Agricoltura, Regioni, Provincie, Enti Parco e un’altra miriade di Enti) portano necessariamente ad un continuo scarica-barile, a politiche ambigue ed ondeggianti, con l’obiettivo di non scontentare gli animalisti, che sono tanti, e che votano. 

Ad esempio, adesso è troppo facile per i politici trentini cercare di correre ai ripari con gli abbattimenti, ma non si può dimenticare che a suo tempo, mentre i territori vicini, Alto Adige, Lombardia, Baviera, cantone svizzero dei Grigioni, si rifiutarono di entrare nel progetto “Life ursus” di reintroduzione dei plantigradi, il Trentino è andato orgogliosamente avanti, trascurando il fatto che in  una zona che nei mesi estivi del 2022 ha registrato più di 11,5 milioni di turisti arrivati per fare sport all’aria aperta, qualche problema di convivenza con gli orsi prima o poi ci sarebbe  creato. 

Nel frattempo prepariamoci al solito “balletto” davanti alla Magistratura, che sicuramente verrà chiamata ad esprimersi fra la famiglia di Papi intenzionata a denunciare le Istituzioni per la morte del giovane, e le Associazioni ambientaliste pronte a ricorrere contro l’ordinanza di abbattimento dell’orso.

D’altronde questo è uno dei tanti mali della nostra Italia.  Perché a parte la nostra innata e genetica propensione per le carte bollate, è evidente che quando la politica non decide, perché non può o non vuole, inevitabilmente ai cittadini non resta che la via giudiziaria.

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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