L’Onorevole e la “stracciatella”. Montecitorio la grande battaglia per il gelato

Quando, in rare ma memorabili occasioni, vediamo Deputati e Senatori azzuffarsi tra i banchi, rincorrersi con l’aria di voler regolare i conti a mani nude, mentre i commessi li trattengono come arbitri di boxe, siamo portati a pensare: “Ecco quanta passione, quanto impegno, quanta animosità per difendere i diritti dei cittadini”.
Peccato che la vita a Montecitorio, per chi ha avuto modo di osservarla dall’interno come chi scrive, sia un po’ meno epica.
In genere, Lor Signori combattono sì — ma per questioni di ben altro genere.
E spesso, diciamolo, da “asilo Mariuccia”.
L’ultima grande “battaglia” (absit iniuria verbis), che potremmo definire senza esagerare epocale, riguarda infatti… il gelato.
Già, perché fino a ieri le nobili lingue parlamentari potevano leccarsi un cono solo al bar sotterraneo dei dipendenti della Camera.
Ma come? In questa Repubblica dell’ “io so’ io è voi nun ziete una cazzo” i Commessi possono leccarsi in pace un buon gelato mentre i signori Deputati no?
Uno scandalo degno di interrogazione urgente.
Un’ingiustizia sociale, un vulnus istituzionale, una discriminazione degna di essere iscritta all’ordine del giorno.
Del resto, la storia insegna: dopo la lunga crociata per lo yogurt greco (stesso problema, stesso iter), finalmente ammesso anche al bar del Transatlantico, era inevitabile che si aprisse il fronte dell’“onorevole coppetta”.
E così, il 17 settembre, si è riunito nientemeno che il Collegio dei Questori per dirimere la spinosa questione.
Risultato: via libera al gelato alla Buvette, ma solo a maggioranza; pare che il Questore in quota Cinque Stelle si sia opposto, forse per motivi di linea o di principio.
D’ora in poi, accanto a supplì, arancini, panini al carbone vegetale, bagel al salmone e tramezzini assortiti, faranno il loro trionfale ingresso anche le vaschette di crema e cioccolato, custodite in un frigorifero dedicato, all’ingresso del bar Liberty di Montecitorio.
Unica regola ferrea: vietati i coni, solo coppette.
Non sia mai che un onorevole, leccando distrattamente, finisca per gocciolare sul Corridoio dei Passi Perduti.
E così, mentre nel mondo si discute di guerre, intelligenza artificiale e transizioni digitali, l’Italia politica conferma la propria straordinaria capacità di concentrazione: non un Paese distratto, ma semplicemente… diversamente prioritario.
Del resto, tra un emendamento e una pallina di stracciatella, chi può dire dove finisca il dovere e cominci il piacere?
Io, per prudenza, mi astengo dal commentare: non vorrei finire sotto inchiesta per vilipendio alla coppetta.













