12 Giugno 2023 - 8.45

LGBTQI+    Cosa significa?

Forse vedendo il titolo avete pensato al solito pezzo di colore relativo ad un mondo al quale non appartengo, ma che accetto senza particolari problemi od emozioni.

Anzi a dirvi la verità trovo quasi stucchevoli le polemiche che ogni anno accompagnano a giugno le manifestazioni del Pride.

Perché ormai dovremmo esserci abituati!   Perché ormai non dovrebbero suscitare più scandalo, e per certi versi mi domando se queste “parate” siano ancora necessarie, se cioé abbiano ancora un senso.

Perché dopo decenni di  “sfilate” (il Gay Pride nacque negli anni ’60 negli Stati Uniti) il Pride dovrebbe essere quasi diventato una delle tante giornate di festa che costellano il nostro calendario, un appuntamento fisso come Sanremo o il Carnevale. 

Invece viene ancora vissuto come un avvenimento pieno di tensioni e divisioni, in quanto dai favorevoli viene sentito come il giorno dei colori arcobaleno, dell’orgoglio, della festa annuale in nome dei diritti della Comunità LGBTQI+, dai contrari come un qualcosa di provocatorio, un attacco ai “benpensanti” (qualcuno nei giorni scorsi è arrivato a parlare di “rassegna di volgarità  e blasfemie che offende la fede di milioni di italiani ed europei”).

Posizioni difficilmente conciliabili!

Per certi aspetti faccio fatica a comprendere il grande spazio ancora riservato al Pride de giornali e media, visto che mi sembra che nell’Occidente liberale e democratico relativamente ai diritti negli anni sia stato percorso un bel tratto di strada.   La vera notizia sarebbe un Pride in Iran, o in  Iraq, o in Turchia; andrebbe benissimo  anche in Afghanistan o in Arabia Saudita!

Come vi dicevo all’inizio, non ho alcuna intenzione di disquisire in questa sede sui problemi dell’omofobia o quant’altro, in quanto voglio limitarmi ad un intervento di tipo “didascalico” sulla sigla LGBTQI+, che di primo acchito potrebbe richiamare una formula chimica, o il nome di un corpo celeste.

Come dite?  Sapete tutti di cosa si tratta? Sapete tutti dare un chiaro significato ad ognuna delle lettere che la compongono?

Bravi, mi congratulo!  

Io debbo invece confessarvi, ma è un mio limite ovviamente, che leggendo le cronache della manifestazione del Pride di sabato scorso a Roma ed in altre città, mi sono trovato in difficoltà a “decrittare” questo acronimo, termine che, come noto, indica un nome formato dalle iniziali di altre parole.

Per cui, pensando che ci sia magari qualcun altro che abbia qualche dubbio al riguardo, vi illustro di seguito il significato:

Lesbica:  derivante proprio dall’isola di Lesbo.  Qui nel VII secolo A.C. visse la poetessa greca Saffo, che in molte sue opere parlava della bellezza del corpo femminile.  Da qui l’uso del termine lesbismo per indicare l’omosessualità femminile.

Gay: termine che entra in ballo solo nell’inglese parlato negli Usa, prima del 1920, anno dal quale iniziano a moltiplicarsi le attestazioni dell’uso di gay col significato di “‘omosessuale” riferito ai soli uomini.  A puro titolo di curiosità ricordo che contro quest’uso ci furono divertenti e vane proteste in Piemonte dove esistono numerosi cittadini che portano il cognome provenzale Gay.

Bisessuale: credo non servano molte spiegazioni per questo tipo di orientamento sessuale.

Transgender e Transessuale: usati spesso come sinonimi, presso la comunità Gay hanno invece una valenza diversa.  In estrema sintesi  transgender è colui o colei non si riconosce nel sesso assegnato alla nascita.  Le persone transessuali si distinguono invece dalle persone transgender per la precisa volontà di intraprendere il processo di transizione/affermazione di genere fisica e sociale, iniziando una terapia, e sottoponendosi alle operazioni per la riassegnazione del sesso.

Queer: la risposta secca è che si definisce Queer chi rifiuta sia le tradizionali definizioni di “maschio o femmina”, sia le etichette relative alla preferenza sessuale (Gay, lesbica, eterosessuale ecc): pertanto il concetto fondamentalmente è quello del rifiuto di un’etichetta.  Non è in realtà facile capire a fondo di cosa si tratti (almeno per me), ma direi che Queer viene utilizzato  da coloro che non vogliono identificarsi in un’etichetta, ovvero non vogliono affermarsi né come etero/cisgender  né come transgender, gay, lesbiche, o  con altri orientamenti e identità di genere. 

Intersessuale: essere intersessuale vuol dire possedere dei caratteri sessuali (come i cromosomi, le gonadi, i genitali, l’aspetto somatico) che non rientrano nel tipico binarismo di genere maschio-femmina. 

Il più (+): mi sembra di aver capito che sotto questo simbolo si tende ad inglobare altri orientamenti sessuali, e/o identità di genere, diversi dai precedenti.  

Approfondendo questo tema, ho poi scoperto che esistono varianti alla sigla LGBTQI+, e sono ancora più inclusive come LGBTQIAPK+ o LGBTQQIA+ che, prima del simbolo più (+), introducono altre lettere. Per esempio,le lettere A  sta per  asessualità (cioè una persona che non prova attrazione sessuale per nessun genere) P per pansessualità (persone attratte da tutti, indipendentemente dal loro genere sessuale), e K per  sessualità kink (mi limito a dire sessualità stravagante e non convenzionale).

Per completezza, la seconda Q, che troviamo in una delle ultime varianti della sigla, sta per “questioning”, ovvero quel processo che porta all’esplorazione e alla scoperta del proprio orientamento sessuale e/o della propria identità di genere.

Qui mi fermo, con la speranza di avervi fornito qualche nozione in più, che io stesso, come vi accennavo, non avevo. 

Non spetta a me esprimere giudizi; ognuno di noi su questo tema è libero di pensarla come vuole; basta usare il doveroso rispetto cui ogni essere umano ha diritto. 

Avete ancora qualche dubbio?

Vi sfugge ancora qualcosa?

Non vi resta che accedere alla Rete, dove potrete soddisfare ogni vostra ulteriore curiosità.

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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