5 Aprile 2023 - 8.42

La Finlandia svolta a destra

Noi siamo soliti seguire con interesse e commentare quasi esclusivamente le elezioni che hanno valenza interna, siano esse politiche o amministrative.

Che hanno sicuramente una notevole rilevanza per le nostre vite, ma io credo che, vista la nostra appartenenza all’Unione Europea, dovremo anche abituarci a guardare con attenzione anche oltre le Alpi, per vedere come votano gli “altri”.

Non solo perché si capiscono meglio le tendenze politiche continentali, ma anche perché non crediate che, anche per quanto attiene i nostri interessi, un risultato valga l’altro.

Detto questo, domenica scorsa si è votato in Finlandia per il rinnovo del Parlamento nazionale monocamerale, in finlandese  Eduskunta.  

Se guardiamo al numero degli abitanti, 5,5 milioni, la Finlandia potrebbe sembrare uno staterello trascurabile, se non che occupa una posizione strategica importante, in quanto condivide un lungo confine terrestre con la Russia, e proprio l’invasione dell’Ucraina  ha spinto il Paese a chiedere l’adesione all’Alleanza atlantica nel maggio 2022, abbandonando così la storica politica di neutralità.

A confrontarsi erano sostanzialmente tre forze politiche: i socialdemocratici di Sanna Marin, che è stata primo ministro dal 2019, e a 37 anni è ancora fra i leader più giovani d’Europa; il Partito della Coalizione Nazionale (Ncp), guidato dall’ex ministro delle Finanze Petteri Orpo, e l’ultradestra dei “Veri finlandesi”, guidata da un’altra donna, Riikka Purra.

Avessi dovuto scommettere avrei puntato su Sanna Marin, non solo perché premier uscente, non solo perché popolarissima in patria e molto nota anche all’estero, ma anche perché la sua gestione della pandemia da Covid 19 era stata molto lodata ed apprezzata.

Ma i finlandesi non hanno condiviso il mio giudizio, e Sanna Marin è invece uscita sconfitta dalle elezioni.

I conservatori di Orpo hanno scalzato i socialdemocratici, ma a far rumore è stato anche il boom dell’estrema destra, che è diventata la seconda forza del Paese, arrivando ai massimi della propria storia.

Vale la pena di osservare che dai dati numerici è risultato che sia il Centrodestra di Orpo che i socialdemocratici della Marin sono cresciuti rispetto alle elezioni del 2019, sicuramente anche in conseguenza della polarizzazione che ha caratterizzato questa tornata, in un voto che ha diviso il Paese tra favorevoli e contrari ai tagli al welfare o alle misure di austerity per ridurre il debito, in un contesto di inflazione alle stelle e i timori di recessione.

Ma visto il successo anche dell’estrema destra di Riikka Purra chi ha perso?

Ma i partiti minori della coalizione di centro-sinistra che sosteneva la giovane premier Marin, in particolare i Verdi, che hanno subito una vera debacle. 

Ha invece tenuto il partito di Centro, che con il suo  12,5% potrebbe essere  decisivo nella formazione di una coalizione in cui anche un deputato fa la differenza.

Alla fine dello scrutinio la Coalizione Nazionale di Orpo ha ottenuto il 20,8% dei voti e 48 seggi sui 200 che compongono il Parlamento, i Veri Finlandesi della Purra il 20,1% con 46 seggi, ed i socialdemocratici della Marin il 19,9% con 43 seggi.

Come si vede le distanze sono minime, ridotte a pochi decimi di punto, per cui, come si usa dire, adesso viene il bello.

Nel senso che, archiviate le elezioni,  e visto che nessuno dei primi tre partiti è in grado di formare un governo da solo, bisognerà pure che qualcuno riesca a mettere in piedi un Esecutivo di coalizione, e date le differenze programmatiche ed ideologiche delle maggiori Forze politiche, ci sarà da darsi tanto da fare.

Ma in cosa consistono queste differenze?

Presto detto; cominciando da Sanna Marin, che ha spostato a sinistra i socialdemocratici nella campagna elettorale, puntando su welfare e soprattutto sull’istruzione che ritiene capace di far risalire la ricchezza del Paese, attribuendo l’aumento del debito pubblico solo alla pandemia e alla crisi in Ucraina,  e soprattutto dicendosi contraria ad ogni taglio alla spesa.

Orpo invece chiesto misure di austerity per almeno 6 miliardi di euro, per riportare il debito pubblico, ora oltre il 70% del Pil (Sic!), sui valori consoni ai Paesi più virtuosi della Ue.

I Veri Finlandesi di Riikka Purra, come da copione, si sono attestati su posizioni apertamente di destra sovranista, quindi proponendo politiche  chiaramente anti-migranti, chiedendo di non rispettare l’impegno per la neutralità climatica nel 2035, e senza poi rinnegare nel lungo termine il vecchio disegno della “Fixit”, cioè l’uscita della Finlandia dalla Ue.

Capite bene che da queste basi costruire un Governo con una maggioranza parlamentare di 101 deputati, che tenga e che funzioni, non sarà agevole.

Il primo passo, per tradizione finlandese, toccherà ad Orpo, il cui Partito è arrivato primo, e che tanto per essere chiaro ha messo le mani avanti dichiarando: “I colloqui saranno piuttosto difficili”.

Marin ha escluso che i socialdemocratici possano allearsi con i Veri finlandesi, sottolineando le differenze sostanziali nei valori e nelle politiche. L’ultradestra è a sua volta molto critica nei confronti dell’obiettivo fissato dal governo di Marin di rendere la Finlandia neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio e priva di combustibili fossili entro il 2035, definendolo ingenuo e irrealistico: l’obiettivo del partito nazionalista è spostare il termine al 2050. 

I conservatori di Orpo condividono lo stesso obiettivo di neutralità climatica dei socialdemocratici, ma potrebbero avere difficoltà a trovare un accordo sulle politiche economiche, mentre sembrerebbero più aperti a un patto di coalizione con i Veri finlandesi.

In definitiva Orpo ha di fronte due opzioni per formare il prossimo esecutivo: cercare un accordo con Marin in un’inedita grande coalizione, oppure allearsi con i Veri finlandesi di Riikka Purra. 

Entrambe le ipotesi implicano compromessi difficili per la sua Coalizione nazionale. Come accennato con i socialdemocratici Orpo è in conflitto sui tagli alla spesa e il livello del debito, tema che ha dominato la campagna elettorale e determinato la sua vittoria domenica. Con i Veri finlandesi la Coalizione nazionale ha già governato tra il 2015 e il 2017 (con un premier liberale) ma, dopo una rottura sui valori, il divario si è ulteriormente allargato su temi chiave come l’Unione europea e le politiche climatiche.

Le prime osservazioni degli addetti ai lavori, analisti e commentatori, sembrano indicare un «modello Stoccolma». 

Ricordo che a settembre i Democratici Svedesi, formazione sovranista, populista e nazionalista, hanno sfilato il governo dalle mani della socialdemocratica Magdalena Andersson, formando un governo di coalizione con i Moderati. 

In questo senso sembrano andare le prime dichiarazioni di Orpo, che ad un giornalista che gli chiedeva se l’immagine del Paese sarà macchiata da una coalizione coi Finlandesi ha risposto:  “Non esistono partiti di estrema destra in Finlandia.  Il presupposto base è rimettere a posto la Finlandia. A partire dalla sua economia”. 

Già l’economia, proprio il tema su cui Orpo è in rotta di collisione con Senna Marin, custode dello stato sociale munifico «alla nordica».

Alla fine a vincere è sempre il popolo sovrano quando si esprime con il voto, anche se talvolta i risultati pongono parecchi problemi di governabilità.

Dovessi trarre una breve conclusione, direi che anche nella penisola scandinava soffiano “venti di destra”, e che gli spostamenti a sinistra, basati sulle promesse di welfare, spesa pubblica e aumenti del debito, accoglimento in massa dei migranti e aumenti di tasse o patrimoniali, da quelle parti non convincono più gli elettori.

E in verità neppure nel Belpaese!  Ci rifletta chi immagina che il rilancio del Pd passi per il movimentismo e le tematiche caldeggiate da Elly Schlein!

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA