29 Luglio 2023 - 18.08

Ci siamo spartiti i campionati europei 2032 con la Turchia! Una figuraccia!

Umberto Baldo

Che il grande calcio sia sempre una questione politica, e spesso geo-politica, lo avevamo capito da tempo.
E che le grandi competizioni internazionali, campionati mondiali ed europei e coppe continentali, siano anch’esse una questione politica, che si intreccia però anche con i destini personali di chi il calcio lo governa a livello nazionale, lo sospettavamo, e nei giorni scorsi ne abbiamo avuto conferma.
Quando?
Esattamente quando abbiamo letto la notizia che la Figc e la Turkish Football Federation hanno annunciato di voler organizzare insieme i Campionati Europei del 2032.
Una soluzione che sembra accontentare tutti.
Il Presidente turco Erdogan, che dopo la finale di Champions, avrà un altro evento con cui consolidare la sua leadership interna e internazionale, ed il Presidente della Federcalcio italiana che, forte (si fa per dire eh!) delle due esclusioni della nostra nazionale dai campionati mondiali, non solo non si è dimesso, come sarebbe forse stato doveroso, ma ha scelto di affidare appunto all’organizzazione degli Europei del 2032 la salvaguardia delle sua poltrona.
E non a caso Gravina aveva lanciato lo scorso aprile la candidatura italiana come “gli Europei ispirati ad un Nuovo Rinascimento”.
Nuovo Rinascimento? Caspita, roba da suscitare emozioni inenarrabili!
Solo che, al di là delle parole roboanti, delle metafore immaginifiche, dei proclami, la realtà è che l’Italia rischiava di fare una “figura di m……” per via del problema delle carenze degli stadi.
Ci si è cioè accorti che la Turchia ha già rinnovato il proprio parco impianti, e per questo, secondo alcune voci, era davanti all’Italia nella corsa per ottenere gli Europei 2032.
Realtà confermata ad esempio dal nostro Vincenzo Montella, che a proposito della Turchia ha parlato di “Stadi bellissimi, tutti dedicati esclusivamente al calcio. Strutture nate per il pallone, con tutte le attenzioni del caso. Tutti, anche quelli più piccoli o delle città minori, sono stadi veri. Quelli che ho potuto vedere personalmente sono superiori alla media degli impianti italiani. E per i centri di allenamento vale lo stesso principio: quasi tutte le squadre hanno le proprie strutture…….”
Ma come?
Si lanciano candidature sapendo di poter contare solo su stadi vecchi e ormai obsoleti, sfidando una Nazione che invece può puntare su impianti nuovi ed efficienti?
Cosa volete, così vanno le cose in Italia, e la candidatura assieme alla Turchia da un lato limita i rischi di bocciatura dell’Italia il prossimo 10 ottobre a Nyon, e dall’altra fa forse sperare il Presidente Gravina che, dimezzando gli stadi necessari alla competizione, si possa riuscire più facilmente ad arrivare al 2032 con tutti gli impianti in regola, anche perché per il momento non sono previsti fondi statali.
Ma può essere cha alla Figc nutrano la segreta speranza che il Governo (ma chi ci sarà da qui a dieci anni?) metta le mani in tasca agli italiani per rifare gli stadi.
Quindi allo stato dell’arte abbiamo capito che le partite degli europei si giocheranno metà in Italia e metà in Turchia, anche se non è stato ancora deciso dove si svolgerà il match iniziale, e soprattutto la finale.
Non so se Gravina se ne renda conto, ma questa “trovata” che accontenta capra e cavoli, rischia comunque di innescare una guerra all’ultimo sangue fra le città i cui stadi saranno chiamati ad ospitare le partite.
Infatti nel dossier che il 12 aprile era stato consegnato alla Uefa, la Federcalcio aveva selezionato dieci città: Roma, Milano, Torino, Napoli, Genova, Bari, Firenze, Bologna, Cagliari e Verona.
Dimezzate le partite quali saranno le cinque (o forse sei) città “elette”, e quali invece quelle “scartate”?
L’Italia avrà comunque tre anni per decidere le sedi: la Uefa ha infatti accettato di spostare il termine per l’indicazione delle città destinate a ospitare le gare, per cui verranno inserite quelle che in questo triennio lavoreranno meglio su progetti concretamente realizzabili di ristrutturazione, o nuova costruzione.
Vi immaginate il clima?
Vi immaginate cosa sia disposto a fare un Sindaco delle dieci a suo tempo designate perché la sua città rimanga nella “rosa delle cinque”?
Vi immaginate le “cordate”, gli sgambetti, le pressioni sulla politica romana?
Scontato che Gravina difenda ed enfatizzi la scelta sua e della Figc: “Siamo di fronte ad una svolta storica che ha come obiettivo la valorizzazione del calcio continentale. Il progetto, oltre ad avvicinare due realtà consolidate nel panorama calcistico europeo, esalta i valori di amicizia e cooperazione, coinvolgendo due mondi contraddistinti da profonde radici storiche, due culture che, nel corso dei millenni, si sono reciprocamente contaminate influenzando in maniera sostanziale la storia dell’Europa mediterranea”.
E che trovi a difenderlo sia il Ministro dello Sport Andrea Abodi: “È stata fatta una proposta che può avere il suo fascino, da parte del Governo c’è attenzione rispetto a questa possibilità che ci consegna una parte importante dell’Europeo”, sia il Presidente del Coni Giovanni Malagò: “Non dico fosse l’unica soluzione, ma certo data la situazione è la migliore. Considerati gli investimenti da fare è meglio condividere. La Turchia? È un Paese importante e si era candidata già molte volte da sola senza ottenere l’assegnazione”.
Volete che le massime autorità dello Sport e della Politica di sconfessassero pubblicamente?
Per quanto mi riguarda la penso come Gianni Infantino, presidente della Fifa, che di recente era stato molto critico con l’Italia, affermando che “prima si fanno gli stadi, poi ci si candida per un evento, non il contrario…..”.
Ma cosa volete noi italiani siamo pur sempre i figli di Enrico Toti, nel senso che ci piace “buttare il cuore oltre l’ostacolo”; ma talvolta, quando ad esempio ti fanno le pulci sugli impianti disponibili, non ci resta che metterci la coda fra le gambe e trovare come partner la Turchia di Erdogan.
Guardate, in sé non c’è nessun scandalo nella scelta di associarsi alla Turchia.
Infatti non è la prima volta che l’Europeo si svolge in due diversi Stati, ma finora era successo solo tra Paesi confinanti: Belgio e Paesi Bassi nel 2000, Austria e Svizzera per Euro 2008, Polonia e Ucraina nel 2012. L’altra eccezione è stata quella del 2020, poi disputata nel 2021 per via del Covid, e vinta dall’Italia: in quel caso l’Uefa aveva dato vita agli Europei itineranti, con match disputati addirittura in diversi Paesi.
Ma noi siamo l’Italia (sic!), proprio quell’Italia che dal lontano 1990, anno dei mondiali, non è più riuscita ad ospitare una grande competizione calcistica internazionale.
E non ci racconti bubole, non ci indori la pillola Gravina; perché l’edizione 2024 degli europei verrà disputata interamente in Germania.
Altro che “Nuovo Rinascimento”, gli europei 2032 saranno comunque un qualcosa di anomalo, anche vista la distanza tra i due Paesi, lem oltre due ore di volo tra Roma e Istambul, che hanno pure un’ora di fuso orario di differenza.
Ma siamo contenti per Gabriele Gravina che, forse, in caso di bocciatura dell’Italia da sola, avrebbe trovato qualche difficoltà a non dimettersi.
Comunque la si veda, non si tratta certo di una bella figura!
Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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