13 Novembre 2025 - 9.38

Brigitte Macron uomo?  La menzogna che si auto-smentisce

E se un mattino, scorrendo le notizie sui social, trovaste sparata una notizia in cui afferma che vostra moglie è un uomo?

Di primo acchito sono certo reagireste con un “impossibile”.  Un uomo, mia moglie?

Ma se poi la notizia diventasse come si usa dire “virale” cosa fareste? 

Vi intrattengo su questa problematica perché ne è stata vittima la coppia presidenziale francese, in particolare la premiére dame Brigitte Macron, tanto che il caso è finito in Tribunale.

Non è una notizia di stretta attualità, per cui ve le riassumo in breve. 

Le prime tracce della teoria complottista secondo cui Brigitte Macron sarebbe in realtà un uomo (nel senso che avrebbe assunto l’identità della sorella o del fratello) risalgono ad almeno il 2021: all’inizio contenuti di piccola circolazione in Francia, successivamente con visibilità internazionale nel 2024–2025 quando commentatori ed influencer (tra cui la statunitense Candace Owens) hanno ripreso il tema sui loro canali, amplificandolo a livello globale. 

Questo rilancio ha portato a ondate di molestie online.

Dopo molti comprensibili tentennamenti, i coniugi Macron hanno deciso di portare la vicenda in Tribunale.

Durante i processi i media e gli inquirenti hanno sottolineato che non esistono «elementi concreti» a sostegno della tesi (si parla spesso di “transvestigation” e di prove inesistenti), mentre gli imputati difendono i loro post come satira o libertà d’espressione, cercando di incentrare il processo sul problema del confine tra satira e molestia.

L’affaire Brigitte Macron, bersaglio di chi non le perdona il coraggio di invecchiare accanto al potere, segue sempre lo stesso copione: un video virale, un “documentario” da due soldi, ed una sfilza di commenti indignati. Peccato che, a fronte di tanto clamore, nessuno riesca mai a produrre una prova, un documento, una traccia credibile. 

Del resto, se l’anagrafe francese, i medici, e perfino i figli della Signora Trogneux (cognome da nubile di Brigitte) non bastano per convincere, cosa potrebbe farlo?

Già i figli, che a mio avviso dovrebbero rappresentare un ostacolo insormontabile ad una diffamazione del genere.

Perché la domanda è semplice: anche volendo credere per assurdo alla bufala, come giustificano i cyber-bullisti i tre figli che Brigitte ha avuto negli anni Ottanta?
Non risulta che la scienza medica abbia ancora sperimentato con successo il trapianto d’utero in un uomo. 

Eppure, secondo i cospirazionisti digitali, tutto sarebbe possibile — basta un post su X o un video su Tik Tok. 

Allora il punto non è solo la bufala in sé. È la malattia che rivela.
Viviamo un tempo in cui la verità non conta più: conta la verosimiglianza, o meglio, ciò che ci piace credere. 

E così un’adulta colta, autonoma, innamorata di un uomo  di vent’anni più giovane, diventa il bersaglio perfetto.

Perché la donna libera, specialmente dopo una certa età, fa ancora paura.

E allora si inventa, si insinua, si ride.
Un po’ come ai tempi delle streghe: se non rientri nello schema, devi avere qualcosa di “innaturale”.

Solo che oggi il rogo è virtuale, ma le fiamme bruciano lo stesso. 

In fondo, tutta questa storia dice più di noi che di lei: di quanto ci faccia ancora male l’idea di una donna che non chiede permesso a nessuno per essere se stessa. 

Dovendo trarre una “morale” da questa vicenda, ammesso che di questi tempi la parola “morale” abbia ancora un senso, direi che il vero scandalo non è la fake, ma la disponibilità con cui la gente ci crede.
Il caso Brigitte Macron mostra che oggi non serve una verità, basta un sospetto ben confezionato. 

E se quel sospetto colpisce una donna, matura, libera, colta e non omologata, tanto meglio: diventa perfetto per essere linciata virtualmente.

La morale è che i social non creano odio, lo amplificano. 

Danno voce a chi non ne aveva, ma anche visibilità a chi non meriterebbe di averne.

E ci ricordano che la libertà digitale, senza cultura e senso del limite, può facilmente trasformarsi in una licenza di crudeltà. 

In fondo, la vicenda di Brigitte Macron è una parabola del nostro tempo: non importa ciò che è vero, importa ciò che “fa rumore.

Ed in questo rumore, la dignità, soprattutto quella femminile, è la prima a pagare il prezzo.

Detta diversamente la rete non inventa la cattiveria, ma la moltiplica e la legittima.

Quello che un tempo restava confinato al pettegolezzo di paese — la maldicenza, la derisione, l’invidia — oggi trova un megafono globale. 

E soprattutto, nella Rete sparisce la responsabilità personale: chi scrive insulti o diffonde bufale lo fa protetto dall’anonimato, dentro una folla che rende tutto più “normale”.

E’ la logica del branco, solo in versione digitale. 

In passato, chi diceva certe sciocchezze lo faceva davanti a quattro persone all’osteria, e magari qualcuno gli rideva in faccia. 

Oggi, invece, lo stesso tipo umano trova consenso, condivisioni, un pubblico, e persino dei lauti guadagni se riesce ad ottenere tanti click sui propri post. 

E questo cambia tutto: l’idiozia, quando è isolata, resta folclore; quando diventa virale, diventa ideologia.

Quindi sì,  fatti del genere accadrebbero comunque — ma la rete li trasforma in valanga.
Dove prima c’era una diceria, ora c’è un movimento; dove prima c’era un insulto, ora c’è un hashtag; e dove prima bastava il buon senso ora serve il Tribunale. 

La Rete, insomma, non ha cambiato la natura umana, e sicuramente non in meglio.

Ha solo tolto il filtro della vergogna.

Concludendo, il caso Brigitte Macron ci mostra che nel nuovo ecosistema dell’informazione una bugia può viaggiare veloce, travolgendo reputazioni, generando processi, innescando dibattiti giuridici. 

La satira è sacrosanta, ma quando diventa arma di molestia sistematica bisogna chiedersi: la piattaforma che amplifica, l’autore che pubblica, il legislatore che rincorre — tutti hanno un pezzo di responsabilità. 

E noi, come lettori, dobbiamo essere pronti a chiedere verità, non solo rumore.

Potrebbe interessarti anche:

Brigitte Macron uomo?  La menzogna che si auto-smentisce | TViWeb Brigitte Macron uomo?  La menzogna che si auto-smentisce | TViWeb

Testata Street Tg Autorizzazione: Tribunale Di Vicenza N. 1286 Del 24 Aprile 2013

Luca Faietti Direttore Fondatore ed Editoriale - Arrigo Abalti Fondatore - Direttore Commerciale e Sviluppo - Paolo Usinabia Direttore Responsabile

Copyright © 2025 Tviweb. All Rights Reserved | Tviweb S.R.L. P.Iva E C.F. 03816530244 - Sede Legale: Brendola - Via Monte Grappa, 10

Concessionaria pubblicità Rasotto Sas

Credits - Privacy Policy