28 Settembre 2021 - 13.42

Brexit, ovvero: non tutte le ciambelle riescono col buco

“Hai voluto la bicicletta, adesso pedala!” Questo nella sostanza il ruvido ed inaspettato messaggio che il candidato cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz ha inviato a Boris Johnson a proposito della crisi dei trasporti nel Regno Unito. Il primo Ministro di Sua Maestà Britannica in questi giorni si sta probabilmente rendendo conto di quanto sia vero il detto che recita “Non tutte le ciambelle riescono col buco”, e qualche “buco” la Brexit sicuramente lo sta provocando. Non si sono ancora del tutto spenti gli echi di quel sabato 1° febbraio 2020, quando l’Inghilterra ha formalmente lasciato l’Unione Europea. Quel sabato in cui fra i festeggiamenti per la riconquistata “libertà dall’Europa” sembrava quasi di sentire risuonare il “Rule Britannia” fra le strade di Londra. Sicuramente non avevano voglia di intonare “Rule Britannia” quegli automobilisti che venerdì sono stati costretti a passare la notte in macchina perchè avevano il serbatoio vuoto, e non potevano riempirlo in quanto i distributori erano rimasti a secco. O altri che, non reggendo lo stress, hanno dato vita a risse a calci e pugni davanti ai distributori. Un venerdì nero in cui la frase “Sorry, no fuel” gli automobilisti in coda se la sono sentita ripetere dal 90% dei benzinai di Londra con le braccia allargate. Ma perchè questa carenza di benzina e gasolio interessa solo la Gran Bretagna? In realtà a mancare non sono i carburanti, ma i camionisti che li portano ogni giorno ai distributori, diminuiti in parte per il Covid, ma soprattutto come effetto della Brexit. Per avere un’idea, solo nel 2020 sono stati 25mila i conducenti di camion che hanno lasciato l’isola (soprattutto romeni e polacchi), e non sono più rientrati per le limitazioni all’ingresso imposte dalle nuove norme varate dal Governo. Ma capite bene che la crisi dei rifornimenti dei carburanti innesca una generale crisi degli approvvigionamenti, che sta mettendo in difficoltà supermercati e negozi e, cosa da non trascurare, anche settori strategici come la sanità per fare un solo esempio, visto che medici ed infermieri usano le auto per andare a lavorare. Secondo le associazioni dei trasportatori mancano all’appello circa 100mila camionisti. Certo adesso si cerca di tamponare la falla mettendo in campo addirittura l’esercito con circa 2mila camionisti, e si sta cercando di accelerare i test per abilitare 40mila nuovi autisti (che devono avere una patente speciale per trasportare carichi pericolosi), ma i tempi non saranno brevi, e probabilmente la crisi si potrà attenuare non prima della prossima primavera. La Road Haulage Association sta accusando il Governo di “inerzia totale”, giudizio condiviso anche dalle catene dei supermercati, dai negozi e dagli importatori, che hanno parlato di scaffali sempre più vuoti, arrivando a fare previsioni fosche di un altro “Natale rovinato” per gli inglesi. Va comunque specificato che il venerdì nero è stato solo la punta di un iceberg, perchè sono mesi che gli scaffali dei supermercati sono desolatamente vuoti, e gli addetti sono costretti a giustificarsi con i clienti con un bel “Sorry, non ci sono arrivate le consegne”. Tanto che a luglio Mc Donald ha dovuto addirittura eliminare i frappè dal menu perché a corto di latte. E in 1.250 dei suoi ristoranti anche altre bibite erano diventate irreperibili. In una prima fase il Governo aveva assunto un atteggiamento rigido, in linea con la filosofia della Brexit, dichiarando che le imprese devono addestrare personale britannico, e non continuare ad affidarsi a camionisti stranieri. E’ evidente che per Boris Johnson ed il suo Governo il caos degli approvvigionamenti è fonte di grave imbarazzo, perchè mette in dubbio la sua competenza, oltre che la capacità di gestire un fenomeno che non era di difficile previsione vista la volontà di mandare a casa i lavoratori stranieri.  Parafrasando il celebre verso dell’immortale Dante Alighieri “Poscia più che ‘l dolor potè ‘l digiuno”, sostituendo “dolor” con “onor”, di fronte alle proteste dei cittadini, alle critiche dei media britannici, alle polemiche che infuriano sui social tra coloro che dicono che è tutta colpa dell’uscita dalla Ue e quanti sostengono che le vere cause sono altre, il biondo Johnson ha deciso di infrangere uno dei “totem” della Brexit, appunto la stretta sull’immigrazione europea. E così ha promesso visti rapidi ai camionisti che arrivano dalla “perfida Europa”. Ma non potendo spingersi troppo oltre nella deregulation per non perdere la faccia, si è capito che si tratterebbe di permessi temporanei di sole 12 settimane, che oltre a tutto non potrebbero scattare prima della metà di ottobre. Il che equivale a dire a questi camionisti “continentali”: “noi vi facciamo entrare, ma solo fino a che ci togliete le castagne dal fuoco, fino a che dura l’emergenza; dopo via a calci in culo”. Vi stupite se gli autotrasportatori europei non sembrano molto interessati? Per concludere, la crisi della logistica è il frutto dell’improvvisazione con cui è stata gestita la Brexit dal Governo inglese, ma sono certo che in qualche modo, sia pure in tempi medio-lunghi, verrà risolta. Restano sicuramente altri problemi. I pro Brexit avevano detto agli inglesi: stacchiamoci dal Continente, per restare coesi. Ad oggi, vedendo la ripresa dell’ impendentismo in Scozia, in Galles ed in Irlanda, sembra che si sia innescato invece un effetto centrifugo, e la possibilità che fra 10 o 15 anni il Regno Unito, per come lo conosciamo adesso, non esista più è concreta. Chissà se in futuro “Rule Britannia” verrà intonato solo in Inghilterra (nel senso di una delle quattro nazioni che compongono l’attuale Regno Unito)?

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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