Addio a Robert Redford, il divo che non ha mai scelto la strada facile

Robert Redford se n’è andato oggi, a 89 anni.
Con lui non scompare solo un attore dal fascino intramontabile, ma un pezzo di cinema che ha saputo unire popolarità e profondità, bellezza e impegno civile.
Redford non è mai stato soltanto un volto da poster: ha incarnato l’idea che il cinema potesse davvero raccontare la vita con tutte le sue contraddizioni.
Dovessi condensare in poche parole la sua figura direi: Redford, il divo che non scelse mai la banalità.
Ogni suo film affrontava una problematica vera, e confesso che è difficile scegliere qualche titolo fra tutte le storie che ci ha raccontato in tanti anni.
Da il Candidato a Corvo Rosso non avrai il mio scalpo, da Come eravamo a La Stangata, da il Grande Gatsby a I tre giorni del Condor, da Tutti gli uomini del Presidente a Quell’ultimo ponte, da Brubaker a La mia Africa, da Havana a Proposta indecente, da Qualcosa di personale a Il Castello, da Il vento del Perdono a Leoni per agnelli.
Questi sono i titoli dei film in cui recitò come interprete che mi vengono immediatamente alla memoria.
E quando si è seduto dietro la macchina da presa, ha confermato la stessa coerenza: Ordinary People (1980), la sua opera prima da regista, non è stata una passeggiata hollywoodiana, ma un dramma familiare profondo e sincero che gli valse l’Oscar.
Ma come dimenticare “In mezzo scorre il fiume”, in cui sempre da regista racconta la storia del rapporto tra due fratelli che il padre, severo pastore presbiteriano, educa nel culto di Dio, del bene e della pesca con la mosca. Fu il film con cui Redford lanciò Brad Pitt.
Il segreto di Robert Redford stava tutto lì: non accontentarsi mai della superficie.
Non interpretare un ruolo solo per piacere al pubblico, ma per dire qualcosa, lasciare un segno.
Così ha fatto anche con il Sundance Festival, che ha aperto strade e spalancato possibilità al cinema indipendente.
Oggi il mondo saluta un divo diverso dagli altri.
Non un idolo di cartapesta, ma un uomo che ha portato sullo schermo il coraggio di pensare.
Addio, Robert Redford. Hai reso il cinema meno frivolo e più vero.
Umberto Baldo














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