18 Novembre 2025 - 8.42

Le gemelle Kessler. Il loro passo finale, e il nostro tuffo nella memoria

Non credo si esageri dicendo che, con la scomparsa delle gemelle Kessler, è calato un sipario che durava da mezzo secolo.
Per molti sotto i cinquant’anni il loro nome è poco più di una eco lontano, qualcosa che si sente citare dai genitori quando si sentono nostalgici.

Eppure il vuoto che lasciano non è solo affettivo; è culturale, persino identitario.

Per chi le ha potute vedere in Tv nel pieno degli anni d’oro, o per chi le ha recuperate dagli archivi Rai, le Kessler non erano un semplice numero da varietà: erano un’epoca storica, un modo di stare al mondo.
La stagione in cui l’Italia provava a divertirsi, a lasciarsi andare, a credere che il domani potesse essere anche leggero.

Regine indiscusse del varietà in bianco e nero — con paillettes e piume a volontà — arrivarono negli anni ’60 con quell’aria da valchirie sorridenti che portò una ventata di modernità in un Paese che modernissimo non era.
Gambe infinite, movimenti perfetti, accento tedesco inconfondibile, e una naturalezza che mandò all’aria le consuetudini morigerate della Tv del sabato sera, quella delle famiglie riunite attorno allo schermo, quella in cui fino al giorno prima le ballerine ballavano praticamente in cappotto.

Dovete immaginare lo shock culturale: due biondone alte, eleganti, quasi mitologiche, che sembravano uscite da un Olimpo nordico, catapultate sul piccolo schermo di un’Italia ancora con il freno a mano tirato.
Chi non ha vissuto quel decennio fatica a comprenderne l’atmosfera.
Eppure parliamo solo degli anni dal ‘60’ al ‘70: dieci anni appena, ma decisivi.
Gli anni in cui si affacciavano nuovi diritti, nuove libertà, e non a caso si chiusero con una legge — quella sul Divorzio — che da sola racconta un cambio d’epoca.

Era un’Italia pudica, provinciale, beghina, con una censura televisiva così attenta che perfino certe parole sembravano bombe nucleari.
Le Kessler lo capirono subito: loro, abituate ai numeri del Lido di Parigi, si ritrovarono imbacuccate in calze nere talmente pesanti che, davvero, forse non le mettevano nemmeno le suore di clausura.

Eppure, nonostante i veli dei costumisti Rai, entrarono con facilità nei sogni degli italiani.
E, cosa non da poco, furono amate anche dalle loro mogli, perché quella professionalità ferrea si vedeva, eccome se si vedeva.

Il pubblico le vide apparire negli anni Cinquanta, ma il colpo di fulmine arrivò con il boom di Da-da-umpa”, il motivetto che divenne quasi un patrimonio genetico nazionale.
Le Kessler erano più di due ballerine: erano un simbolo pop.
Portavano una femminilità nuova, energica, autonoma, internazionale.
E quando arrivò “La notte è piccola per noi”, la loro icona era già completa: erano entrate nell’immaginario come si entra in casa propria, con naturalezza.

La loro non era sola bellezza, era disciplina pura.
Studi, prove infinite, una capacità di coordinarsi che lasciava basiti.
Dietro la loro apparente leggerezza c’erano ore e ore di lavoro invisibile.
Il segreto? Sorridevano, come se tutto fosse semplice, che poi è il vero marchio dei professionisti.

Gli anni d’oro della Tv italiana — Studio Uno, Canzonissima, Senza Rete — portano inevitabilmente la loro impronta.
Quel loro italiano dall’accento tedesco, le coreografie gemellari, lo stile impeccabile: tutto contribuì a raccontare un’Italia che cercava l’Europa, che voleva finalmente sentirsi parte del mondo.
E loro, Alice ed Ellen, questo ponte lo costruirono davvero, con naturalezza e ironia.

Il loro lascito supera la nostalgia da “vecchia Tv”.
Hanno mostrato che l’intrattenimento poteva essere leggero senza essere sciocco, colto senza essere snob, internazionale senza perdere la propria identità.
Hanno incarnato un modello femminile nuovo: indipendente, atletico, elegante, consapevole.
E lo hanno fatto senza mai cadere nell’auto caricatura, senza rincorrere scandali o mode passeggere.
Sono rimaste ciò che erano sempre state: due professioniste impeccabili.

E sì, anche due icone estetiche.
Perché se a una persona “di una certa età” dite “Che gambe!”, vedrete che tirerà subito fuori i nomi delle Kessler e dell’Omsa che le usò per la pubblicità delle calze; un’alleanza che ha segnato un’epoca.

Nonostante popolarità e successi, mantennero una discrezione quasi monastica sulla loro vita privata.
Una scelta di stile, più che un capriccio.
Sempre insieme, sempre in simmetria.
Non c’era la più famosa o la più brava: c’erano le Kessler, un binomio indivisibile.

E anche la loro uscita di scena è stata coerente.
Hanno scelto di andarsene come avevano vissuto: insieme, nello stesso luogo, nello stesso momento.
Come in un ultimo passo di danza perfettamente sincronizzato.

Sicuramente c’è chi non approva, chi scuote la testa.
Ma hanno fatto ciò che la legge della Germania consente, senza clamore e sicuramente senza pensare di essere dei modelli da imitare.

E, francamente, credo che su una decisione così intima, così radicale, così umana, come il decidere quando è arrivato il momento di “staccare la spina”, nessuno, ma proprio nessuno, abbia il diritto di pontificare.

Potrebbe interessarti anche:

Le gemelle Kessler. Il loro passo finale, e il nostro tuffo nella memoria | TViWeb Le gemelle Kessler. Il loro passo finale, e il nostro tuffo nella memoria | TViWeb

Testata Street Tg Autorizzazione: Tribunale Di Vicenza N. 1286 Del 24 Aprile 2013

Luca Faietti Direttore Fondatore ed Editoriale - Arrigo Abalti Fondatore - Direttore Commerciale e Sviluppo - Paolo Usinabia Direttore Responsabile

Copyright © 2025 Tviweb. All Rights Reserved | Tviweb S.R.L. P.Iva E C.F. 03816530244 - Sede Legale: Brendola - Via Monte Grappa, 10

Concessionaria pubblicità Rasotto Sas

Credits - Privacy Policy