Ciccio bomba cannoniere gioca la carta turismo: grandi investimenti, ma siamo a 1300 visitatori all’anno

La Corea del Nord vuole diventare una destinazione turistica. Sì, proprio quella Corea del Nord: frontiere sigillate per anni, controlli rigidissimi, e un regime non esattamente noto per la sua apertura al mondo. Eppure, a Pyongyang ne sono convinti: il turismo può diventare un pilastro dell’economia nazionale.
A cinque anni dalla chiusura totale per la pandemia, il Paese sta provando a rifarsi il look. Nella capitale è stata inaugurata una grande mostra con oltre duemila specialità locali, una sorta di fiera permanente delle meraviglie coreane. L’obiettivo è chiaro: attirare sia la popolazione interna sia — sorpresa — visitatori stranieri, con l’ambizione di essere competitivi sul mercato globale.
Il direttore del dipartimento dell’amministrazione nazionale del turismo, O Hyon, ha spiegato che l’intento è «sviluppare e ampliare la nostra industria turistica a modo nostro». Che, in traduzione occidentale, significa: non sarà esattamente turismo fai-da-te.
Gli sforzi non mancano. L’estate scorsa è stato inaugurato un enorme resort balneare in grado di ospitare 20.000 persone, completo di hotel, spiagge curate e attrazioni. Una sorta di “Rimini del Juche”, almeno nelle intenzioni.
Ma i risultati?
Nel 2024 i visitatori stranieri sono stati appena 1.300.
Per dare un’idea, è un numero paragonabile all’affluenza annua di micro-località italiane come Pedesina, 30 abitanti in provincia di Sondrio, che in alcune stagioni registra flussi turistici sovrapponibili grazie a escursionisti e curiosi che vogliono vedere uno dei comuni più piccoli (e caratteristici) d’Italia. In pratica, Pyongyang punta a diventare una destinazione internazionale… ma al momento ospita più o meno lo stesso numero di persone che decidono, in un anno, di fare un giro in un borgo grande quanto un condominio.
Sulla carta, però, il progetto è ambizioso: fiere permanenti, resort da migliaia di camere, potenziamento delle infrastrutture e un messaggio che il regime ripete con insistenza: “La Corea del Nord è aperta ai turisti”. Nei fatti, resta tra i Paesi più difficili da visitare sul pianeta, con regole severe, itinerari rigidamente controllati e limitazioni fortissime all’accesso degli occidentali.
Riuscirà il Paese di Kim Jong-un a trasformarsi davvero in una meta turistica?
Per ora, i numeri ricordano più un paesino alpino che un futuro Eldorado dei viaggi. Ma in un Paese dove tutto è coreografato, anche il turismo potrebbe diventare — almeno nelle ambizioni del regime — un grande spettacolo da mettere in scena.













