17 Ottobre 2025 - 11.49

Il taglio Irpef? Una margherita in più al mese


Se qualcuno di voi aveva già adocchiato la nuova auto, contando sui risparmi della riduzione Irpef dal 35 al 33%, può serenamente tornare a piedi. Al massimo, con lo “sconto fiscale” vi potete permettere una pizza in più al mese.  Magra consolazione, ma sempre meglio di un supplì.

Per intenderci: chi guadagna 40mila euro l’anno incasserà circa 300 euro netti di beneficio, chi ne prende 55mila arriverà — udite udite — a 440 euro annui. Giusto il tempo di finire la pizza e ordinare un “Lucano” per digerire l’amara realtà.

Perché la verità, quella vera, è che questa mini-sforbiciata alle aliquote non compensa neppure lontanamente la maxi-batosta dell’inflazione. Negli ultimi anni il “caro vita” ha trasformato l’Irpef in una macchina del tempo fiscale: tu resti fermo, ma lei ti riporta indietro. Il nome tecnico è “drenaggio fiscale”, cioè quel simpatico meccanismo per cui, anche a parità di reddito reale, finisci per pagare più tasse solo perché i prezzi salgono e gli scaglioni Irpef restano inchiodati.

E il Governo? Da quell’orecchio, come al solito, non ci sente. Anche perché il drenaggio fiscale, dal 2022 al 2025, vale la bellezza di 25 miliardi. Una manna per i conti pubblici, che così possono apparire miracolosamente “in ordine”. Insomma, altro che spending review: il risanamento dei conti l’hanno fatto i “kulaki” da 35mila euro in su, mica i tagli alla spesa.

Ricapitolando: per partite Iva e autonomi c’è sempre la solita minestra di flat tax e condoni (pardon, “paci fiscali”), per i redditi più bassi resta il taglio dei contributi pensionistici introdotto da Draghi e reso strutturale da Meloni, insieme alla riduzione degli scaglioni da quattro a tre e qualche ritocco alle detrazioni.
Per il ceto medio, quello che ancora tira la carretta? Una pizza, appunto.

Sia chiaro: il taglio dal 35 al 33% è comunque un segnale. Nessuno prima l’aveva fatto. Ma per favore, ci risparmino i proclami sul “grande taglio dell’Irpef al ceto medio”: perché qui di grande c’è solo la presa in giro.

La verità è che siamo davanti all’ennesima “mancetta”, utile a titolare qualche giornale, ma incapace di raddrizzare davvero un sistema fiscale che resta pesante e iniquo. E, per inciso, la pressione fiscale non cala affatto: continuerà a crescere, tanto che il rapporto tra entrate fiscali e contributive e Pil nominale è stimato al 42,8%.

Insomma: mentre il Governo brinda alla “riforma dell’Irpef”, il ceto medio paga il conto. E la pizza, quella sì, ormai costa pure più cara.

Umberto Baldo

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