8 Marzo 2021 - 9.45

8 marzo. “Speriamo che sia femmina”

Esattamente un anno fa eravamo tutti chiusi nelle nostre case.  Forse pochi di noi immaginavano che dopo 12 mesi ci saremmo trovati a fare ancora i conti con il Covid-19, che nel frattempo ha pensato bene di trasformarsi, dando vita alle famigerate “varianti”, che stanno riproponendo la necessità di pesanti limitazioni alla nostra vita quotidiana. E sicuramente non lo pensavano le donne, che senza dubbio sono state le più colpite dalla pandemia.Non mi riferisco alla malattia, che anzi ha colpito più gravemente i maschi, ma agli effetti del virus sulla vita di ogni giorno, e non c’è dubbio che la pandemia abbia accentuato la “fatica” quotidiana delle nostre donne.Che hanno avuto maggiori problemi sul lavoro perchè occupate nei settori economici più colpiti, come quello dei servizi, spesso con contratti che danno poca sicurezza e stabilità, tipo il part time.E che hanno visto aumentare esponenzialmente le loro incombenze “tradizionali”, e non solo durante il lockdown totale, dovendosi anche fare carico della chiusura delle scuole, sostituendosi in tanti casi agli insegnanti, e assistendo parenti in difficoltà, quasi sempre genitori anziani.Data la situazione, immagino che molte “ragazze”, perchè le donne sono ragazze ad ogni età, staranno chiedendosi: ma allora cosa c’è da festeggiare in questo 8 marzo 2021?    Perchè ripetere ogni anno i soliti riti, facendo i soliti discorsi, dall’origine della festa al significato della mimosa?Io credo che la risposta a questa domanda in parte la si possa trovare in questa  frase dello  storico greco Tucidide: Bisogna conoscere il passato per capire il presente ed orientare il futuro”.Perchè per leggere bene il presente bisogna guardare indietro, per capire da dove si è partiti.E questo è importante in particolare per le donne, perchè è pur vero che la parità con il maschio non è ancora stata del tutto raggiunta, che in molte parti del mondo nascere donna è ancora quasi una sventura, ma l’ “oggi”, almeno nel mondo occidentale, è sicuramente migliore del “ieri”.Ecco quindi il senso di una rilettura storica del ruolo delle donne, per prendere atto da dove si è partiti, dove si è arrivati, e dove bisognerà dirigersi.Il racconto del passato si chiama “storia”, e non c’è dubbio che le donne, l’ “altra metà della storia”, sono state a lungo trascurate. Non so voi, ma il mio primo incontro con la storia, meglio con la preistoria, è stato un disegno del sussidiario che esponeva la vita dei nostri antenati cavernicoli.  E l’immagine mostrava in primo piano un uomo vestito di pelli intento a lavorare una scheggia di selce, in secondo piano un gruppo di maschi che inseguiva un dinosauro, e solo sullo sfondo donne con i loro bambini attorno al fuoco all’imboccatura di una caverna.Una scelta grafica ben precisa, mirata a mettere le cose in chiaro fin da subito: agli uomini la caccia, la guerra, il procacciamento delle derrate alimentari, alle donne la preparazione del cibo e la cura dei bambini.Il messaggio che arrivava agli scolari era quello di una gerarchia di valori, e cioè che quello che facevano i maschi era fondamentale per lo sviluppo della civiltà, mentre i compiti delle donne erano, per voler usare un eufemismo, “sussidiari”.Senza girarci tanto attorno, è un dato di fatto che la storia ha sempre sottovalutato o ignorato il ruolo delle donne. Ed il perchè è di facile comprensione; la storia è sempre stata scritta dagli uomini per gli uomini, e quello che hanno fatto le donne è sempre stato filtrato dal severo sguardo maschile.  E questo ritengo sia stato forse lo schiaffo maggiore inflitto all’universo femminile; l’estromissione dalla Storia, dal flusso degli eventi, dalla sua narrazione. Per millenni, dalla Bibbia al mondo romano, al Medio evo, il ruolo delle donne è stato la sottomissione assoluta e senza appello alla famiglia, ai padri, ai fratelli, ai mariti. Vera e propria merce di scambio nelle politiche matrimoniali, senza tenere in minimo conto i loro sentimenti.  E se non si riusciva a “piazzare” la giovane sul “mercato”, o se il matrimonio andava male per qualsiasi motivo, che problema c’era?  Le porte dei conventi erano sempre aperte.Certo la rimozione delle donne dalla storia non è stata totale. Non sarebbe stato possibile!Come si può fare la storia dell’Inghilterra senza citare Elisabetta I Tudor, o quella della Spagna senza Isabella di Castiglia, o della fisica e della chimica senza Marie Curie, o della poesia senza Saffo? E sono molte altre le donne che per le loro capacità o la loro determinazione   sono riuscite a ritagliarsi un posto nella storia; sante, regine, badesse, eretiche bollate come streghe e arse sui roghi, guerriere, cortigiane. Storie di intelligenza, di genio, di forza, di grazia ed eleganza.Ma ciò non toglie che queste donne, nella narrazione complessiva, sono state delle eccezioni, calate in strutture sociali impantanate negli stereotipi dell’ “inferiorità femminile” e della disuguaglianza sistemica.E la riprova la troviamo nel fatto che alle donne europee non fu consentito neppure consultare biblioteche e fonti documentali sino al XVIII secolo, e in molte università, europee e non, alcune biblioteche sono rimaste chiuse all’ingresso delle donne sino al XX secolo, che in prospettiva storica equivale a dire ieri.Ma le donne non hanno mai mollato, hanno coltivato e costruito, lottato per i loro diritti, e hanno così contribuito ad una rivoluzione anche della narrazione storica, che oggi non è più il racconto delle nazioni, delle istituzioni, dei potenti, di re, imperatori, papi. O almeno non solo!Il risultato di queste lotte secolari è che oggi nella maggior parte dei Paesi occidentali le donne non sono più “cittadine di serie B”, e se la giocano alla pari degli uomini, anche se molto resta ancora da fare per raggiungere la parità nei luoghi del potere politico ed economico.  Ed al riguardo non ritengo che la strada giusta sia quella delle “quote rosa”, che mi sanno tanto di “recinti per panda”. Come pure molto resta da fare nella legislazione e nella protezione effettiva delle donne, come ci raccontano i dati sui femminicidi e sulle violenze domestiche.La parità è fatta anche di cose che sembrano marginali, come quella del doppio cognome dei figli.  Sono anni che, nonostante la storica sentenza del 2016  della Corte  Costituzionale, si attende dal Parlamento una legge “chiara”, organica,  che consenta automaticamente di aggiungere al cognome del padre quello della madre, o viceversa, ponendo così fine alla tradizione atavica secondo cui la discendenza era esclusiva proprietà del padre, e che considerava quindi la madre “nessuno”. Resta poi il grande buco nero della condizione della donna in molte società, in alcune delle quali si pratica ancora l’aborto selettivo appena si ha contezza che il nascituro è di sesso femminile, oppure dove stupri e abusi sessuali sono un fenomeno radicato e diffuso, come in India. Questo secondo me è il senso di questo 8 marzo delle donne, quello di non mollare, di lottare, affinché in ogni parte del mondo ad una donna con il “pancione” si possa augurare con un sorriso: “speriamo che sia femmina!”
PS: Ovviamente Tviweb augura a tutte le “ragazze” che ci seguono BUONA FESTA della DONNA.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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