29 Aprile 2016 - 16.23

VICENZA – Scandalo cannule – Riboni: “Nessuna montatura, fatto molto grave”

soccorso

 

“Ritengo che la vicenda sia molto grave e che neanche per scherzo dei professionisti di qualsiasi ordine e natura possano esprimersi ed operare in questo modo”. Commenta così il primario del Pronto Soccorso di Vicenza, Vincenzo Riboni, la vicenda della cosiddetta gara delle cannule, che risale agli inizi di dicembre del 2015, per la quale vi è stata un’indagine interna all’Ulss e dopo la quale sono stati sanzionati con una ‘censura’ un medico e un infermiere. La vicenda è venuta a galla a conclusione del procedimento disciplinare interno che ha visto sul banco degli imputati due medici e sei infermieri. Alla fine, un medico è stato sanzionato con la censura scritta, un infermiere con il rimprovero scritto. Erano gli unici in servizio, nel momento della gara, mentre gli altri (un medico donna e cinque infermieri, tre donne e due uomini) non erano in servizio e non sono stati puniti solo per questo. La gara consisteva nel totalizzare più punti in base al diametro delle cannule e i risultati venivano scambiati in un gruppo Whatsapp.
La questione però solleva dibattiti ed interrogativi. Per il Nursind, il sindacato infermieri, si tratterebbe di un’ignobile strumentalizzazione di quello che sarebbe stato in pour parler, uno scherzo, senza effetti pratici sul lavoro e sui pazienti, una montatura per attaccare il lavoro e il sacrificio degli operatori sanitari. In effetti la domanda è d’obbligo: è stata una faccenda privata? si è di fronte alla crocifissione di operatori sanitari che per far passare il tempo hanno scherzato fra di loro, senza però mettere in pericolo i pazienti? Non è di questo avviso Vincenzo Riboni, che perentorio condanna l’accaduto ed i protagonisti.  “Quello sanitario è un ambiente particolare -ci dice- soprattutto quando si parla di emergenza-urgenza e dei professionisti non si possono permettere di  mettere per iscritto o messaggiare su whatsapp in questi termini, evidenziando particolari che non scaturiscono dalla fantasia ma che sono della realtà quotidiana. Non lo possono fare nemmeno per scherzo. Non siamo di fronte ad una montatura o ad una esagerazione pilotata. E’ intollerabile, inconcepibile passare sopra ad un episodio simili, non si può far finta di niente e servono provvedimenti drastici. I soggetti coinvolti fanno chiaramente riferimento all’attività che stanno svolgendo e lo fanno in orario di servizio. Non possiamo quindi parlare semplicemente di una faccenda privata”.

Come mai la faccenda è uscita adesso e gli ordini professionali di riferimento non ne erano a conoscenza?

“Io sono a conoscenza di questa vicenda da gennaio. Ho fatto i miei passi, ho attivato l’azienda per cui lavoro. Il tutto ha avuto un suo percorso che è sfociato con una censura e poi è stata portata a conoscenza dell’opinione pubblica dalla stampa. Il primo passo, quindi, è stato quello di informare i miei organi dirigenziali. Il mio compito a quel punto, si è fermato. Cinque persone non sono state sanzionate perché non erano in servizio, due sì. Tutti dicono che non vi era era intenzionalità, che mai e poi mai avrebbero pensato di recare danno al paziente, che si trattava di uno scambio di battute scherzose e di contenuti di conversazioni avute qualche giorno prima.  Chi era in servizio, che non ha smentito di avere scritto in chat (l’incrocio degli orari è facilmente verificabile e corrisponde) è stato censurato”.
L.F.

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