12 Ottobre 2015 - 12.12

SALUTE – Vaccini: perché alcuni li evitano? I dati, i rischi, il Codacons

vaccini

L’indagine è del 2012 ed è stata condotta dalla Regione Veneto, ma mostra una tendenza preoccupante. Le Coperture vaccinali nazionali contro la poliomielite, il tetano, la difterite e l’ epatite B scendono al di sotto del 95%, la soglia minima prevista dal Piano Nazionale prevenzione vaccinale 2012-2014. Secondo il report (Indagine sui Determinanti del Rifiuto dell’ Offerta Vaccinale nella Regione Veneto), è una quota minoritaria della popolazione, ma in continuo aumento negli ultimi anni. Tra i genitori che non hanno vaccinato uno o più figli ci sono spesso madri di età superiore ai 30 anni e con titolo universitario, che sono solite utilizzare internet e talvolta impiegate in ambito sanitario, mentre meno frequentemente vi sono madri di età inferiore ai 30 anni e di professione operaie oppure casalinghe.
Perché? Sovente vi è l’idea che seguendo stili di vita sani si possano evitare le malattie senza che il bambino si vaccini. Tale idea, secondo l’Ulss 20 di Verona che ha condotto l’indagine, non è supportata dalla medicina e dalle evidenze scientifiche, dato che uno stile di vita sano non è sufficiente a proteggere il bambino dalle infezioni, data la virulenza degli agenti patogeni in gioco. Non secondario è il fatto che le nuove generazioni non hanno avuto esperienza di alcune delle più severe e diffuse epidemie di malattie infettive, tra cui ad esempio la poliomielite, che è oggi assente, a parte rari casi e non nel nostro Paese. Così in qualche modo, si è persa la memoria di queste epidemie. Il rischio è che possano riemergere. Emerge poi la tendenza a ritardare l’ inizio del ciclo vaccinale, con il raggiungimento di coperture soddisfacenti soltanto dopo il sesto mese di vita del bambino: si tratta di un aspetto da non sottovalutare tenendo conto che alcune malattie infettive possono avere esiti fatali soprattutto nei bambini piccolissimi. Vi sono malattie infettive ancora diffuse. Secondo i dati dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2014 l’ Italia ha presentato il maggior numero di casi di morbillo, pari a 1676, con un’ incidenza pari a 28,1 persone su un milione (fonte: European Center for Disease Prevention and Control). Il morbillo può avere complicanze gravi, come alcune forme di encefalite, e che può portare anche al decesso. Un caso rilevato nell’Ulss 20 di Verona ha riguardato una paziente di 34 anni che ha manifestato una cecità bilaterale per sei mesi quale complicanza del morbillo. La comparsa di malattie infettive che una volta vedevamo solo nei bambini ora colpisce nella maggior parte dei casi gli adulti dato che sono nati prima dell’ inizio delle vaccinazioni di massa e , quindi, non sono immunizzati.
Alcune posizioni (rileviamo dal sito del Codacons – Rita Viola) delle Associazioni e delle Istituzioni Riguardo al calo vaccinale, diversa è la posizione del Codacons, che in una comunicazione del 5 ottobre scorso si riferisce a tale calo come al “risultato di una maggiore consapevolezza da parte degli utenti, che si informano di più rispetto al passato e scelgono autonomamente se sottoporsi o meno ad un vaccino”. In anni recenti, inoltre, sono nate alcune Associazioni, tra cui il Condav (Coordinamento Nazionale Danneggiati da Vaccino), che ha l’ obiettivo di “dare voce ai danneggiati da vaccino, ai familiari e a tutte le persone che desiderano ricevere informazioni”, si legge in un documento del Coordinamento Condav. In questa occasione, è importante ricordare che le Istituzioni, in particolare l’ Istituto Superiore di Sanità (Iss) insieme al Ministero della Salute, richiamano con forza l’ attenzione sull’ importanza della vaccinazione, nei tempi previsti, non solo per proteggere se stessi ma anche per proteggere gli altri, garantendo la cosidetta immunità di gregge – si legge in un commento dell’ Iss – una sorta di ombrello che ripara la collettività da numerose malattie infettive. È importante rimarcare che “come tutti i farmaci, anche i vaccini possono causare effetti indesiderati, ma questi sono, nella maggior parte dei casi, di lieve entità e transitori”, si legge in una nota online del Ministero della Salute. “Eventi avversi più seri si manifestano solo molto raramente (un caso ogni migliaia o milioni di dosi somministrate)”. In ogni caso è importante considerare le controindicazioni (temporanee o definitive) e valutare situazione per situazione, spiega il Ministero della Salute, che ricorda che “le vaccinazioni hanno consentito di salvare milioni di vite e di prevenire innumerevoli casi di malattie e di complicazioni che possono avere esiti fortemente invalidanti, tanto nei paesi industrializzati quanto in quelli in via di sviluppo”. Sempre nella nota del Ministero si legge inoltre che “un reale rapporto causa-effetto tra lesioni invalidanti e vaccinazioni è stato dimostrato soltanto nel caso dell’ associazione tra vaccinazione antipoliomielitica orale (OPV) e polio paralitica associata a vaccino”. Ma “questo vaccino non è più in uso da diversi anni”, ha commentato, nell’ intervista al nostro giornale, Massimo Valsecchi che prosegue così: “nella situazione attuale, è necessariospiegare quali possono essere i danni dovuti alle malattie infettivee contemporaneamente diffondere rapporti di alto valore scientifico sulla reale frequenza e sull’ entità delle reazioni avverse, con la massima trasparenza. A tal proposito, già da 20 anni abbiamo attivato il Canale Verde , su cui è possibile rintracciare dati relativi alle reazioni avverse. I rapporti del Canale Verde sono realizzati da una struttura esterna, in modo da fornire una valutazione indipendente”. In Italia, inoltre, è attiva una sorveglianza relativa agli eventi avversi, e l’ AIFA riceve a livello nazionale le segnalazioni nel quadro generale della farmacovigilanza. Altro tema ampiamente dibattuto, a livello non solo scientifico ma anche mediatico e politico, inoltre, riguarda la questione vaccini-autismo , sulla quale un recente studio , pubblicato su JAMA , conferma nuovamente che non c’ è nessuna correlazione tra la vaccinazione e la comparsa di un disturbo dello spettro autistico. La comunità scientifica, e in particolare l’ Istituto Superiore di Sanità, ha ripetutamente sottolineato che non c’ è nessuna evidenza in grado di stabilire un nesso di causalità tra questi due elementi.

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