29 Aprile 2020 - 9.12

Le scelte di Conte: ecco i retroscena che consigliano la prudenza

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Francamente sono certo che il  nostro premier avesse messo in conto un certo numero di scontenti, ma non credo avesse previsto la vera e propria levata di scudi seguita alla pubblicazione del Dpcm che detta le nuove regole in vigore dal 4 maggio in tema di allentamento delle misure di contenimento dell’epidemia di coronavirus.Il fatto è che le razioni negative, in certi casi con toni di una vera e propria “bocciatura”, in altri di aperta contestazione, sono arrivate da tutti i settori della società, compresa la Conferenza Episcopale Italiana, scontenta per la conferma del divieto di celebrare le messe nelle chiese, posizione poi mitigata da una dichiarazione di Papa Francesco. Tutti hanno alzato la voce; molte Regioni, Veneto in testa, i Comuni, Confindustria e le altre Associazioni di categoria, e proteste, polemiche, rabbia ed ironie hanno imperversato sui social come uno tsunami. Il fatto è che, dopo quasi due mesi di segregazione in casa, si era creata nel Paese l’aspettativa di un “forte allentamento”, e la conferma delle limitazioni, sia pure attenuate da un certo numero di aperture, è arrivata sui cittadini come una inattesa “doccia fredda”. L’esposizione mediatica di Conte, percepito ormai come un “uomo solo al comando” ha fatto del premier il naturale parafulmine delle proteste, non solo delle opposizioni, ma anche di alcuni settori della sua maggioranza.Certo la situazione italiana, con una classe politica litigiosa, improvvisata e mediocre, che guarda al proprio orto piuttosto che al Paese, non aiuta nella situazione tragica come quella che stiamo vivendo.Non so voi, ma ho provato una profonda invidia leggendo queste parole che il capo dell’opposizione portoghese Rui Fernando da Silva Rio ha indirizzato in Parlamento al Presidente del Consiglio Antonio Costa: “La minaccia che dobbiamo combattere esige unità, solidarietà, senso di responsabilità.   Per me, in questo momento, il governo non è l’espressione di un partito avversario, ma la guida dell’intera nazione che tutti abbiamo il dovere di aiutare. Non parliamo più di opposizione, ma di collaborazione. Signor primo ministro Antonio Costa, conti sul nostro aiuto. Le auguriamo coraggio, nervi d’acciaio e buona fortuna, perché la sua fortuna è la nostra fortuna”.C’è un abisso tra questo discorso e quanto leggiamo ogni giorno sui nostri giornali e sui nostri media. Ma sicuramente è anche grazie a questo clima politico che il Portogallo, nazione molto meno ricca dell’Italia, con un sistema sanitario con meno dotazioni, è riuscito a contenere quello che poteva essere un disastro.Tornando a questa benedetta “Fase 2”, io non sono sicuramente fra quelli che si spellano le mani nei confronti del nostro Presidente del Consiglio. E relativamente alle disposizioni dell’ultimo Dpcm, molte le ritengo discutibili, e altre illogiche. Mi sarebbe quindi facile accodarmi al coro di coloro che contestano le sue scelte.Ma poiché credo da sempre che sia più facile criticare che fare, prima di giudicare l’operato di una persona ho l’abitudine di mettermi nei sui panni, chiedendomi quale decisione avrei assunto io trovandomi in quella particolare condizione. Ovviamente per fare questo è necessario conoscerle bene quelle condizioni, e nella specie quali sono gli elementi che hanno spinto Giuseppe Conte a  frenare la ripartenza del Paese, nonostante le enormi pressioni cui è sicuramente sottoposto, e la consapevolezza che ogni giorno in più di fermo produttivo si trasforma in maggiore povertà per i cittadini, in maggiore spesa pubblica, in maggiore debito pubblico che prima o dopo qualcuno dovrà pagare.  E provate a indovinare a chi verrà alla fine presentato il conto.Bene, il premier ha dichiarato, nel corso della diretta televisiva, che la prudenza gli è stata suggerita dalle raccomandazioni del Comitato Tecnico Scientifico.E’ stato molto generico, non entrando nel dettaglio di quali fossero queste raccomandazioni.Che, puntualmente come succede nel nostro Paese, il giorno dopo sono state “passate” ai giornali, che le hanno ovviamente pubblicate.Analizziamo quindi freddamente quanto trapelato, senza preconcetti, senza tesi precostituite, senza pregiudizi politici, mettendoci per un attimo al posto di Conte.Cosa dice questo documento dell’Istituto Superiore di Sanità, che a quanto è dato sapere sarebbe stato consegnato al Governo il 22 aprile?Secondo quanto pubblicato dai media, lo studio propone 92 possibili scenari e il più drammatico sarebbe quello contrassegnato dalla lettera “A”. In pratica, in caso di riapertura di quasi tutto, il tasso di riproduzione del virus Rt (cioè la previsione del numero medio di contagi a partire da una persona che ha contratto il virus) tornerebbe sopra 2, tra il 2,06 e il 2,44, per una media di 2,25. Con questo tasso le terapie intensive, che pure sono state potenziate, sarebbero di nuovo al picco in meno di 40 giorni, l’8 giugno, data intorno alla quale gli ospedali italiani si troverebbero a fronteggiare 151mila ricoveri in terapia intensiva. Che diventerebbero complessivamente più di 430mila entro la fine dell’anno.  Tanto per avere un termine di paragone il picco raggiunto il 3 aprile è stato di 4.068 ricoverati nei reparti di terapia intensiva.  Secondo questo modello ciò accadrebbe facendo ripartire industria, edilizia e commercio collegato ma anche hotel e ristoranti senza limiti d’età per i lavoratori, senza telelavoro, con le scuole aperte e il ritorno alla normalità nel tempo libero e nell’uso dei mezzi pubblici.   Proprio sulle scuole si concentra l’attenzione dello Studio, con la precisazione che la sola riapertura delle scuole sarebbe sufficiente a far ripartire rapidamente l’epidemia, con i conseguenti effetti sul numero di cittadini ospedalizzati.Lo scenario sub “B”, che prevede il tutto aperto senza telelavoro, ma con le scuole chiuse, il tasso Rt salirebbe all’ 1,86% (range fra l’1,66 ed il 1,97), con 110mila persone in terapia intensiva all’8 agosto.Lo scenario “C” invece delinea l’ipotesi di far ripartire le attività industriali, l’edilizia, il commercio e anche ristoranti e hotel, fermi restando il telelavoro e le scuole chiuse, ma senza limiti nel tempo libero e nei trasporti. In tale ipotesi l’Rt si posizionerebbe a 1,69 (range fra l’1,54 e l’1,83%), e il culmine per le terapie intensive avverrebbe il 31 agosto.Volendo ci sarebbe molto altro da scrivere, perchè il documento è piuttosto articolato, e prevede ad esempio anche scenari che delineano cosa succederebbe introducendo limitazioni relative alle fasce di età (es. divieto di spostamenti extra lavorativi, o anche a causa di lavoro, per  over 50 od over 60).Di conseguenza con gli scenari ci fermiamo qui, perchè ritengo che quello che vi ho riferito finora sia sufficiente per farvi un’idea.Aggiungo solo un’altra specificazione, quella che gli scienziati manifesterebbero “incertezze sul valore dell’efficacia dell’uso di mascherine per la popolazione generale dovute a una limitata evidenza scientifica, sebbene le stesse siano ampiamente consigliate” (sic!).Questi in estrema sintesi i contenuti delle 22 pagine, firmate dall’equipe di specialisti guidati dal prof. Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss, che alla fine scrivono chiaramente che “lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto, e un allentamento totale potrebbe annichilire tutti i sacrifici che gli italiani hanno compiuto sino ad ora”. A questo punto bisogna porsi la domanda fatidica: “Cosa avrei fatto io al posto di Giuseppe Conte dopo aver letto questo Studio?”Lo so bene che la prima risposta che vi viene in mente è che fare il premier non è il vostro mestiere, e che se uno non è in grado di prendersi responsabilità, e fare scelte che vadano incontro alle esigenze dei cittadini, è meglio che lasci il posto ad altri.E’ una posizione anche questa, rispettabile come tutte le posizioni.Ma se vogliamo essere fino in fondo onesti con noi stessi, e cercare di dare una risposta, sono sicuro che, come me, nessuno di voi direbbe a cuor leggero “io aprirei tutto”, e sicuramente qualche notte in bianco la passereste prima di decidere. Quindi, anche in questo caso, “lanciare la prima pietra” non è poi così facile!Ma sia chiaro che il fatto che la decisione di Conte sia comprensibile, date le condizioni, non vuol dire che si debba essere d’accordo con le sue modalità di comunicazione. Innanzi tutto questo documento avrebbe dovuto essere portato a conoscenza anche dei Governatori delle Regioni, e questo lo dico basandomi sulle dichiarazioni del Presidente del Veneto nella consueta conferenza stampa di martedì, in cui Luca Zaia ha affermato di non sapere nulla di questo Studio dell’Iss.A mio avviso poi il messaggio sarebbe arrivato più forte e più chiaro, probabilmente stoppando sul nascere malcontento e contestazioni (es. parrucchieri incatenati in Veneto), se il Premier avesse avuto il coraggio della trasparenza, vale a dire di fornire anche ai cittadini le “crude cifre” comparse il giorno dopo sui giornali, palesando quindi le motivazioni “numeriche” alla base delle sue decisioni. E’ ora di finirla di considerare gli italiani un popolo di “cerebrolesi” in attesa solo di darsi alla pazza gioia da fine lockdown.Negli ultimi due mesi la popolazione italiana, anche quella più giovane, ha dato un esempio di grande senso civico, restando in casa ed adottando le misure suggerite o richieste dalle Autorità.Le motivazioni che stanno alla base delle richieste di poter ricominciare molte attività produttive ferme da due mesi sono forti e motivate, e certe prudenze del Governo sembrano incomprensibili.Ma sono altrettanto certo che le contraddizioni, le indecisioni, le marce indietro, le differenziazioni, non tutte addebitabili a Conte per la verità, non aiutano i cittadini a farsi un’idea precisa di quale sia veramente la situazione.Churchill quando chiamò gli inglesi alla resistenza ad oltranza contro il nazismo non si nascose dietro giri di parole o mezze verità.Forse è il momento che in Italia si rispolveri un certo stile nel fare politica, ma servirebbe anche che stampa e società civile assumessero posizioni meno isteriche.Per finire mi sento di suggerire al premier di abbandonare gli equilibrismi, senza pensare al proprio eventuale futuro politico.  Da un lato perchè la sua attuale posizione è tale che se tiene chiuso gli si addosseranno le colpe dell’impoverimento, se riapre quelle della catastrofe, e dall’altro perchè la storia insegna che difficilmente in politica chi gestisce la guerra gestisce poi la ricostruzione. 

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