20 Gennaio 2021 - 12.00

Fisco: fatture false per 24 milioni di euro, sequestrati 3,5 milioni nel Vicentino

Un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per un importo di oltre 3,5 milioni di euro, emesso dal Gip presso il Tribunale, è stato eseguito dalla Guardia di Finanza di Vicenza nell’ambito di indagini su un giro di fatture false per circa 24 milioni, emesse dal 2015 al 2019.
    Gli accertamenti coinvolgono due imprenditori, P.P., 56 anni, di Bassano del Grappa, e M.A.(48) di Mareno di Piave (Treviso).
    L’attività investigativa è stata condotta dal Gruppo di Bassano del Grappa mediante gli strumenti informatici della Guardia di Finanza, finalizzata a contrastare il fenomeno evasivo mediante frodi nelle fatturazioni. Durante le operazioni investigative emergeva l’emissione, da parte di P.P., di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti per decine di milioni di euro a favore delle ditte di M.A., che le annotava nella propria contabilità. Quest’ultimo utilizzava le fatture emesse da P.P. per giustificare l’acquisto in completa evasione d’imposta che in realtà effettuava, in contanti, da diversi soggetti di nazionalità cinese operanti tra le province di Roma, Milano, Padova e Prato. Durante le perquisizioni nei confronti dell’indagato M.A., infatti, veniva rinvenuta documentazione inerente in parte l’attività imprenditoriale riconducibile alle proprie aziende, tra cui numerosi documenti di trasporto, in parte, in maniera ingiustificata, l’attività della ditta individuale di P.P.. Presso i computer aziendali delle imprese di M.A., invece, tutte con sede in Codognè (TV), venivano rinvenuti documenti informatici che permettevano di ricondurre espressamente gli articoli fatturati da P.P. a quelli effettivamente acquistati dalle predette imprese cinesi dallo stesso M.A., oltre che i formati digitali editabili delle fatture emesse da P.P., che avrebbero permesso a M.A. di generarsi autonomamente le fatture false d’acquisto indicando in maniera puntuale i prodotti acquistati in nero.  In definitiva, il meccanismo evasivo si autoalimentava mediante l’approvvigionamento di merce presso aziende gestite da imprenditori cinesi senza l’emissione di alcun documento fiscale, l’ingresso nella contabilità aziendale grazie alla copertura documentale offerta dall’emittente delle fatture per operazioni inesistenti, il pagamento tracciabile e la successiva retrocessione del denaro contante, dopo plurimi passaggi, dall’emittente all’utilizzatore delle fatture false per il successivo utilizzo del contante per nuovi acquisti (ANSA).

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