30 Aprile 2020 - 14.01

Essere mamme ai tempi del coronavirus: Maria Zaupa

La pandemia del Covid 19 ha costretto tutti ad una vita diversa, ad un isolamento a cui non si era abituati. C’è chi lavora da casa, chi è in prima linea per far fronte all’emergenza e chi è costretto a lavorare, con mascherina e guanti e mantenendo un distanziamento da colleghi. C’è anche chi ha dovuto rivedere tutta l’abitudinarietà perché ha contratto il virus e si è quindi isolato in casa, senza possibilità di uscire, e con la necessità di salvaguardare il figlio.

Maria Zaupa, psicologa al secondo anno di specializzazione per diventare psicoterapeuta, è la mamma di Giacomo, bimbo di cinque anni con SMA2. La sua malattia, l’atrofia muscolare spinale, è una malattia rara genetica che può comportare anche problemi respiratori: sebbene non ci siano evidenze mediche, il Coronavirus per lui potrebbe essere molto problematico. Il suo papà ha contratto il Covid19 al lavoro e si è dovuto isolare all’interno della sua casa per non rischiare di infettare anche il figlio.

Giacomo è una delle categorie a rischio?

“Si perché la sua malattia comporta anche problemi respiratori, motivo per il quale lui dorme con la ventilazione polmonare assistita. Sebbene i medici ci abbiano rassicurato sull’eventuale contagio, sostenendo che la sua età gli porta beneficio, ci hanno anche evidenziato che in un eventuale contagio, lui non potrebbe essere assistito con ossigeno”.

Come avete vissuto il contagio del papà?

“Mio marito ha avuto un’influenza di tre giorni, con febbre bassa (37.5) e male alle ossa. Si è curato con Tachiflu, sembrava la classica influenza. Ha perso però il gusto e l’olfatto, uno dei sintomi del Covid19. L’Ulss in quel frangente ci chiese se volevamo fare il tampone perché Giacomo era registrato come soggetto a rischio e fu in quel momento che scoprimmo che mio marito era positivo, mentre per fortuna io e Giacomo no. Da quell’istante mio marito si è isolato in camera da solo, con un bagno di cui usufruiva solo lui e io e Giacomo dormivamo insieme e vivevamo nel resto della casa”.

Quali sono state le maggiori difficoltà?

“Prima che lui fosse positivo, gestivamo in due tutte le esigenze di Giacomo, che includono fisioterapia, movimentazione notturna e attività propedeutiche per la sua malattia. Poi ho dovuto far fronte a tutto io da sola”.

Stai lavorando da casa?

“Si certo. Ho alcuni pazienti che continuo a seguire, inoltre ho lo studio: il mio tirocinio per la specializzazione è stato fermato, ma devo comunque studiare in vista degli esami”.

Come riesci a conciliare il tutto?

“Con molte difficoltà. Prima della pandemia Giacomo andava a scuola e mia madre mi aiutava qualche pomeriggio. L’emergenza ha bloccato mia madre, residente in un altro Comune, a non esserci più e ora, con mio marito positivo, sono da sola. I prossimi tamponi spero abbiano esito negativo così tornerò ad avere il suo aiuto sostanziale”.

Come passate il tempo a casa?

“Mi ha aiutato molto il mio lavoro all’interno di una scuola dell’infanzia. Ho strutturato con un calendario le giornate: ogni giorno è scandito da attività di diverso tipo, che vanno dal pregrafismo al pre-calcolo, dall’inglese all’attività motoria. Questo permette a Giacomo di avere una routine, per quest’età essenziale. Le insegnanti della scuola mandano attività da fare, ma manca l’abitudinarietà che dà sicurezza e ritmo alla vita dei bambini”.

Come concilierai le tue esigenze e Giacomo fino a settembre?

“Spero di poter tornare a contare su mia madre e cercherò una babysitter adatta alle nostre esigenze. I turni di mio marito mi permetteranno comunque di avere l’aiuto sostanziale a cui ero abituata”.

Secondo te, c’è qualcosa che manca dal punto di vista di gestione della pandemia?

“Una gestione del futuro a 360°. Perché non hanno pensato di fare uno screening per evidenziare i soggetti deboli e tutelare in primis loro? L’età non può essere l’unico criterio. Perché non ricercano il motivo per cui in certi territori c’è maggiore diffusione? Ho letto che potrebbe esserci una correlazione con l’inquinamento: sarebbe importante saperlo. E nello stesso momento dovrebbero iniziare a pensare anche alla scuola, alle nuove modalità che verranno messe in atto da settembre”.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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