22 Aprile 2024 - 16.28

Sentenza della Consulta contro il requisito di residenza in Veneto da 5 anni, la risposta di Zaia

La Consulta ha stabilito come incostituzionale una disposizione normativa del Veneto che nega l’accesso all’edilizia residenziale pubblica a chi, italiano o straniero, non risiede nel territorio della regione da almeno cinque anni al momento della richiesta, anche se questi anni non siano stati necessariamente continui negli ultimi dieci. Questo requisito di lunga residenza impedisce il pieno godimento del diritto fondamentale all’abitazione, un diritto che riflette l’essenza della dignità umana in ogni aspetto quotidiano della vita.

Secondo la Corte costituzionale, con la sentenza numero 67 depositata oggi, l’articolo 25, comma 2, lettera a) della legge regionale veneta numero 39 del 3 novembre 2017, viola i principi di eguaglianza e ragionevolezza sanciti dall’articolo 3 della Costituzione. La Corte ha precisato che la richiesta di prolungata residenza nella regione non è logicamente correlata alla necessità abitativa di coloro che si trovano in difficoltà. Anzi, tale requisito va contro il fatto che chi è in stato di bisogno è spesso costretto a spostarsi alla ricerca di opportunità lavorative.

Inoltre, la permanenza minima di cinque anni nella regione, accertata nell’arco di un decennio, non garantisce un radicamento futuro nel territorio, né serve a valorizzare il tempo di attesa per ottenere il beneficio, aspetto che potrebbe piuttosto riflettersi nell’anzianità di presenza nella graduatoria di assegnazione. Di conseguenza, la Corte ha considerato questo criterio come irragionevole, violando così il principio di uguaglianza formale tra coloro che possono e coloro che non possono vantare una lunga residenza nel territorio regionale, un requisito non necessariamente legato allo stato di bisogno.

Secondo la Corte, questo requisito contrasta anche con il principio di uguaglianza sostanziale, poiché non favorisce una destinazione equa dei beni pubblici nell’edilizia residenziale pubblica per soddisfare il diritto all’abitazione.

Le dichiarazioni del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia

“Prendo atto della sentenza della Corte Costituzionale, ma non la condivido, per onestà intellettuale e storia personale. In Veneto abbiamo scelto di premiare chi, cittadino italiano o cittadino straniero non fa differenza, nella nostra terra ha un progetto di vita. Penso che la nostra norma non sia affatto una legge che esclude, tutt’altro: è stata voluta per favorire inclusione e senso di comunità. L’abbiamo pensata per chi vuole stabilirsi in Veneto con la propria famiglia, avviare un percorso di vita, iniziare un’attività lavorativa, mandare i propri figli nelle nostre scuole con la prospettiva di mettere radici. Non per chi arriva oggi e pretende gli stessi diritti chi risiede in Veneto da tempo, contribuendo anno dopo anno alla società e all’economia”.

Questo quanto rende noto il Presidente della Regione del Veneto in seguito alla decisione della Consulta che ha ritenuto incostituzionale una previsione normativa della Regione Veneto.

“La residenzialità, specie se nelle abitazioni pubbliche pagate dalla collettività, non può basarsi su un criterio di ‘sliding door’, ma deve premiare invece che pensa ad un futuro dove sceglie di risiedere – aggiunge il Presidente -. Penso, ad esempio, che un cittadino straniero che risiede in Veneto da diversi anni, e qui ha posto le basi per il futuro della propria famiglia, abbia certamente più diritti di chi è arrivato ieri e acclama identiche pretese. È questo il nostro concetto di difesa della dignità, dare diritti a chi dimostra di volerli espletare nel tempo, accompagnati dall’impegno verso la comunità: la stessa cosa vale, ovviamente, per i cittadini italiani che fanno richiesta di alloggi pubblici. L’impegno nel tempo non può essere a mio parere soppiantato da un ideale di presunta universalità del diritto alla casa, citato dalla Corte Costituzionale. Valutiamo invece e premiamo con pragmatismo e serietà chi davvero vede l’abitazione come base per lo sviluppo di un progetto di vita, non chi la usa come mera sistemazione in attesa di muovere verso altri territori e altri progetti”.

“Non posso non notare – conclude il Presidente della Regione del Veneto – che per la proprietà transitiva questa sentenza potrebbe far sì che i cittadini italiani o gli stranieri residenti da almeno cinque anni in Italia avranno gli stessi diritti, a parità di condizione e di requisiti, di chi magari non ha un progetto di vita e chiede semplicemente un alloggio, quasi fosse un ostello, per poi trasferirsi altrove. Prendiamo comunque atto della sentenza della Corte Costituzionale, in attesa di poterne valutare le conseguenze dell’applicazione”.

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