20 Febbraio 2018 - 16.00

EDITORIALE – Pamela e Jessica, violenza sulle donne la vera bomba sociale

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La morte di due ragazze, per omicidio, in un Paese civile dovrebbe lasciare spazio al rispetto per il profondo dolore delle famiglie e a un momento di riflessione, per comprenderne consapevolmente cause e implicazioni. L’Italia, di fronte all’assassinio di Pamela, si è invece divisa in polemiche di basso profilo, molte alimentate da politici che hanno cavalcato la vicenda in modo bieco, per fini propagandistici e per raccogliere facile consenso.

La tragedia è diventata materia da campagna elettorale e oggetto di una discussione sui social e nell’opinione pubblica, che ha aggiunto inutile brutalità al destino di una ragazza scomparsa. A ciò si è sommata la violenza di un altro giovane, che ha scagliato la sua rabbia razzista contro persone di colore, a suo giudizio collettivamente colpevoli del fatto che uno o alcuni di loro abbiano ucciso Pamela.

Le indagini delle forze dell’ordine in corso, le valutazioni della magistratura inquirente, il rispetto per i più basilari principi dello stato di diritto sono stati accantonati e vilipesi in un vocio confuso e furioso. Pochi giorni dopo è morta Jessica, per mano di un uomo che l’aveva accolta in casa, ma in realtà aveva mire diverse da quella dell’ospitalità. È un uomo bianco, di professione tramviere, quindi la questione è stata presto relegata a fatto di cronaca, anche perché nessuno ha scagliato odio indiscriminato verso gli autisti di mezzi pubblici e si è messo a sparare all’impazzata contro di loro.

La morte di Jessica per mano di un italiano come tanti ha reso evidente che uccidere una ragazza indifesa e debole non è prerogativa di immigrati di colore, ma è un atto proprio di molti uomini, diversi per estrazione culturale e ceto, ma uniti nella loro logica violenta. Non c’è una distinzione utile a fini propagandistici, anzi, c’è una similitudine che accomuna molti. Gli omicidi hanno quindi perso interesse e chi aveva alimentato l’odio si è occupato di altro.

Emerge così lo spaccato di un Paese avviluppato in una spirale di rabbia e indifferenza, alimentate in alternativa dalla classe politica, secondo le proprie utilità, sapendo di trovare ascolto in molti cittadini pronti ad assecondarli, in modo subalterno, senza coscienza critica e giudizio.

In questa discesa agli inferi della dignità di un Paese si è ovviamente persa di vista l’essenza delle questioni e di cosa sia realmente accaduto a Pamela e Jessica, delle quali poco è importato fin dall’inizio, soprattutto a chi ne usava la morte per sostenere le proprie tesi contro la società, contro la politica, contro il governo, contro l’immigrazione. In contesti diversi, se gli assassini fossero stati altri, probabilmente le stesse Pamela e Jessica sarebbero state etichettate come sbandate, come ragazze perdute e tossicodipendenti, come giovani, che “in fin dei conti se la sono andata a cercare”. Quel giudizio che aleggia in certi commenti e nelle domande ripetute e insistenti cui sono state sottoposte le turiste americane che hanno denunciato per stupro due carabinieri a Firenze. Del resto, per molti, magari senza dirlo pubblicamente, un po’ di colpa l’hanno anche le tante donne, più o meno famose, che recentemente hanno denunciato di avere subito molestie da produttori cinematografici, fotografi, registi.

Alcune sono state addirittura indicate come conniventi, perché si sono adeguate a una logica che dava loro la possibilità di lavorare o criticate per aver atteso molto tempo prima di denunciare i fatti. Distinguo e accuse lanciate senza una parola di comprensione e senza l’ombra del dubbio. Senza fermarsi a pensare che, forse, quel lungo periodo è il segno tangibile della paura e della vergogna che hanno dovuto provare e della condizione di inferiorità in cui sono state volutamente poste. La forza di chi alla fine è riuscita a esporsi è stata sminuita a tornaconto personale, invece di esaltarla per dare sostegno a chi ogni giorno subisce violenze o molestie, per incoraggiarle a denunciare. E che le molestie siano continue e quotidiane, fuori casa, come tra le mura domestiche, lo dimostrano le cronache e le statistiche.

L’Istat recentemente ha fornito una serie di dati drammatici, tra cui la stima che in Italia 8 milioni 816 mila donne tra i 14 e i 65 anni hanno subito nella loro vita qualche forma di molestia sessuale. Circa una donna su due tra quelle che possiamo incontrare ogni giorno in qualunque ambito della nostra quotidianità. Un dato mostruoso per la sua portata numerica, sociale, umana.

Quindi gli assassini delle due ragazze di Macerata e Milano non sono soli, ma fanno parte di una larga schiera, cui va aggiunto anche chi poteva aiutarle e non l’ha fatto, come l’uomo che ha incontrato Pamela quando era ancora sola e l’ha portata nel suo garage per avere un rapporto sessuale, pagarla e poi rispedirla fuori, incontro al suo destino.

Proprio queste vicende dimostrano che bianchi e neri, italiani e stranieri, cittadini regolari o irregolari, tutti si sono comportati nello stesso modo. Se c’è una categoria in cui far rientrare questi soggetti è solo quella degli uomini approfittatori, predatori, molestatori e violenti. Uomini che di fronte a due ragazze sole, impaurite e deboli non hanno porto la mano per aiutare, per sostenere, per accompagnare in un luogo sicuro, per scaldare, per asciugare una lacrima.

No, quella mano l’hanno estratta per approfittarsi della loro condizione di inferiorità o debolezza. L’hanno usata per palpare e usare, per prendere dei soldi e pagare una prestazione, per comprare della droga e iniettarla, per tentare un approccio sessuale, per colpire con violenza, per uccidere e poi seviziare e smembrare, per pulire i segni del delitto e per provare a scappare.

La causa delle vicende di Pamela e Jessica non è tra quelle che in molti hanno voluto sostenere. Non è il degrado, non è l’immigrazione, non è la mancanza di sicurezza nelle strade. È la vigliaccheria e la miseria umana di uomini che considerano le donne oggetti da usare, da deturpare e poi da buttare.

E sono tanti, milioni.

Un dato che coinvolge tutti, a iniziare dagli uomini che mai farebbero simili azioni, fino alla classe politica, che dovrebbe ogni giorno denunciare con forza la drammaticità di questo fenomeno. Così esteso e così grave da essere davvero, questo sì, una vera bomba sociale.

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