4 Agosto 2018 - 9.48

BUONGIORNO VICENZA: Musei gratis? Sì. Anche di più

Quando si vincono le elezioni dopo essere stati ai margini dell’opposizione per tanto tempo, sbeffeggiati, ignorati, trattati da paria, viene facile la voglia distruggere tutto quello che chi c’era prima ha realizzato. Una sindrome che capita a tutte le latitudini della politica. A livello nazionale e anche livello locale.
È l’unica spiegazione che possiamo darci sulla dichiarata volontà del ministro della Cultura Bonisoli di abolire le domeniche gratis ai musei della Penisola.
“Non so se vi è mai capitato,” ha spiegato il Pentastellato “ma se voi pensate di pagare una cosa e improvvisamente scoprite che è gratis, non so, vi sembra che ci sia da qualche parte la fregatura.” Possiamo dire che lo pensa solo lui? Che confondere l’ingresso al Chiericati con le offerte Ikea non è proprio la stessa cosa? Così giusto per declinare in vicentino il Verbo governativo.
Il Codice dei beni culturali e del paesaggio spiega che la valorizzazione del patrimonio artistico, intellettuale e naturale del nostro Paese è intesa come la diffusione della sua conoscenza tra i cittadini, che devono avervi facile accesso, al fine di promuovere lo sviluppo della cultura. Non si parla di monetizzare il Teatro Olimpico. Non dimentichiamo che oltre la metà dei musei italiani non ha alcuna entrata derivante dalla vendita dei biglietti, perché sono gratuiti tutto l’anno. Anche quelli a pagamento non hanno di certo negli ingressi la loro fonte di reddito principale: secondo i dati dell’Istat del 2015, il 26,1% dei musei statali italiani ha incassato in media 10mila euro al mese dalla vendita dei biglietti, e meno del 3% è arrivato a 500mila euro l’anno.
Non sono gli ingressi dei visitatori che sostengono finanziariamente i musei. Specialmente nel caso dei visitatori italiani, che già pagano le tasse per permettere allo Stato di preservare il patrimonio artistico, culturale e paesaggistico, troppo spesso in crisi per mancanza di personale, fondi e interesse reale da parte delle istituzioni. Un problema ben più antico di Bonisoli. Tuttavia è difficile capire come l’abolizione delle domeniche gratuite potrebbe migliorare la situazione.
L’iniziativa #domenicalmuseo è stata introdotta dall’ex-ministro del governo Renzi, Dario Franceschini, nel 2014. Da allora il successo è stato sempre crescente, e soprattutto ha generato e diffuso nuova domanda di cultura: nel corso del tempo sono cresciuti visitatori e incassi complessivi dei musei italiani, stimolati proprio da questo progetto. Tant’è che molte Giunte municipali hanno deliberato in forma definitiva la gratuità d’accesso ai musei civici ogni prima domenica del mese indipendentemente dalle volontà del Governo. In effetti, i dati del Mibact confermano lungo tutta la Penisola un’aumento di visitatori del 30% dal 2013 al 2017. Il solo numero dei visitatori paganti è cresciuto del 36,4%. Certamente, #domenicalmuseo non è da considerarsi l’unico fattore che ha contribuito al dato, ma è obiettivo che dal momento dell’introduzione dell’iniziativa la crescita è stata significativamente maggiore.
E all’estero come funziona? Sono centinaia i musei d’eccellenza nel mondo che prevedono almeno una giornata, o una fascia oraria, in cui le persone possono avere libero accesso. È gratuito tutto l’anno l’ingresso alla National Gallery, al Tate Modern, al Tate Britain, al British Museum e al Victoria and Albert Museum di Londra, al museo nazionale della Cina di Pechino, così come il Museo del Prado di Madrid lo è in determinate fasce orarie e l’Ermitage di San Pietroburgo tutti i primi giovedì del mese. Persino negli Stati Uniti il MoMa è gratis tutti i venerdì pomeriggio, e, per i residenti dello stato di New York, l’ingresso al Met è a offerta libera. Questo non solo permette a tutti di accedere a una cultura che altrimenti rischia l’inaccessibilità delle élite, ma può trasformare completamente l’approccio delle persone verso la struttura museale, allorché diventa un appuntamento fisso, un luogo d’incontro e studio, piuttosto che una visita una tantum che a volte lascia poco.
Ma se vogliamo metterla solo sul piano del rapporto costi/benefici e andare oltre le nostre romantiche convinzioni sull’importanza della cultura vi sono le prove che l’ingresso gratuito non è affatto un costo, ma un vero e proprio guadagno in termini monetari. I musei”rendono”. Questo non solo perché i turisti stessi sono attirati nelle città dal fatto che potranno avere libero accesso ad alcune delle più interessanti opere del mondo, ma anche perché, durante la loro visita, immetteranno molti più soldi nell’economia generale di quelli che lo Stato ha speso per permettergli l’ingresso gratuito.
Bonisoli ha dichiarato che lascerà alla libera iniziativa dei direttori dei musei la decisione di implementare o meno iniziative simili. Tradotto, significa che non lo vieterà a livello ministeriale, anche perché dubito potrebbe farlo. Certo, resta da chiarire, con i tagli a cui sono abituati a convivere, quali direttori avranno la sensibilità di sviluppare progetti che permetteranno anche ai cittadini in difficoltà di frequentare i loro istituti. Ma in questo senso si sottovaluta il potere della campagna mediatica che ha fatto conoscere #domenicalmuseo a livello nazionale: trasformare il progetto in un’iniziativa locale a macchia di leopardo rischia di annullarne i benefici a livello nazionale.
Il Sindaco Rucco ha tenuto per sè la delega alla Cultura, siamo in attesa di conoscere l’identità del nuovo direttore del Museo di Palazzo Chiericati dopo la non felice esperienza della stagione di Bulgarini, ma potrebbe fare una mossa in controtendenza e non allinearsi all’iniziativa del ministro che confonde il risparmio con l’investimento, la necessità di rigore con le priorità. Basta una delibera di giunta, i costi saranno contenuti e, comunque, meno impegnativi delle supermostre di Goldin.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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