7 Aprile 2023 - 8.36

Natale coi tuoi, Pasqua con chi vuoi!

Se la guardiamo con gli occhi della teologia, della religiosità, sicuramente la Pasqua è la ricorrenza più importante del Cristianesimo, perché rappresenta il baricentro della fede: la resurrezione di Cristo, la sua vittoria definitiva sulla morte, cioè la promessa della vita eterna.

E la conferma di ciò viene dalle parole di Papa Francesco che, chiedendo quale fosse la festa più importante della nostra fede, ebbe a dire: “Io fino a 15 anni credevo fosse il Natale, e invece è la Pasqua perché è la festa della nostra salvezza”.

Eppure la percezione che in generale abbiamo della Pasqua non sia avvicina minimamente a quella del Natale.

Pasqua è altra cosa rispetto al Natale, non smuove frenesie e consumismi parossistici, non mobilita troppi buoni sentimenti, non enfatizza il raccoglimento familiare e quel che ne consegue.

Non è sempre stato così in verità, perché almeno fino a tutto il Seicento il calendario liturgico ruotava tutto attorno alla Settimana Santa, percepita, vissuta e celebrata come la festa centrale della Cristianità.

Perché questa ricorrenza religiosa che riassume i due potentissimi misteri della morte e della resurrezione non raggiunge minimamente la rilevanza del Natale? 

In fondo, ripeto, il senso vero del Cristianesimo sta nella resurrezione, non nella celebrazione della nascita di Gesù.

Una riprova la troviamo anche nell’economia, in particolare nella pubblicità, che resta pur sempre l’anima del commercio.

In questi giorni non veniamo bombardati come a dicembre da camion della Coca Cola che viaggiano in fiabeschi paesaggi innevati, non ci vengono proposte continuamente canzoncine stucchevoli come “A Natale puoi…”, e non siamo continuamente costretti a fare conti con Babbi Natale invadenti.

Pensateci bene, quanti spot avete visto in questi giorni promuovere colombe e uova?

Io francamente non ne ricordo.

Perché la nostra società mercantile non è stata capace di trasformare la Pasqua in una “festa economica” come ha fatto con il Natale?

Io penso che ciò derivi dalla diversa natura delle due ricorrenze, nel senso che Natale è diventata nei secoli la festa dei doni, e quindi  soprattutto dei bambini, ed in definitiva della famiglia.

A Natale si celebra la nascita di un bambinello, a Pasqua il nocciolo duro, il dogma centrale della ricorrenza è rappresentato dalla morte e dalla resurrezione. 

Tutto l’armamentario esteriore della Pasqua, e pensate a secoli di  pittura,  coincide con immagini di dolore;  la flagellazione, la Via Crucis, il pianto di Maria, le immagini del Cristo morto in croce sul Golgota, nel meridione le processioni degli incappucciati e dei flagellanti.

Tutta la Settimana santa richiama alla penitenza, un qualcosa che è sempre più estraneo alla nostra visione del mondo.  

Non è un caso che le più grandi rimozioni della nostra civiltà, soprattutto relativamente ai bambini, siano il dolore e la morte.

Sicuramente gioca anche poi il diverso periodo in cui cadono le due Festività.

Il freddo solitamente presente a dicembre trasforma il Natale in una festa intima, da vivere al chiuso, con la famiglia ed i bambini; Pasqua cade in primavera, e di conseguenza è una festa proiettata all’aperto, alla natura che rinasce dopo la pausa invernale.

Non a caso un proverbio che tutti abbiamo sentito nella vita recita: “Natale coi tuoi, Pasqua con chi vuoi”.

Come pure non è casuale che il simbolo della Pasqua sia l’uovo, perché da sempre le uova sono il simbolo della vita che nasce, ma anche del mistero, quasi della sacralità.

Risale in realtà alla notte della civiltà l’uso di regalare uova.

Greci, Cinesi e Persiani usavano scambiarsi uova di gallina come doni per le feste primaverili, così come nell’antico Egitto le uova decorate erano regalate all’equinozio di primavera.

Nel Medioevo le uova venivano regalate ai bambini e alla servitù per festeggiare la resurrezione, e a questo periodo risale anche a tradizione di decorarle.

Alla fin fine non  c’è Pasqua che si rispetti senza le uova in tutte le loro declinazioni; dalle uova sode a quelle di cioccolata, passando per la frittata, l’uovo è senza dubbio il protagonista sulle tavole di questa festa.

Le origini dell’altro dolce di Pasqua sembrano invece risalire al mondo longobardo, in particolare al re Alboino,  che durante l’assedio della città di Pavia, che durò circa tre anni e terminò proprio poco prima del periodo pasquale, ricevette in dono dalla popolazione del luogo un pane dolce a forma di colomba in segno di pace.

Secondo un’altra tradizione lombarda bisogna invece risalire a San Colombano, celebre monaco irlandese che fondò numerosi monasteri in  tutta Europa, fra cui in Italia quello di Bobbio. Quando il Santo giunse alla corte dei sovrani longobardi, la regina Teodolinda fece preparare un banchetto con una montagna di leccornie e carni appetitose; ma San Colombano non voleva trasgredire l’astensione dalla carne comandata in tempo di Quaresima. Per superare l’imbarazzo il monaco accettò di consumare il pasto, dopo aver benedetto le portate; ma quando  impose le mani i piatti di carne si trasformarono in pani a forma di colombe bianche.

Più prosaicamente la colomba attuale, quella che consumiamo, venne inventata verso il 1930, e l’idea che stava alla base era quella di riciclare l’impasto dei panettoni, e i macchinari utilizzati per la produzione del dolce natalizio. Le novità furono la scelta del simbolo pasquale della colomba, e la superficie rivestita di glassa all’amaretto e mandorle. 

Alla fine di queste considerazioni, ovunque abbiate deciso di trascorrere questa festività, che siate religiosi o meno, la Pasqua resta pur sempre la Pasqua, e quindi anche a nome della Redazione di Tviweb porgo a tutti voi i migliori auguri.

Umberto Baldo e la Redazione di Tviweb

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA