7 Settembre 2023 - 9.40

Superbonus 110%: il fallimento di una classe politica arrogante ed ignorante

Umberto Baldo

Perfettamente in linea con la tradizione italica, che prevede che ogni Governo alle prese con la redazione della Legge di Bilancio, e quindi con la cronica carenza di soldi rispetto alla necessità, cerchi di addossare le colpe all’Esecutivo precedente, mi sembra che in questa fine estate 2023 Giorgia Meloni ed i suoi Ministri abbiano individuato nel Superbonus 110% la causa dell’impossibilità di realizzare le promesse della scorsa campagna elettorale.

Ma cosa volete, questo giochino funziona fino ad un certo punto.

Perché lo scaricabarile  è ammissibile solo per qualche mese dopo l’insediamento del Governo, dato che la cosiddetta “luna di miele” fra i cittadini ed un nuovo Esecutivo si stimi duri circa 100 giorni, trascorsi i quali le azioni del Ministero cominciano ad essere valutate per quello che sono, e non con il filtro della benevolenza e della novità.

Ma soprattutto perché, in questo caso, nel Superbonus ci hanno inzuppato il pane un po’ tutti.

Il Ministro Giancarlo Giorgetti parlando al Forum dell’Economia di Cernobbio, forse in un momento di sconforto si è lasciato andare con queste parole: “A pensare al superbonus mi viene mal di pancia, ha effetti negativi sui conti pubblici, ingessa la politica economica, non lasciando margine ad altri interventi”.

Benvenuto fra noi, caro Ministro, fra quei pochi che avevano capito fin da subito quale tipo di “asinata” fosse questa misura messa in pista dell’Avvocato del Popolo Giuseppe Conte!

Già perché solo adesso anche i nostri Demostene, non proprio tutti in verità, cominciano a rendersi conto di cosa rappresenti, e rappresenterà, il Superbonus per il bilancio dello Stato anche negli anni a venire. 

Non è stato sempre così.

Nel 2020 il Decreto Rilancio che lo conteneva venne votato ovviamente dal Movimento 5 Stelle, ma anche dal Partito Democratico, da Italia Viva, dai parlamentari di Liberi e Uguali e di Sinistra Italiana.

Forse la nostra gauche non si era resa conto che stava approvando una norma che avrebbe consentito ai benestanti di rifarsi la casa con i soldi dei meno abbienti, e sicuramente non immaginava che, approfittando della normativa, si sarebbero “rinfrescati” anche alcuni castelli (sì, castelli!).

Ma come accennavo prima, nessuno può dichiararsi innocente, nessuno può chiamarsi fuori da questa porcata epocale che di recente la premier ha così descritto: “Un disastro che stiamo pagando in maniera pesante e la più grande truffa ai danni dello Stato. 

Non Forza Italia, che dal 2021 in poi ha più volte richiesto la proroga del Superbonus 110% a tutto il 2023, ma esteso a tutti gli edifici ed alle persone giuridiche. 

Sicuramente non la Lega, visto che Matteo Salvini ebbe a dichiarare, e non una sola vota, che “Il Superbonus è fondamentale, l’edilizia è cresciuta del 15.  Se uno truffa, bisogna prendersela col truffatore”.

Ma a onor del vero neppure Fratelli d’Italia, e basta andare in rete per trovare vari esponenti di Fratelli d’Italia, anche Ministri attuali che, dall’opposizione in Parlamento, hanno comunque difeso in passato il Superbonus chiedendone a gran voce il mantenimento ed addirittura il rilancio. 

Persino Giorgia Meloni ebbe a dichiarare nel settembre 2022 “Pronti a tutelare i diritti del Superbonus e a migliorare le agevolazioni edilizie”.

Quindi adesso, a latte versato, è inutile inveire, cercando di rifarsi in qualche modo una verginità, perché per questa misura demenziale vale più che mai l’evangelico “Chi è senza peccato scagli la prima pietra!”

Non vi tedio sugli effetti distorsivi sui conti pubblici, sulla concorrenza e sull’impennata dei prezzi,  provocati dal Superbonus, perché di queste analisi in questi giorni sono pieni giornali e media.

A tal proposito mi ha colpito una recente intervista ad un imprenditore edile che, avendo capito subito quale opportunità offrisse il Superbonus, riconvertì totalmente l’azienda in funzione dei recuperi edilizi, e pur rispettando scrupolosamente tutte le regole, è diventato straricco. Queste le  sue  parole: “ho fatturato in un anno più che nei dieci anni precedenti tutti assieme”. 

Ma vi confesso che tante volte mi sono chiesto il motivo per cui un’intera classe politica, a sinistra come a destra, si sia lasciata abbagliare da un vero e proprio delirio come il Superbonus (ed io aggiungo anche il Reddito di Cittadinanza).

Paura di perdere consensi a favore del M5S?   Può essere!

Dopo averci pensato a lungo sono arrivato alla conclusione che in realtà si è trattato di impreparazione, di ignoranza dei meccanismi di base dell’economia.

E non può essere diversamente, perché la scommessa del superbonus era sostanzialmente questa: consentendo alle persone di rifarsi la casa a spese dei contribuenti, si sarebbe messo in moto un mercato talmente vasto che, grazie al magico “moltiplicatore”, alla fine i lavori si sarebbero pagati da sé.

In realtà si è ottenuto l’esatto contrario, perché le spese della riqualificazione delle case di benestanti si sono scaricate sull’erario, senza contare che hanno gettato benzina sul fuoco dell’inflazione che proprio allora stava ritornando. 

Mi sono persino chiesto se per caso tutti i nostri Demostene si fossero ispirati alla teoria economica di Sir John Maynard Keynes.

Ma non starebbe in piedi neanche questa versione, perché Keynes sosteneva l’utilizzo della spesa pubblica durante le recessioni, ma era molto più cauto su come muoversi in periodi di alta inflazione.

E’ vero che il Superbonus 110% nasce nel 2020 nel contesto della recessione provocata dai lockdown da Covid, ma dopo la scossa iniziale al comparto edilizio non doveva assolutamente essere prorogato nel 2021 e 2022, anni in cui c’è stata le ripresa record post pandemia. 

Aver iniettato una valanga di risorse pubbliche con il Superbonus  in un’economia surriscaldata, ha inevitabilmente comportato l’esplosione del debito pubblico, già particolarmente rigido in Italia a causa delle spese per le gestione del debito stesso e della previdenza, oltre che aver ulteriormente attizzato la fiammata inflattiva. 

Non so se questo disastro servirà a far capire una volta per tutte ai nostri governanti, ma soprattutto a noi che li eleggiamo, che “nessun pasto è gratis”, e che i “pifferai magici” sarebbe meglio lasciarli relegati nelle pagine dei libri di favole.

Adesso, com’era inevitabile, i nodi provocati da questo colossale spreco di denaro pubblico stanno arrivando tutti al pettine.

E così a Giorgetti non resta che registrare amaramente che “Questo governo ha pagato 20 miliardi e altri 80 rimangono da pagare: la cena l’han già mangiata tutti e si sono alzati. A noi resta da pagare il conto che va nel Patto di stabilità del 2024, 2025, 2026”.

Fatti alcuni calcoli necessariamente a spanne, perché i conti veri si potranno fare solo alla fine, e credetemi che saranno ancora più pesanti, sembra si sia arrivati ad una spesa di oltre 100 miliardi, e forse alla fine si potrà arrivare a 125.

Infatti: “Nei cassetti dell’Agenzia delle Entrate ci sono a oggi 142 miliardi di crediti ceduti  non tutti utilizzati. Di questi, 12 sono frodi. Ne rimangono 130: a oggi, ne sono stati portati in compensazione 21. Ne rimangono 109 da portare in compensazione. Questi 109 aumentano di 3,5 miliardi al mese”. 

Tutti miliardi che, al di là di qualunque  interpretazione, rappresentano e rappresenteranno minori entrate per le casse statali, e quindi più deficit e più debito.

Mi dispiace, e mi fa arrabbiare, pensare che con quei 100 miliardi buttati in cappotti, caldaie, infissi, anche delle seconde case, si sarebbe potuto mettere a posto la Sanità per almeno un decennio, o la Scuola per 20 anni.

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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