12 Aprile 2022 - 11.03

Stupri, saccheggi stragi di civili: la Russia ci porta indietro di secoli

di Umberto Baldo

Indubbiamente l’aspetto che più colpisce dell’ “operazione speciale” (che ipocrisia!) lanciata da Putin in Ucraina è rappresentato dalle atrocità commesse ai danni dei civili, dalle fosse comuni, dalle esecuzioni per strada di cittadini inermi.
Certo c’è poi la devastazione delle città, degli edifici pubblici, delle case private, delle infrastrutture, connaturale ad ogni guerra.
Ma ci sono altri due fenomeni che non si può far finta di non vedere; i saccheggi e gli stupri.
Perchè a mio avviso mostrano più di ogni altra cosa il livello di imbarbarimento in cui lo scontro sta progressivamente precipitando, riportandoci indietro di secoli, quando era normale depredare i popoli vinti, e violare le loro donne.
In ogni epoca il semplice passaggio di un esercito per un dato territorio veniva a costituire una grave disgrazia per le popolazioni, anche perchè il saccheggio era una pratica riconosciuta quasi come un diritto dei soldati.
Basta pensare ai vichinghi, che fecero del saccheggio la loro principale tecnica bellica.
Ma se fenomeni del genere fanno parte della storia, faccio veramente fatica ad accettare che nel XXI secolo si trovino in rete video che mostrano soldati russi nell’ufficio del corriere russo CDEK a Mazyr in Bielorussia, mentre sono impegnati a spedire a casa i beni depredati nelle case della popolazione ucraina.
Non stiamo parlando di preziosi tappeti persiani o candelabri d’oro o d’argento, ma di beni comuni, televisori, casse audio, vestiti, scarpe, poveri beni che fanno parte della vita quotidiana di ciascuno di noi.
Povere cose che sono state sottratte ad una popolazione il cui 50% già alla fine del 2020 veniva qualificata come “povera”, per cui alla fine stiamo parlando di una “guerra fra poveri”, in quanto le condizioni di vita delle famiglie dei militari russi che hanno perpetrato questi saccheggi non devono essere certo migliori di quelle delle loro vittime.
Non si tratta di fake news o di becera propaganda antirussa, in quanto la prova che le case degli ucraini siano state saccheggiate arriva da diverse intercettazioni delle telefonate fatte dai soldati alle loro famiglie (inspiegabilmente i russi non criptano le loro comunicazioni), in cui spesso sono loro stessi a descrivere ciò che hanno rubato. Ed in alcuni casi in queste telefonate dicono ai propri familiari “Dimmi cosa vuoi e te lo trovo!”, manifestando così una chiara volontà predatoria.
A quanto è stato documentato, i militari russi hanno aperto un vero e proprio mercato nella città bielorussa di Narovlya, dove si vende e si compra il “bottino” sottratto agli ucraini.
E c‘è veramente di tutto: lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi, gioielli, veicoli, telefonini, tappeti, giocattoli per bambini, cosmetici, e tutto quello che si può trovare in una casa, compresi i piatti ed i bicchieri.
In una intercettazione telefonica pubblicata dai media ucraini, un soldato russo dice alla moglie: “Ci sono scarpe da ginnastica da donna. Beh, sono New Balance, sono di marca, tutto qui lo è; misura 38. Sono assolutamente fantastiche”, e poi prosegue così: “Tutto viene portato via dai militari in buste piene; se riesco prendo un laptop”. La moglie, lungi dall’essere inorridita, gli risponde addirittura incitandolo: “Beh, pensaci, Sofia sta andando a scuola, anche lei avrà bisogno di un computer. Bene, prendi tutto. Anche le magliette sono utili”.
Ma è illuminante a mio avviso la descrizione che il militare fa della casa da cui ha preso la roba: “casa bellissima, ricoperta di pietra”. Al che la moglie ribatte “Come vivevano vero? E come viviamo noi. E’ per questo che combattono”.
Nelle parole di questa donna si trova la conferma di quello che dicevo prima, che si tratta di una guerra fra poveri, in cui anche le magliette per i figli possono costituire qualcosa di desiderabile.
Ma è con gli stupri che a mio avviso in questo conflitto si compie un salto verso forme di disumanità inaccettabili
E’ inutile nascondercelo, Lo stupro è sempre stato un triste retaggio dei conflitti fin dalla notte dei tempi, e nella storia la violenza sessuale è stata molto spesso utilizzata come strategia bellica.
Conquistare le ricchezze e le proprietà di un nemico era visto come una ragione legittima durante la guerra, e le donne erano incluse nelle “proprietà” poiché erano considerate alla stregua delle cose possedute da un uomo. In questo contesto, lo stupro di una donna era considerato solamente un crimine verso la proprietà, commesso cioè contro l’uomo che ne era il padrone, ed i guerrieri consideravano le donne dei popoli vinti come un bottino legittimo, utili quindi come mogli, concubine, o schiave.
Ma adesso non siamo più all’epoca dei greci, dei romani, e nei lunghi secoli del Medioevo.
Lo stupro di guerra nei nostri tempi ha oltrepassato il suo significato iniziale di semplice “bottino bellico”, per assumere una valenza sempre più complessa, diventando parte della strategia offensiva, quasi un’arma per l’annientamento anche morale del nemico.
Diversamente non si spiegherebbero le circa 20mila donne musulmane che secondo l’Unione Europea furono stuprate in Bosnia negli anni Novanta dai nazionalisti serbi, le violenze sistematiche sulle donne in Siria, il rapimento in Iraq nel 2014 di oltre 5mila donne yazide da parte dei tagliagole dell’Isis, per trasformarle in “schiave sessuali”.
Purtroppo gli stupri in Ucraina andranno ad aggiungersi alla lista infinita di donne violentate davanti ai loro figli, di bambine davanti alle loro famiglie, che hanno caratterizzato tutte le guerre della storia umana, nessuna esclusa.
La lotta sistematica contro i genocidi, i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità, è piuttosto recente, ed ha portato fra l’altro alla costituzione della Corte Penale Internazionale, nata sulla base del Trattato di Roma del 1998, che si occupa dei crimini commessi da individui.
Peccato che fra i 123 Stati che hanno aderito a questa Convenzione internazionale non ci siano la Russia, gli Stati Uniti e la Cina, ma neppure l’Ucraina a onor del vero.
Il fatto è che i riflettori si accendono su queste problematiche sempre e solo in occasione della guerra del momento, perdendo la visione di insieme della violenza quotidiana sulle donne.
Non intendo certo minimizzare la portata degli atti di vera barbarie di cui si parla in questi giorni, ma purtroppo non si può sottacere che coloro che puntano oggi il dito accusatore sui soldati russi dimenticano che anche i loro militari hanno tenuto in occasione di altre guerre comportamenti analoghi.
Il problema vero è la guerra, che dall’alba dei secoli tira fuori il peggio dell’uomo, sia che si tratti dell’aggredito o dell’aggressore.
E in ogni guerra le vittime predestinate sono in particolare le donne, perchè stuprare una donna significa distruggere l’anima di una comunità.
Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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