21 Maggio 2024 - 8.53

Elezione diretta del Premier e voto degli italiani all’estero

Avete mai sentito parlare della Legge Tremaglia?

Fu una norma fortemente voluta da Mirko Tremaglia, Ministro per gli Italiani nel mondo, in quota dell’allora Alleanza Nazionale, nel Governo Berlusconi.

Tremaglia di cui erano noti il suo impegno e la sua passione per  il riconoscimento dei diritti di voto e rappresentanza parlamentare dei connazionali emigrati, è stato l’artefice della legge n. 459 del 20 dicembre 2001 (nota appunti come Legge-Tremaglia) che ha permesso la revisione degli artt. 48 (istituzione Circoscrizione estero), e 56 e 57 (elezioni deputati e senatori), appunto per le parti che hanno sancito il diritto di voto per i cittadini italiani iscritti all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero).

In pratica detta legge diede attuazione all’art. 48 della Carta che recita: «La legge stabilisce requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e ne assicura l’effettività. A tale fine è istituita una Circoscrizione Estero  per l’elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge”.

Quindi una normativa perfettamente in linea con il dettato costituzionale, ma che, come spesso avviene per le “italiche” cose, ha da subito dato la stura a dubbi e contestazioni.

Va detto che la legge Tremaglia si applica solo alle elezioni parlamentari e ai referendum nazionali; non si applica, invece, alle elezioni del parlamento europeo, alle elezioni regionali e amministrative, né ai referendum regionali e comunali.

Ma come funziona?

Per prima cosa sono state create le seguenti Circoscrizioni Estero: Europa; America meridionale; America settentrionale e Centrale; Africa, Asia, Oceania e Antartide.

Per i “precisini” specifico che la Circoscrizione Europa (che comprende anche l’intera Russia) elegge tre deputati e un senatore; la Circoscrizione America meridionale due deputati e un senatore; la Circoscrizione America Settentrionale e Centrale due deputati ed un senatore, e la Circoscrizione Africa, Asia, Oceania e Antartide un deputato ed un senatore. 

Ad ogni tornata elettorale il cittadino italiano residente all’estero riceve dal Consolato più vicino un plico che contiene un foglio con le istruzioni per votare, il testo della legge o la lista dei candidati, il certificato elettorale, la scheda e una busta per restituire via posta la scheda al Consolato stesso, dopo aver espresso il voto. 

Sono validi i voti arrivati al consolato entro le 16 (ora locale) del giovedì che precede la domenica elettorale.  

Sorvolo volutamente su tutte le questioni che sono nate relativamente al voto degli italiani all’estero, relativamente al quale si è parlato di brogli, di compravendita di voti, di rastrellamento di schede di voto, di sostituzione dei votanti.  E non se n’è solo parlato in verità, e basta accediate alla Rete per rendervene conto.

Avendo, come sapete, un nipote iscritto all’Aire per circa 20 anni (solo in questi giorni si è deciso a prendere la cittadinanza spagnola) ho potuto toccare con mano le modalità del voto per corrispondenza senza nessun controllo, e posso testimoniare che non solo  non  garantiscono libertà, personalità e segretezza, ma si prestano a qualsiasi forma di manipolazione e broglio.

Se non che, a onor del vero, alla fin fine la legge Tremaglia tutti questi danni non li ha fatti, ma semplicemente perché non li poteva fare, e vedremo perché.

Non posso non osservare però che il principio base che regola il diritto di votare del cittadino, presente già nella Magna Charta del 1215  con il noto “No taxation without representation”, non viene rispettato dalla legge Tremaglia, perché gli italiani di cui stiamo parlando  vivono in altri Paesi, e lì pagano le tasse.

Volendo fare della fantapolitica, immaginate che con il tempo gli italiani all’estero diventassero maggioranza, e decidessero di eleggere i propri Parlamentari con il mandato di istituire una nuova tassa a carico esclusivo dei cittadini residenti, destinandone interamente i proventi a quelli non residenti.

Capisco che siamo a Kafka, ma badate che in Argentina, Brasile ecc. di oriundi ce ne sono milioni, che gli italiani che se ne vanno dall’Italia sono sempre di più, e che la denatalità fa sì che gli italiani residenti nel Belpaese siano sempre meno.  

Ma perché finora la Legge Tremaglia non ha provocato danni?

Per il semplice motivo che il numero dei deputati e dei senatori eletti, come sopra accennato, è fisso (8 deputati e 4 senatori) in quanto definito in Costituzione indipendentemente dalle dimensioni super-continentali delle Circoscrizioni elettorali, e a legislazione attuale sempre quello rimarrà il numero degli eletti, per quanto possano crescere gli elettori. 

Il problema vero, e non a caso se ne è cominciato a parlare su stampa e media, sorgerebbe qualora venisse approvata l’elezione diretta del Premier. 

Il perché balza agli occhi.

Perché se si votasse per eleggere direttamente il Premier allora ogni testa varrà un voto, e soggetti che, diciamola tutta, nella stragrande maggioranza dei casi non hanno più legami reali con l’Italia, e che non sono chiamati ad assumersi alcuna responsabilità, anche economica, della propria scelta, verrebbero equiparati in tutto e per tutto agli italiani residenti. 

Non trascurabile poi un altro aspetto.  Al 1° gennaio 2023 gli italiani iscritti all’Aire erano poco meno di 6 milioni. 

Capite bene che se anche solo un terzo di questi votassero, un paio di milioni di voti sarebbero in grado di influenzare, o anche alterare, i rapporti fra le Forze politiche in campo. 

Se a questo aggiungiamo l’opacità, a voler essere buoni, del sistema di voto, si potrebbe addirittura immaginare che qualche Stato straniero (magari fra quelli in cui risiedono tanti iscritti all’Aire) potrebbe anche pensare di provare ad influire sui nostri equilibri interni.

Io mi rendo conto che, di punto in bianco, non sia possibile cancellare la Legge Tremaglia, anche perché  è la Costituzione a prevedere il voto degli italiani residenti all’estero, ma capisco anche che uno Stato sovrano non può far dipendere l’elezione del proprio Capo del Governo da persone che il più delle volte sono italiani solo sulla carta, in quanto o hanno la doppia cittadinanza (molti Stati l’ammettono), o sono residenti all’estero da decenni e non hanno né  alcuna intenzione di rimpatriare né alcun interesse per quanto avviene in “Patria”, e che comunque in ogni caso non pagano le tasse in Italia.

Se, come accennato, lo avevano capito già nel 1215, va bene che nella visione “nazionalista” imperante questi italiani possono essere visti come “patrioti all’estero”, ma sarebbe un bel passo all’indietro non tenerne conto in una Riforma costituzionale che si presenta come piuttosto “dirompente” rispetto a quella del 1948. 

Ma purtroppo la storia ci insegna che nel fare “coglionate” i nostri politici sono maestri!

Erasmus

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