18 Luglio 2022 - 11.25

Relazionésimo 2030: conclusa la prima edizione

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Donati il tempo di essere felice. È con questa riflessione che si è conclusa la prima edizione di Relazionésimo 2030, una tre giorni dedicata all’importanza delle relazioni come forza motrice per riattivare un’economia della cura, proteggere il Pianeta e ritrovare il nostro percorso come uomini.

Emilio Casalini, protagonista di una riflessione dal titolo Rifondata e Rigenerata sulla Bellezza, ha passato in rassegna alcune tappe della sua vita ricordando che “la nostra esistenza non può essere valutata tramite parametri che altri hanno deciso per noi, perché noi siamo il nostro percorso”. Casalini, giornalista d’inchiesta a Report, dopo aver vinto un importante premio giornalistico ha deciso di intraprendere una nuova strada capace di renderlo veramente felice. È il 2007 quando scrive “Rifondata Sulla Bellezza”, il libro che gli ha trasformato la vita e da cui è nato il programma RAI “Generazione Bellezza”. “Ho iniziato a raccontare quello che bisognava fare, nell’ambito della progettazione culturale raccontando e dando vita a storie di persone, imprese e comunità. Osservando, apprendendo dagli altri è possibile essere presenti con noi stessi, capire chi siamo e generare un flusso operativo efficace”. Per farlo – ha precisato Casalini – è importante riattivare le relazioni. “Noi viviamo di relazioni palesi, anche se spesso non ce ne rendiamo conto. Il resto sono relazioni nascoste, che sono iniziate a diventare palesi solo con il lockdown. E sono proprio tutte le infinite relazioni nascoste, quelle che spesso ignoriamo, che possono farci fare un passo in avanti e dare un valore aggiunto alla nostra vita”.

A volte sono le scelte di vita coraggiose che possono portare verso la felicità. “Sii sempre felice” è la frase che Richard Romagnoli, speaker internazionale e autore di bestseller, ha donato come eredità personale ai partecipanti dell’incontro “La felicità è una scelta”. Spesso si cerca la felicità nelle cose più convenzionali e materiali: ma la vera felicità arriva solo quando si smette di cercarla. Romagnoli ha motivato il pubblico dicendo che: “se vuoi essere felice nel corpo, nella mente e nell’anima c’è una pratica yogica molto importante che insegnano i maestri: la risata. Quando ridiamo per almeno cinque minuti si creano energie straordinarie e cambia la chimica di tutto il corpo, una chimica che coinvolge anche i pensieri e le emozioni”. Romagnoli ha ricordato che la felicità si trasferisce anche attraverso le nostre relazioni: “Quando ci relazioniamo con gli altri doniamo loro quello che è stato donato a noi. La felicità è una scelta che nasce dalla nostra straordinaria consapevolezza, una consapevolezza che ci ricorda che a nessuno manca l’energia per donarsi agli altri”.

Ad animare il pomeriggio è stata una riflessione sul topos dell’Eden e del Deserto. Dall’Eden al Deserto è il titolo della grande installazione creata dal regista Duccio Forzano appositamente per Relazionésimo 2030, un percorso immersivo che ha catapultato i visitatori verso una maggiore consapevolezza sull’importanza delle relazioni. “Realizzare questa grande installazione è stato un lavoro fatto insieme alle ideatrici di Relazionésimo, e la sfida è stata quella di riuscire a trovare il giusto mix di immagini e musica capaci di emozionare i visitatori raccontando qualcosa che di norma è etereo e intangibile: le Relazioni” – ha rimarcato Forzano.

Luigino Bruni, Professore, filosofo Esperto di Economia, di Storia del Pensiero Economico e Biblista il compito di parlare delle due grandi categorie bibliche dell’eden e del deserto. “Il primo grande messaggio dell’Eden è che la solitudine non è una condizione umana buonaLa felicità biblica ha a che fare con l’altro”. In altre parole la condizione umana è fatta di rapporti e la sua pienezza coincide con il concetto di due o più. “L’altro grande tema dell’Eden è quello del limite” – prosegue Bruni. “Il peccato originale, non sta tanto nel violare la norma, ma nel fatto che l’uomo non accetti i propri limiti”. Il deserto – nella sua storia biblica – è un luogo capace di racchiudere significati contrastanti e ambivalenti. “Il deserto nella Bibbia è prima di tutto il luogo della libertà. Si finisce nel deserto a seguito di una schiavitù e il deserto è il primo passo verso una difficile libertà” – rimarca Bruni. Il deserto racchiude anche un altro significato importante. Mosè, il più grande profeta muore nel deserto senza arrivare alla terra promessa. Questa è l’immagine di una relazione umana basata sulla gratuità. “Il prezzo della gratuità del profeta e di ogni vita autentica è quello di tener vivo tra tutti lo scarto tra ogni terra e ogni promessa. La terra promessa è la terra del non ancora, ed è in questo scarto che si accende la vita e si alimentano desideri e sogni. È lo scarto che ci ricorda che ogni terra promessa è per i nostri figli. Pensare che la vita sia il compimento della nostra felicità è troppo poco, la felicità è il compimento della felicità dei figli di tutti” – conclude Bruni.

Per Marco Dotti, Direttore di EMI, il deserto è un elemento vivo dalle mille piegature e infiniti percorsi e il luogo della spiritualità. “Il deserto in una letteratura laica è la grande dimensione del poter cogliere una vitalità e una resistenza in uno spazio nomade che tendiamo a interpretare come spazio fisso”. C’è una poesia di Paul Valery dal titolo Palma che ne racchiude l’essenza. “La palma ha radici che assetano i deserti. Scavano, vanno alla ricerca dell’unica goccia. Allo stesso tempo però toccano anche la punta del cielo. La palma, come creatura poetica del deserto, mostra questa sua doppia radicalità e insegna a chi la guarda la pazienza di una pianta che si staglia tra la fatica dei suoi frutti. Il deserto apparentemente è la cosa più lontana dalla connessione – ma in questa dimensione – diventa la possibilità della relazione” – spiega Dotti.

A portare l’attenzione sul significato del tempo e della relazione è stato Antonio Girardi, Presidente Società Teosofica Italiana. “Noi esseri umani siamo collocati in una dimensione temporale. Siamo inseriti nel passato e proiettati nel futuro, lasciando in esilio il momento presente che è la vera chiave interpretativa dell’Eden e del Deserto” – spiega Girardi.

Quale è quindi il valore della relazione? “Le neuroscienze ci insegnano che noi cambiamo grazie alla relazione. La vita stessa è relazione. La comunicazion,e la felicità, la sopravvivenza nel deserto hanno a che fare con un sì alla vita, che è dentro di noi. Se ci portiamo dentro lutti e separazioni non possiamo costruire un mondo migliore per noi e per gli altri. Lo stato d’ignoranza genera falsa conoscenza, distorce la realtà e la rende separativa”. Occorre quindi lavorare per costruire un cambiamento verso la presa di coscienza dell’importanza della relazione.

Per l’imprenditore sociale Fabrizio d’Angelo “noi siamo i custodi del mondo e delle relazioni. Abbiamo il compito di custodire il mondo e di farlo prosperare”. Dante sostiene l’esistenza della possibilità di una felicità e di un rapporto sano e paradisiaco tra natura, noi e l’altro. “Trovare il Paradiso qui in terra significa operare bene come uomini, e ritrovare la sintonia con la natura. Dobbiamo comprendere dove stiamo generando deserto e ricominciare a ragionare seriamente sulla felicità di un paradiso in Terra”.

A concludere la riflessione Ombretta Zulian, Co-Founder Beate Vivo Farm e di Relazionésimo 2030. “Credo che in questi tre giorni di Relazionésimo abbiamo sperimentato vibrazioni e dato inizio ad un cammino nuovo. Dobbiamo ricordarci che noi siamo le relazioni che abbiamo. Nel Relazionésimo lo status dato da diritti e doveri è quello della felicità e per raggiungerla dobbiamo attivarci. Dall’Eden al Deserto è stato l’assaggio di un percorso che dobbiamo fare. La mancanza di conoscenza ci ha portato dove siamo, per questo occorre lavorare tutti insieme per generare una nuova era che vada bene per noi, ma soprattutto per i nostri figli” – conclude Zulian.

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