7 Aprile 2022 - 11.40

Quando i genitori difendono a prescindere i figli, che cresceranno male, molto male…

Ci sono voluti ben quattro anni al Tribunale di Parma per giudicare sulla denuncia di alcuni genitori contro una maestra (a me piace ancora chiamarla così) di una scuola elementare.
Di quali nefandezze, di quali turpitudini, di quali reati, si era macchiata questa Insegnante sessantenne chiamata suo malgrado a fare la supplente in una quinta elementare dell’Istituto comprensivo di Fornovo Taro?
Vediamoli, ovviamente sulla base di quanto riferito dei mezzi di informazione!
Verso la tarda mattinata di un giorno di scuola di quattro anni fa, una bidella (si chiamano ancora così?) era entrata nella classe infuriata perché qualche studente aveva imbrattato i muri del bagno con delle feci.
Per essere più chiari avevano spalmato, è ignota la profonda finalità del gesto, un bel po’ di merda sulle pareri dei bagni, non so se per renderli più confortevoli per chi avesse avuto la ventura di usarli successivamente.
La maestra ha giustamente (e ci mancherebbe dico io!) rimproverato i ragazzi per questo comportamento.
Secondo la versione dei “virgulti” invece, non di rimproveri si sarebbe trattato bensì di insulti, accompagnati dalla minaccia di segnalare il fatto al Preside.
Va sottolineato che la maestra si è limitata ad uno sfogo verbale. Tutto a posto quindi?
Ma scherziamo?
Siamo o non siamo nella Repubblica de “I figli so piezz e core”?
E quindi alcuni genitori hanno pensato bene di denunciare la maestra per abuso di mezzi di correzione. (sic!)
Credo non sia ininfluente, per farsi un’idea della vicenda, sottolineare che il Pubblico Ministero Massimiliano Sicilia aveva chiesto l’assoluzione dell’insegnante “perchè il fatto non sussiste”.
Ma detta richiesta della Pubblica accusa è stata ritenuta ininfluente dal Tribunale, che ha inflitto alla maestra una condanna ad un mese e 20 giorni (con il beneficio della sospensione condizionale e della non menzione).
Ovviamente non intendo contestare la sentenza di condanna, ma poiché ritengo che in democrazia le sentenze si debbano sicuramente applicare, ma non sia vietato discuterne, mi sembra opportuno farci qualche ragionamento sopra.
Ammettiamo pure che l’insegnante abbia magari usato toni un po’ troppo vivaci, ma ciò nulla toglie all’inciviltà della “bravata” compiuta, si badi bene, da ragazzini di 10 anni.
Possibile che nessuno abbia sentito il dovere di stigmatizzare il comportamento assolutorio dei genitori, cui assocerei una generica “culpa in vigilando”?
Non voglio neppure ritornare ai tempi della mia infanzia in cui, di fronte a comportamento come quello del caso di specie, tutti, ma proprio tutti i genitori, prima ci avrebbero dati due schiaffoni ben assestati, e poi sarebbero corsi a scuola per scusarsi e ringraziare la maestra.
Ma capisco che erano appunto altri tempi, e che nel frattempo sono profondamente cambiati i parametri educativi, anche se francamente non so se in meglio.
Non sono un educatore, e neppure un pedagogista, però ricordo un passaggio di un pezzo del prof. Francesco Alberoni in cui scriveva: “L’arroganza, la maleducazione, il disprezzo con cui spesso gli studenti trattano gli insegnanti, con la connivenza di genitori sempre pronti a difenderli, è vergognoso. E sono inutili le chiacchiere in nome della democrazia e della partecipazione. L’insegnamento non è democratico! Esso è fondato sulla separazione fra chi sa e chi non sa, fra chi insegna e chi impara, fra chi indica i valori e i comportamenti corretti e chi li deve apprendere. Troppi bambini crescono viziati e capricciosi, troppi adolescenti ignoranti e violenti, convinti che tutto sia lecito” per colpa di una colpevole asseveranza”.
Ho scritto varie volte, ma di questi tempi ho l’impressione che equivalga ad abbaiare alla luna, che se non si comincia dalla prima “agenzia educativa” (le scuole elementari) con la quali i bambini entrano in contatto, a far loro capire le regole di educazione, di buona condotta, e oserei dire di civiltà, come si può solo pensare che in futuro essi possano rispettare le forze dell’ordine, le leggi, i superiori nel lavoro, i più deboli?
E di conseguenza se i genitori non affiancano gli educatori nella loro missione, giustificando ogni mancanza dei figli, come si può pensare che i poveri insegnanti siano in grado di censurare gli atti di bullismo degli adolescenti, e di correggerne i comportamenti?
E come possano dare un voto magari non sufficiente ad un ragazzo i cui genitori sono convinti che il loro figlio sia una sorta di scienziato incompreso vittima di docenti ingiusti e impreparati?
C’è un solo modo per fermare questa deriva che porterà inevitabilmente la nostra società ad un declino inarrestabile; ripristinare con norme adeguate l’autorità degli insegnanti.
Ho trovato per caso in rete un vademecum, un prontuario educativo che negli anni ’80 del secolo scorso la polizia di Seattle (Usa) distribuì nelle scuole ad uso dei genitori, contenente una serie di comportamenti da evitare.
Dopo trent’anni lo trovo ancora sorprendentemente attuale, e quindi ve lo ripropongo, invitandovi ad una seria riflessione:
-Dall’infanzia concedetegli tutto quanto vuole: crescerà pensando che il mondo gli debba tutto.
-Se dice parole sconce, sboccate, ridete: si crederà furbo.
-Non proibitegli mai nulla. Potrebbe farsi dei complessi. E se più tardi verrà punito a scuola o dallo Stato crederà che è la società che lo perseguita.
-Mettete in ordine ciò che ha lasciato in disordine: si convincerà che la responsabilità è sempre degli altri.
-Lasciategli leggere tutto, vedere tutto, frequentare chi vuole, usare “canne” e alcol. Ma vestitelo bene in compenso: si convincerà che è l’apparenza che conta.
-Dategli tutto il denaro che chiede, non abbia a guadagnarselo. Non sarebbe bello che avesse le vostre stesse difficoltà.
-Date soddisfacimento a tutte le sue richieste: potrebbe restare frustrato.
-Prendete sempre le sue difese. Professori, amici, polizia sono sempre e solo cattivi nei confronti del vostro piccolo.
-Quando diverrà un buono a nulla invocate il destino, i mali della società e quant’altro a voi lontano.
Se da genitori avrete seguito diligentemente queste linee guida, non lamentatevi se magari il virgulto non vi ha dato alla fine le soddisfazioni che vi aspettavate.
Il problema, anche alla luce della vicenda di Parma, e della condanna che faccio fatica a capire, sta tutto in una domanda: da genitore preferisco che mio figlio abbia insegnanti severi ed esigenti, ma preparati ed appassionati del proprio lavoro, o insegnanti poco capaci, privi di autorevolezza ed autorità, e interessati solo a tirare fine mese?
Dalla vostra risposta dipende il futuro dei vostri ragazzi e ragazze, e della nostra società.
Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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